Perché la vittoria di Zohran Mamdani a New York è molto probabile

Con un sindaco impopolare, un ex governatore controverso e un repubblicano in difficoltà, le forze anti-Mamdani faticano a trovare un’alternativa credibile per la vittoria

Perché la vittoria di Zohran Mamdani a New York è molto probabile
Wikimedia Commons

Zohran Mamdani, deputato socialista democratico dello Stato di New York, sembra ormai inarrestabile nella corsa alla poltrona di sindaco della Grande Mela. Come spiega Decision Desk HQ, sito specializzato in analisi elettorali, nonostante la sua candidatura abbia scatenato l’opposizione di moderati, repubblicani, sviluppatori immobiliari e finanziatori, le alternative sul campo appaiono sempre più deboli e divise. A due mesi dal voto di novembre, Mamdani mantiene un vantaggio netto sui principali avversari: l’ex governatore Andrew Cuomo, il repubblicano Curtis Sliwa e l’attuale sindaco Eric Adams, tutti in corsa come candidati indipendenti.

Secondo la media dei sondaggi di Decision Desk HQ, Mamdani si attesta intorno al 40% delle preferenze, un dato che, sebbene non rappresenti la maggioranza assoluta, lo colloca nettamente davanti a Cuomo, fermo al 25%. Sliwa e Adams seguono rispettivamente con il 15% e l’11%. Cinque sondaggi pubblicati a partire da metà luglio hanno confermato questo trend, con Mamdani sempre in vantaggio di almeno 12 punti percentuali su Cuomo. Anche i mercati delle scommesse politiche, come Polymarket e Kalshi, assegnano a Mamdani una probabilità di vittoria superiore all’80%.

Nonostante il vantaggio di Mamdani, esiste ancora la possibilità teorica che si formi una coalizione in grado di contrastarlo. Tuttavia, la realtà sul campo rende questa eventualità sempre più improbabile. Il problema principale è che nessuno dei suoi avversari gode di un consenso sufficientemente ampio da diventare il punto di riferimento per l’opposizione. Mamdani, infatti, risulta l’unico candidato con un indice di gradimento positivo: in media, i votanti lo giudicano più favorevolmente che sfavorevolmente. Al contrario, Cuomo, Sliwa e Adams registrano tutti livelli di impopolarità elevati. Secondo un sondaggio del Siena Research Institute di inizio agosto, Adams, sindaco uscente, ha raggiunto un picco di gradimento negativo del -28%, mentre Cuomo si attesta su valori negativi intorno al -15%.

Cuomo, in particolare, porta con sé un bagaglio pesante: le dimissioni da governatore nel 2021 a seguito di accuse di molestie sessuali e la gestione controversa della pandemia di COVID-19, che ha lasciato un segno profondo nell’opinione pubblica, soprattutto per le morti registrate nelle case di riposo dello Stato. Adams, invece, è alle prese con una serie di scandali legati a presunte attività corrotte, sebbene le accuse penali a suo carico siano state successivamente archiviate. Anche il suo entourage è stato coinvolto in vicende poco edificanti: solo la scorsa settimana, un suo collaboratore ha tentato di consegnare a un giornalista una busta di patatine fritte ripiena di denaro.

Sliwa, candidato repubblicano, pur essendo meno coinvolto in scandali, deve fare i conti con un ostacolo strutturale: New York è una città a forte maggioranza democratica. Nel 2021, Sliwa aveva ottenuto solo il 28% dei voti contro Adams, e nonostante i progressi del presidente Donald Trump nella città durante le elezioni presidenziali dello scorso anno, il contesto rimane sfavorevole per un repubblicano.

Cuomo sembra essere l’unico candidato in grado di aggregare una parte consistente dell’elettorato anti-Mamdani. Secondo quanto riportato da Politico, l’ex governatore avrebbe assicurato a grandi donatori che Trump starebbe lavorando dietro le quinte per sostenere la sua candidatura. Tuttavia, un’alleanza con Trump potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: secondo il sondaggio Siena, solo il 30% degli elettori registrati a New York approva la presidenza di Trump, contro un 69% che la disapprova. La campagna di Mamdani ha già sfruttato questo punto, dipingendo sia Cuomo che Trump come politici interessati solo ai propri donatori e non ai lavoratori.

Anche se Cuomo rappresenta la migliore opzione per unire le forze anti-Mamdani, i gruppi che lo avevano sostenuto durante le primarie non hanno ancora investito risorse significative per la campagna di novembre. Fix the City, il principale comitato pro-Cuomo, ha speso 22,4 milioni di dollari durante le primarie, ma a fine agosto non aveva ancora effettuato spese rilevanti per la fase generale. Nonostante stia raccogliendo fondi e cercando di organizzare una rete di volontari, l’assenza di investimenti pubblicitari è un segnale preoccupante per chi spera in una rimonta.

Con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni, diventa sempre più difficile immaginare come le forze anti-Mamdani possano riunirsi in modo efficace. Se tutti i principali avversari rimarranno in corsa, Mamdani potrebbe diventare il primo sindaco di New York eletto con meno del 50% dei voti dal 1969, quando John Lindsay fu riconfermato con il 42%.

La situazione attuale riflette una città divisa, in cui le alternative a Mamdani non riescono a trovare una sintesi. Mentre i suoi oppositori continuano a cercare una strategia vincente, il candidato socialista democratico sembra destinato a consolidare il suo vantaggio, portando avanti una campagna che, finora, ha dimostrato di saper parlare a una base elettorale ampia e motivata.

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