Pressioni statunitensi sulle aziende europee: richiesto lo stop ai programmi di diversità e inclusione

L’amministrazione Trump ha inviato lettere a società dell’UE chiedendo di adeguarsi al decreto contro le politiche DEI. Le comunicazioni, veicolate da ambasciate USA, sollevano tensioni tra Washington e Bruxelles.

Pressioni statunitensi sulle aziende europee: richiesto lo stop ai programmi di diversità e inclusione
White House

Diverse grandi aziende europee hanno ricevuto lettere ufficiali dagli Stati Uniti in cui si chiede l’adesione a una normativa voluta dall’amministrazione Trump che vieta l’adozione di programmi aziendali incentrati su diversità, uguaglianza e inclusione (DEI - Diversity, Equality and Inclusion). La notizia è stata riportata dal Financial Times, secondo cui le comunicazioni sono state inviate da diplomatici americani a società europee che intrattengono rapporti contrattuali con il governo federale statunitense.

Secondo le fonti citate, l’ambasciata degli Stati Uniti a Parigi e alcuni diplomatici americani operativi in Europa orientale e in Belgio sarebbero coinvolti direttamente nell’invio delle lettere. Anche il quotidiano francese Les Echos ha confermato che numerose aziende francesi hanno ricevuto questi avvertimenti. Non sono stati resi noti i nomi specifici delle imprese coinvolte, ma si tratterebbe perlopiù di società attive nei settori dell’aerospazio, della difesa, della consulenza e delle infrastrutture.

Le lettere chiedono alle aziende di confermare la loro conformità "a tutte le leggi federali antidiscriminatorie" e di dichiarare esplicitamente di "non implementare alcuna politica" riconducibile a programmi DEI. Alla comunicazione era allegato anche un questionario volto a verificare l’allineamento delle imprese con il nuovo quadro normativo statunitense. La richiesta sembrerebbe finalizzata a garantire che i partner europei del governo americano si conformino ai principi stabiliti dal decreto presidenziale firmato da Donald Trump dopo il suo ritorno alla Casa Bianca.

Le reazioni in Europa non si sono fatte attendere. Un banchiere francese, intervistato in forma anonima dal Financial Times, ha dichiarato di essere rimasto "scioccato" dalla lettera, definendola una manifestazione di "follia" e aggiungendo che “ora tutto è possibile. Regna la legge del più forte”. Anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze francese ha espresso preoccupazione per l’iniziativa, dopo essere stato informato direttamente da alcune delle aziende coinvolte.

Una fonte vicina al ministro Eric Lombard ha affermato che “questa pratica riflette i valori del nuovo governo americano. Non sono i nostri”, aggiungendo che il ministero francese ricorderà queste differenze ai colleghi del governo degli Stati Uniti.

Il decreto presidenziale in questione rientra in un pacchetto di misure adottate da Trump al momento dell’insediamento, tra cui la revoca dei programmi DEI nell’ambito delle istituzioni pubbliche e dell’esercito. Tali programmi, introdotti sotto amministrazioni precedenti, miravano a promuovere la rappresentanza delle minoranze e l’inclusione nei luoghi di lavoro.

Tuttavia, il Financial Times sottolinea che in Francia le politiche DEI non hanno mai assunto le stesse forme presenti negli Stati Uniti. La legislazione francese, infatti, vieta la raccolta e l’utilizzo di dati su razza o etnia nei processi decisionali relativi all’impiego, come assunzioni o promozioni. Questo approccio giuridico rende le richieste americane ancora più controverse nel contesto europeo.

L’iniziativa americana si inserisce in un quadro di tensioni già elevate tra Stati Uniti e Unione Europea su temi economici e di sicurezza. Dazi commerciali, politiche industriali divergenti e strategie energetiche differenti hanno negli ultimi anni complicato le relazioni transatlantiche. L’intervento diretto di Washington sulle politiche interne delle aziende europee potrebbe ora aggravare ulteriormente queste frizioni.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.