Putin risponde a Trump: "Pronti a risparmiare i soldati ucraini in Russia solo se deporranno le armi e si arrenderanno"
Mosca si dice disposta a salvare la vita dei militari ucraini presunti accerchiati nella regione di Kursk, ma il comando di Kyiv nega qualsiasi accerchiamento e parla di "pressione politica" da parte russa sugli Stati Uniti.

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che Mosca è pronta ad accogliere la richiesta del presidente americano Donald Trump di risparmiare la vita dei soldati ucraini che sarebbero rimasti accerchiati nella regione russa di Kursk.
La condizione posta dal Cremlino è però che i militari di Kyiv depongano le armi e si arrendano.
"Per un'efficace realizzazione dell'appello del presidente degli Stati Uniti, è necessario un ordine corrispondente da parte della leadership politico-militare ucraina alle proprie unità militari di deporre le armi e arrendersi", ha affermato Putin prima dell'inizio di una riunione del Consiglio di Sicurezza russo.
Il leader del Cremlino ha sottolineato che, in questo caso, ai soldati ucraini sarà garantita la vita.
La dichiarazione di Putin arriva in risposta al messaggio pubblicato il 14 marzo da Trump sui social media, in cui il presidente americano affermava che "migliaia di soldati ucraini si trovano in completo accerchiamento" e di aver rivolto a Putin "l'urgente richiesta di risparmiare le loro vite".
Trump non ha specificato a quale settore del fronte si riferisse, ma con ogni probabilità intendeva la regione di Kursk, dove le forze russe stanno conducendo un'efficace controffensiva.
È importante ricordare che, in base alla Convenzione di Ginevra, le parti di qualsiasi conflitto armato sono comunque obbligate a preservare la vita dei prigionieri di guerra, indipendentemente dalle circostanze specifiche del confronto militare.
Secondo i video provenienti dall'area, le unità delle Forze Armate ucraine avrebbero abbandonato gran parte della loro testa di ponte nella regione, subendo perdite significative.
Attualmente, sotto il controllo dell'esercito ucraino rimane solo il valico di frontiera di Sudzha e alcuni villaggi nelle vicinanze. Queste aree non sarebbero completamente accerchiate, sebbene il loro rifornimento risulti difficoltoso a causa degli attacchi dei droni russi.
Lo Stato Maggiore ucraino ha, ad ogni modo, respinto fermamente le notizie sull'accerchiamento, definendole come non corrispondenti alla realtà. Secondo Kyiv, tali informazioni sarebbero diffuse "dai russi per scopi politici e per esercitare pressione sull'Ucraina e i suoi partner".
Il comando militare ucraino ha precisato che nelle ultime 24 ore la situazione nella regione di Kursk non ha subito cambiamenti significativi e che i combattimenti continuano.
Nel suo comunicato, lo Stato Maggiore ucraino ha spiegato che le proprie unità nella regione di Kursk "hanno effettuato un riposizionamento" e "si sono ritirate su linee di difesa più vantaggiose".
"I nostri soldati stanno respingendo le azioni offensive del nemico e infliggendo efficaci colpi di fuoco con tutti i tipi di armi. Dall'inizio della giornata, nella direzione di Kursk si sono verificati 13 scontri armati. Non esiste alcuna minaccia di accerchiamento per le nostre unità".
A sua volta il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, commentando il 14 marzo la situazione al fronte, ha affermato che l'operazione nella regione di Kursk ha raggiunto il suo obiettivo principale: distogliere una parte significativa delle truppe russe dalle direzioni di Pokrovsk, Kharkiv e Sumy.
Secondo Zelensky, grazie all'incursione ucraina nel territorio russo, la situazione nelle direzioni di Pokrovsk e Kharkiv si è stabilizzata, e per l'avversario sarà "molto difficile" trovare nuovamente l'opportunità di minacciare Pokrovsk.
"Posso solo ringraziare i nostri soldati per l'operazione di Kursk. Ritengo che abbia adempiuto al suo compito", ha aggiunto il presidente ucraino, evidenziando il valore strategico dell'incursione oltre confine iniziata ad agosto.