Religione e scuole pubbliche: l’Oklahoma al centro di una sfida costituzionale

Il caso della prima scuola pubblica virtuale religiosa approvata nello Stato potrebbe cambiare l'interpretazione del Primo Emendamento negli Stati Uniti. In gioco l’equilibrio tra libertà religiosa e separazione tra Stato e Chiesa.

Religione e scuole pubbliche: l’Oklahoma al centro di una sfida costituzionale
Immagine creata dall'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

In Oklahoma si sta consumando una battaglia giuridica e culturale che potrebbe ridefinire il rapporto tra religione e istituzioni pubbliche negli Stati Uniti. Al centro della controversia vi è l'approvazione della prima scuola pubblica virtuale a orientamento religioso, fortemente sostenuta da Ryan Walters, sovrintendente all’istruzione pubblica dello Stato. Repubblicano conservatore e cristiano, Walters promuove un’integrazione più marcata della religione — in particolare di matrice cristiana — all’interno del sistema scolastico.

"Voglio che i nostri ragazzi comprendano la grandezza e l’eccezionalismo americano", ha dichiarato Walters, sottolineando l’importanza di reintrodurre elementi religiosi nelle scuole pubbliche. Il suo mandato è stato segnato da iniziative controverse: dalla proposta di inserire le Bibbie nelle aule — recentemente bloccata dalla Corte Suprema statale — all’intenzione di inserire i Dieci Comandamenti nel curriculum scolastico. Il passo più significativo è però l’approvazione della St. Isidore of Seville Catholic Virtual School, sostenuta dall’arcidiocesi di Oklahoma City e Tulsa, e attualmente sospesa in attesa del giudizio della Corte Suprema degli Stati Uniti.

Il cuore della questione ruota attorno al Primo Emendamento della Costituzione americana, che contiene due principi spesso in tensione tra loro: la clausola di non-istituzionalizzazione, che impedisce al governo di favorire una religione, e la clausola di libero esercizio, che garantisce a ciascuno il diritto di praticare la propria fede. L’interpretazione tradizionale ha dato ampio peso alla prima, seguendo il principio del “muro di separazione tra chiesa e stato” evocato da Thomas Jefferson. Tuttavia, negli ultimi anni, la Corte Suprema — ora con una maggioranza conservatrice di sei giudici su nove — ha mostrato una tendenza a rafforzare la clausola di libero esercizio, anche a scapito della neutralità statale in materia religiosa.

In questo scenario, Walters si fa portavoce di una visione che contesta la lettura storica dominante del Primo Emendamento. "I Fondatori credevano che fosse essenziale per il futuro di questo paese proteggere la libertà religiosa", ha affermato, evitando però di dichiarare esplicitamente se si identifichi con il cosiddetto "nazionalismo cristiano", una corrente che mira a rendere la fede cristiana parte integrante dell’identità nazionale e del funzionamento delle istituzioni.

Nonostante l’appoggio di una parte del panorama politico e culturale dello Stato, la proposta ha suscitato resistenze trasversali. Il procuratore generale dell’Oklahoma, Gentner Drummond — anch’egli repubblicano — si è detto fermamente contrario al progetto, definendolo un tentativo di indottrinamento religioso. Ha presentato una causa legale che ha contribuito a portare il caso davanti alla Corte Suprema federale. “Meritiamo onestà intellettuale su questo tema”, ha affermato, esprimendo il timore che l’approvazione della scuola religiosa apra la strada al ritorno delle preghiere obbligatorie nelle scuole pubbliche.

Anche diverse organizzazioni civili e religiose si sono mobilitate. Americans United for Separation of Church and State rappresenta un gruppo di querelanti individuali, tra cui Lori Walke, pastora della Mayflower Congregational United Church of Christ a Oklahoma City. La sua chiesa, attivamente impegnata su temi di giustizia sociale, si oppone all’ingerenza religiosa nel sistema scolastico pubblico. "Sembriamo essere il campo di addestramento per il nazionalismo cristiano", ha dichiarato, criticando l’idea di un cristianesimo istituzionalizzato e imposto come modello di governo.

L’approvazione della scuola religiosa è nata anche dalla spinta della pandemia di Covid-19, che ha dimostrato la fattibilità dell’istruzione virtuale su larga scala. Secondo Michael Scaperlanda, cancelliere dell’Arcidiocesi di Oklahoma City, quel momento è stato decisivo per far emergere l’idea di una scuola cattolica online, finanziata con fondi pubblici attraverso il sistema delle charter school.

Il caso rappresenta un punto di svolta, non solo per l’Oklahoma, ma per tutto il Paese. In un contesto giurisprudenziale che sta progressivamente smantellando le barriere storiche tra Stato e religione, soprattutto in ambito educativo, il verdetto della Corte Suprema potrebbe creare un precedente con ampie ripercussioni. I sostenitori della scelta scolastica — che desiderano poter destinare i fondi pubblici anche a scuole private religiose — osservano con attenzione l’evolversi del caso, vedendovi l’opportunità di consolidare una nuova interpretazione del Primo Emendamento.

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