Pubblicata la lettera che smentisce Trump su Epstein

Due lettere del 2003 riemerse dall’album di compleanno di Jeffrey Epstein tirano in ballo Donald Trump: in una c’è un disegno con la sua firma contestata, nell’altra una battuta volgare di un socio di Mar-a-Lago.

Pubblicata la lettera che smentisce Trump su Epstein
Immagine generata dall'intelligenza artificiale

Una lettera indirizzata a Jeffrey Epstein per il suo compleanno nel 2003 è stata resa pubblica l’8 settembre dai deputati democratici di una commissione della Camera. Il documento, dal tono salace, contiene un disegno di un busto femminile accompagnato da frasi attribuite alternativamente a Epstein e a Donald Trump, allora entrambi protagonisti della mondanità newyorkese.

Il testo include un passaggio in cui Trump scrive: «Abbiamo alcune cose in comune Jeffrey». In un altro punto si legge: «Gli enigmi non invecchiano mai, te ne sei accorto?». La lettera si conclude con un augurio: «Buon compleanno. Che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto». In calce compare una firma attribuita all’attuale presidente degli Stati Uniti.

Secondo quanto ricostruito, la lettera faceva parte di un album di compleanno offerto a Epstein nel 2003. Negli ultimi mesi Trump aveva negato la sua esistenza e, dopo le prime rivelazioni della stampa, aveva dichiarato di non saper disegnare. Tuttavia, il New York Times aveva ricordato come diversi suoi schizzi, realizzati all’epoca in cui era promotore immobiliare, fossero stati venduti all’asta negli anni.

La corrispondenza resa pubblica dai democratici corrisponde inoltre alla descrizione diffusa in luglio dal Wall Street Journal. Proprio contro il quotidiano, Trump ha avviato una causa da 10 miliardi di dollari per diffamazione, sostenendo che l’articolo fosse falso.

I deputati democratici hanno accompagnato la diffusione del documento con un messaggio su X: «Trump parla di “meraviglioso segreto” che i due condividevano. Che cosa nasconde? Pubblicate i documenti!».

La seconda lettera

Una seconda lettera proveniente dallo stesso album di compleanno del 2003 è stata consegnata dagli eredi di Epstein e contiene un riferimento diretto a Trump. A scriverla fu l’imprenditore Joel Pashcow, membro storico del club Mar-a-Lago, che allegò una battuta volgare su una donna corteggiata sia da Epstein sia da Trump negli anni Novanta. Secondo le ricostruzioni riportate in tribunale e da persone informate, la lettera includeva l’immagine di un assegno fittizio da 22.500 dollari, intestato da Trump a Epstein, accompagnato dalla didascalia: «Jeffrey mostra precoci talenti con soldi e donne: vende [nome omesso] a Donald Trump per 22.500 dollari». Il nome della donna appare cancellato nella versione resa pubblica.

La donna, allora ventenne e benestante, aveva interrotto i rapporti con Epstein intorno al 1997 e, secondo il suo avvocato, non ebbe mai una relazione romantica con lui né con Trump. Lo stesso legale ha definito la lettera di Pashcow «una truffa disgustosa e profondamente inquietante». Né Pashcow né i suoi avvocati hanno risposto alle richieste di commento. Persone vicine a Epstein hanno raccontato che proprio questa donna era stata motivo di attrito tra lui e Trump. Epstein sosteneva che lei preferisse passare il tempo con lui piuttosto che con Trump.

Secondo quanto ricostruito dal Wall Street Journal, sia Trump sia Pashcow erano elencati sotto la sezione “Amici” nell’indice dell’album, insieme a Bill Clinton e a una ventina di altri conoscenti. Negli anni Novanta Trump ed Epstein si frequentavano a Palm Beach, in Florida: i registri di volo mostrano che Trump viaggiò sul jet privato di Epstein, e numerose fotografie documentano la presenza del finanziere a Mar-a-Lago.

A maggio, il Dipartimento di Giustizia ha informato Trump che il suo nome compare più volte nei fascicoli governativi relativi a Epstein, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. Altri personaggi di primo piano risultano citati nei documenti. L’essere menzionati non costituisce di per sé un’indicazione di condotta illecita. La Casa Bianca ha definito la notizia «fake news».

Le reazioni della Casa Bianca e del mondo MAGA

La Casa Bianca ha ribadito il diniego del presidente. «Donald Trump non ha fatto questo disegno e non l’ha firmato», ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt, parlando su X di «false informazioni per alimentare il complotto democratico» attorno alla sua relazione con Epstein, il finanziere morto in carcere nel 2019 prima del processo per crimini sessuali. Taylor Budowich, consigliere di Trump alla Casa Bianca, ha aggiunto che la firma non corrisponde a quella del presidente, denunciando «diffamazione».

La reazione collettiva del movimento MAGA di lunedì mostra quanto lo scandalo Epstein sia ormai alle spalle del movimento. "La firma qui sotto del WSJ assomiglia a questa firma reale del presidente? Non credo affatto. È falsa", ha scritto su X l'attivista MAGA Charlie Kirk. "È davvero il meglio che potevano fare? Trump ha la firma più famosa del mondo. È ora di fargli causa fino all'oblio", ha aggiunto il podcaster Benny Johnson. Il vicepresidente JD Vance, che aveva chiesto dove fosse la lettera di compleanno dopo il primo articolo del Journal a luglio, ha scritto su X: "Ai democratici non importa di Epstein. Non importa nemmeno delle sue vittime". "Ecco perché sono stati in silenzio per anni. L'unica cosa che gli importa è architettare un altro scandalo falso come il Russiagate per diffamare il presidente Trump con bugie", ha aggiunto Vance. Trump ha fatto causa al Journal per diffamazione dopo la pubblicazione del primo articolo, chiedendo almeno 20 miliardi di dollari di danni.

Le analisi condotte dal Wall Street Journal e dal New York Times hanno tuttavia rilevato che la firma di Trump nel libro dei compleanni - che conteneva solo il suo nome di battesimo, anziché il nome completo che usa sui documenti ufficiali - corrispondeva allo stile di diverse lettere scritte a mano da lui negli anni '90 e 2000.

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