Putin guarda a Trump per una possibile intesa sull'Ucraina, ma resta pronto alla guerra
Secondo fonti citate da Bloomberg, il Cremlino ritiene l'amministrazione Trump un'opportunità per porre fine al conflitto. Mosca punta ad allentare le sanzioni e riattivare le relazioni bancarie internazionali, ma resta determinata a proseguire le operazioni militari in caso di stallo nei negoziati

Il presidente russo Vladimir Putin starebbe orientando la propria strategia diplomatica con l’obiettivo di raggiungere un accordo favorevole a Mosca sulla questione ucraina. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, citando fonti a conoscenza della situazione nella capitale russa. Secondo queste testimonianze, il Cremlino vede nell'amministrazione Trump un’opportunità concreta per porre fine a un conflitto che ha profondamente trasformato la posizione internazionale della Russia, rendendola il paese più colpito da sanzioni nel mondo.
Nonostante l’apertura a un eventuale negoziato, Putin non escluderebbe affatto la prosecuzione della guerra. Le fonti di Bloomberg sottolineano che Mosca si prepara a entrambe le possibilità: trattare con Washington oppure continuare le operazioni militari in Ucraina. La prospettiva di nuove sanzioni americane, comprese ipotesi di dazi fino al 500% per i paesi che acquistano petrolio russo, non sembrerebbe preoccupare particolarmente i vertici russi. “La Russia ha vissuto sotto sanzioni per tre anni e non si arrenderà ora”, avrebbe dichiarato uno degli interlocutori dell’agenzia, minimizzando l’efficacia di ulteriori misure restrittive.
Sul piano diplomatico, il Cremlino avrebbe già avviato contatti informali con l’entourage di Trump. Lo scorso mercoledì, Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti (RFPI), si è recato a Washington, dove ha incontrato Steven Whitcoff, emissario del presidente. Al termine dell’incontro, Dmitriev ha denunciato tentativi di sabotaggio del nascente dialogo tra Russia e Stati Uniti da parte di non meglio precisate “forze” in “numerosi paesi”, accusate di voler distorcere deliberatamente la posizione del Cremlino.
Mosca avrebbe già messo sul tavolo una serie di richieste precise, tra cui lo stop alla fornitura di armi statunitensi all’Ucraina e un alleggerimento delle sanzioni economiche, con particolare attenzione alla riattivazione dei collegamenti bancari. In tal senso, una delle condizioni poste dalla Russia per avviare un cessate il fuoco nella regione del Mar Nero riguarda il ripristino dell’accesso al sistema di pagamenti SWIFT per Rosselkhozbank, la quarta banca statale russa. Questa misura è stata inclusa nei negoziati recentemente tenutisi in Arabia Saudita, da cui l’amministrazione Trump ha annunciato un’intesa preliminare sulla sicurezza marittima nella zona.
Tuttavia, l’Unione Europea, che ha giurisdizione sul sistema SWIFT, è ferma nella propria posizione. Anitta Hipper, portavoce della Commissione Europea, ha ribadito lo scorso 26 marzo che non ci potrà essere alcuna revoca delle sanzioni finché non terminerà “l’aggressione ingiustificata e ingiusta contro l’Ucraina” e non si realizzerà il “ritiro incondizionato di tutte le truppe russe dal territorio ucraino”.
Secondo l’analista Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center, l’obiettivo di Putin sarebbe quello di ottenere concessioni rilevanti dagli Stati Uniti in cambio di una tregua temporanea. “Il Cremlino spera di poter organizzare un incontro faccia a faccia tra Putin e Trump, dove potrebbero elaborare un accordo che temporaneamente fermerebbe la guerra in Ucraina – come desidera Trump – in cambio di concessioni che indebolirebbero permanentemente l’Ucraina”, ha dichiarato Gabuev. Tuttavia, lo stesso esperto sottolinea come la leadership russa non abbia mai escluso la prosecuzione del conflitto: “Mosca era pronta a continuare la guerra anche prima dell’arrivo di Trump, e questa determinazione permane”.
L’interesse strategico di Putin per un possibile ritorno di Trump alla presidenza statunitense si inserisce in un contesto geopolitico in continua evoluzione, dove le sanzioni economiche, il sostegno militare all’Ucraina e i rapporti bilaterali con Washington restano i principali strumenti di pressione e di negoziazione per tutte le parti coinvolte.