Paramount paga 16 milioni di dollari a Trump per chiudere la causa contro "60 Minutes"
L'accordo include la pubblicazione delle trascrizioni delle interviste elettorali e arriva mentre la rete cerca l'approvazione dell'amministrazione per la fusione con Skydance
Paramount ha accettato di pagare 16 milioni di dollari al presidente Donald Trump per porre fine alla causa legale intentata contro la trasmissione 60 Minutes di CBS News.
Secondo quanto dichiarato da Paramount, la somma concordata copre le spese legali sostenute da Trump; il restante sarà destinato alla futura biblioteca presidenziale. Non è prevista alcuna scusa ufficiale da parte della rete. Nell’intesa rientra anche l’impegno, da parte di Paramount, a rendere pubbliche le trascrizioni delle interviste di 60 Minutes con i candidati presidenziali statunitensi, una volta andate in onda, salvo eventuali omissioni giustificate da motivi legali o di sicurezza nazionale.
La Casa Bianca non ha rilasciato commenti immediati. Molti esperti legali avevano considerato la causa intentata da Trump come infondata, sostenendo che CBS sarebbe probabilmente uscita vincente in tribunale, in virtù dell’ampia libertà editoriale garantita dal Primo Emendamento e dell’assenza di affermazioni fattualmente errate nel servizio contestato.
Nonostante ciò, Shari Redstone, presidente e azionista di controllo di Paramount, aveva espresso al consiglio di amministrazione la propria apertura a esplorare un accordo con Trump. Diversi dirigenti dell’azienda consideravano la controversia legale un possibile ostacolo al perfezionamento della vendita multimiliardaria di Paramount allo studio cinematografico Skydance, operazione che necessita del via libera da parte dell’amministrazione Trump.
La cessione sancirebbe la fine del controllo della famiglia Redstone su CBS News e Paramount Pictures, passato che risale a decenni fa. La proprietà verrebbe trasferita a David Ellison, figlio del miliardario della tecnologia Larry Ellison, sostenitore dichiarato di Trump. Brendan Carr, presidente della Federal Communications Commission (FCC), ha però precisato che la causa tra Trump e Paramount non è collegata alla revisione dell’accordo di fusione in corso da parte della FCC. Anche Paramount ha affermato che le due vicende sono indipendenti.
All’interno della redazione di CBS News, l’accordo è stato interpretato come un punto critico nella storia della rete, un tempo simbolo del giornalismo televisivo d’inchiesta, capace di ospitare figure come Walter Cronkite ed Edward R. Murrow. Proprio Murrow è stato recentemente celebrato a Broadway in una rappresentazione teatrale con George Clooney, per il suo ruolo nella sfida al maccartismo degli anni Cinquanta.
Il programma 60 Minutes, arrivato alla sua 51esima stagione consecutiva, è ancora oggi il format informativo più visto negli Stati Uniti. Tuttavia, la controversia legale con il presidente e la decisione dell’azienda di raggiungere un accordo hanno alimentato il malcontento interno. Già prima della conclusione della causa, le tensioni avevano contribuito alle dimissioni del produttore esecutivo Bill Owens e, in seguito, alla rimozione del presidente di CBS News, Wendy McMahon.
Secondo alcuni giornalisti della rete, la credibilità a lungo termine di 60 Minutes era in gioco. Scott Pelley, corrispondente di lunga data del programma, aveva affermato che un eventuale accordo sarebbe stato "molto dannoso per CBS, per Paramount, per la reputazione di quelle aziende".
La causa risolta con Paramount non è la prima che Trump vince nei confronti di una rete televisiva. A dicembre, ABC News aveva accettato di versare anch’essa 16 milioni di dollari per archiviare una querela per diffamazione intentata da Trump contro la rete e uno dei suoi conduttori, George Stephanopoulos.
Nel caso contro Paramount, il presidente aveva richiesto un risarcimento di 10 miliardi di dollari, sostenendo che 60 Minutes avesse montato in modo ingannevole un’intervista all’ex vicepresidente Kamala Harris per interferire con il processo elettorale. La trascrizione dell’intervista mostrava una lunga risposta di Harris a una domanda sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Tuttavia, nell’anteprima trasmessa su Face the Nation, erano andati in onda solo 21 secondi del suo intervento, mentre una porzione differente di sette secondi era stata trasmessa il giorno successivo su 60 Minutes in prima serata.
Secondo l’accusa di Trump, questa selezione equivaleva a una “distorsione delle notizie” finalizzata a favorire il Partito Democratico, accusa contestata da Paramount.