Quando Sam Altman ha pensato di candidarsi a presidente

Il CEO di OpenAI ha valutato seriamente l’idea di candidarsi alla presidenza o al governo della California. Dai contatti bipartisan agli esperimenti digitali post-elezione di Trump, il racconto di un’aspirazione politica mai concretizzata

Quando Sam Altman ha pensato di candidarsi a presidente

Nel corso degli ultimi dieci anni, Sam Altman ha occupato una posizione centrale nell’ecosistema tecnologico della Silicon Valley, ma, come rivela un estratto pubblicato su Vanity Fair del libro The Optimist di Keach Hagey, ha anche considerato un futuro in politica. Le sue ambizioni, alimentate da delusione e preoccupazione per l’ascesa di Donald Trump nel 2016, lo hanno spinto a consultare amici, strateghi e figure influenti per valutare la possibilità di una candidatura.

Secondo quanto raccontato da Nathan Watters, un ex fidanzato del liceo, Altman avrebbe detto nel 2016 che, in caso di sconfitta di Hillary Clinton, avrebbe corso lui stesso per la presidenza: “Se lei non ce la fa, e vince Trump, non posso permettermi che accada di nuovo. Lo farò. Penso di poter vincere”. Altman ha successivamente negato di aver mai pronunciato queste parole, sostenendo di non aver mai desiderato davvero candidarsi alla presidenza.

L’ambizione politica di Altman venne per la prima volta messa in luce da un profilo su The New Yorker, dove veniva ironizzato il suo potenziale come candidato. I suoi fratelli lo prendevano in giro per l’idea, ricordandogli che nel 2020 avrebbe avuto l’età minima per candidarsi alla Casa Bianca.

All’epoca, Altman dirigeva Y Combinator (YC) e i partner dell’acceleratore furono sorpresi dal fatto che l’articolo si fosse focalizzato più su Altman che sull’organizzazione. Le polemiche esplosero poco dopo, a seguito della rivelazione di una donazione da 1,25 milioni di dollari di Peter Thiel, partner onorario di YC, alla campagna di Trump. Nonostante il suo intervento alla convention repubblicana non fosse stato un segreto, il contesto post-scandalo dell’Access Hollywood tape rese la notizia inaccettabile per molti ambienti della Silicon Valley. Ellen Pao annunciò la rottura del suo ente con YC, mentre Marco Arment, co-fondatore di Tumblr, condannò pubblicamente la connessione con Trump.

Altman si mostrò perplesso riguardo al sostegno di Thiel a Trump, e pur prendendo le distanze dal candidato repubblicano, dichiarando che lo considerava “una minaccia inaccettabile per l’America”, difese pubblicamente il diritto di Thiel a sostenere un candidato, rifiutando di licenziarlo da YC. Dopo la vittoria di Trump, Altman reagì costruendo VotePlz, un software per la registrazione degli elettori, e Track Trump, un sito per monitorare le promesse della nuova amministrazione. Condusse inoltre un’indagine personale su cento elettori di Trump, pubblicando i risultati nel suo blog.

Il trionfo di Trump elevò la figura di Thiel a persona di riferimento nella Silicon Valley. Altman, intanto, valutava se candidarsi davvero alla presidenza o, in alternativa, a governatore della California. In questo contesto, incontrò Charles Johnson, blogger di estrema destra noto per il suo ruolo nella causa contro Gawker Media sostenuta segretamente da Thiel. Secondo Johnson, Altman disse di poter diventare governatore e persino presidente, ritenendo Gavin Newsom un avversario sopravvalutato.

Altman immaginava una California utopica: in grado di finanziare autonomamente la ricerca su energia nucleare e intelligenza artificiale generale (AGI), di riformare il fisco per abbattere la speculazione immobiliare e di sostenere un reddito di base universale semplificato. Per orientarsi, cercò consiglio da figure di entrambi gli schieramenti, come Dominic Cummings, stratega britannico, e Chris Lehane, ex consigliere di Bill Clinton.

Intervistato nel 2017 da Vice News Tonight, Altman minimizzò le sue ambizioni dichiarando di non ritenere il carisma un suo punto di forza. Tuttavia, continuò le consultazioni, incluso un incontro con l’ex sindaco di San Francisco Willie Brown, che raccontò pubblicamente l’episodio sulla stampa, ironizzando sulle velleità politiche di milionari indipendenti.

Diversi colleghi imprenditori, tra cui Thiel e Michael Moritz di Sequoia, lo scoraggiarono. Moritz lo definì ingenuo, osservando come molti uomini d’affari sottovalutino le complessità della politica. Altman oggi descrive quel periodo come un momento passeggero di riflessione, confermando di aver compreso che il ruolo non faceva per lui dopo una visita al governatore Jerry Brown, di cui però non risulta traccia nei ricordi dello staff dell’allora governatore.

Entro luglio dello stesso anno, Altman aveva abbandonato l’idea di candidarsi e aveva invece elaborato una piattaforma politica chiamata The United Slate. Il programma, costruito con Matt Krisiloff, prevedeva, tra gli altri punti, Medicare for All, un aumento delle tasse sulle plusvalenze a breve termine e il trasferimento del 10% del bilancio della difesa verso la ricerca su tecnologie future. Il punto centrale, tuttavia, era la riduzione del costo delle abitazioni. Il progetto sostenne la candidatura del democratico Josh Harder, che vinse un seggio alla Camera nella Bay Area.

Nonostante la rinuncia definitiva a entrare direttamente in politica, l’ascesa di OpenAI portò Altman nei circoli di potere di Washington. Nell’ultimo anno dell’amministrazione Obama, il governo si interessò all’intelligenza artificiale, promuovendo finanziamenti pubblici e coinvolgendo anche il personale di OpenAI. Obama stesso citò il tema in un’intervista con Wired, sostenendo che la spinta pubblica era necessaria per evitare che la ricerca in AI rimanesse nelle mani di pochi giganti tecnologici. Tuttavia, con l’elezione di Trump, queste priorità vennero abbandonate.

Altman ha rivelato in seguito che, in quegli anni, OpenAI aveva cercato finanziamenti pubblici senza successo, aggiungendo: “Non li biasimo affatto. All’epoca eravamo solo poche persone sedute intorno a un tavolo a dire: ‘Un giorno cercheremo di capire l’AGI’, con poco da mostrare”.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.