Ondata di proteste negli USA contro Trump e Musk: la resistenza democratica si mobilita
Manifestazioni di protesta in tutto il Paese mentre i democratici al Congresso sono inondati di chiamate e cercano come possono dall’opposizione di contrastare le prime mosse della nuova Amministrazione.

Una vasta mobilitazione nazionale sta iniziando negli Stati Uniti, con manifestazioni di protesta che si sono moltiplicate in decine di città contro le prime azioni dell'Amministrazione Trump e il controverso Dipartimento per l'Efficienza Governativa (DOGE) guidato da Elon Musk.
Allo stesso tempo, gli uffici dei membri democratici del Congresso sono stati letteralmente sommersi dalle chiamate di elettori che chiedono ai propri rappresentanti al Congresso un'opposizione più incisiva.
Proteste nazionali sotto il segno di #buildtheresistance
Il movimento di protesta, organizzato sui social media con gli hashtag #buildtheresistance e #50501 (che sta per 50 proteste, 50 Stati, un giorno), ha visto una partecipazione significativa alle manifestazioni convocate in numerose città americane.
A Philadelphia e presso i Parlamenti statali di California, Minnesota, Michigan, Texas, Wisconsin e Indiana, i manifestanti hanno espresso la loro opposizione alle politiche di Trump, al ruolo di Musk e al progetto Project 2025, definito come un programma della destra radicale per ristrutturare il governo e la società americana.
A Lansing, in Michigan, centinaia di persone hanno sfidato le temperature gelide per protestare per esprimere particolare preoccupazione per l'accesso di Musk ai dati del Dipartimento del Tesoro.
Uno dei manifestanti ha esibito un cartello che raffigurava l'imprenditore mentre manovrava Trump come un burattino - un riferimento al controverso gesto a braccio teso di Musk durante un discorso di gennaio.
Le proteste hanno assunto diverse forme nelle varie città. Ad Austin, i manifestanti hanno marciato per il centro città. Ad Atlanta, si sono radunati al Centennial Olympic Park per una marcia verso il Campidoglio della Georgia.
A Denver, le manifestazioni sono coincise con operazioni anti immigrazione degli agenti dell'Immigration and Customs Enforcement. A Phoenix, i manifestanti hanno scandito slogan come "deport Elon" e "no hate, no fear, immigrants are welcome here".
A Des Moines, Iowa, invece, i manifestanti anti-Trump sono entrati nel Campidoglio statale per contestare un evento del gruppo conservatore Moms for Liberty, portando così all'arresto di quattro persone.
In Alabama, infine, diverse centinaia di persone si sono radunate fuori dal Campidoglio statale per protestare contro le azioni che prendono di mira la comunità LGBTQ+.
L'opposizione democratica al Congresso è sotto pressione
Le testimonianze dei democratici membri del Congresso confermano la mobilitazione in corso: il deputato Mark Pocan (D-Wis.) ha riferito che il suo ufficio ha ricevuto il più alto numero di chiamate degli ultimi 12 anni.
Anche l'ex leader della maggioranza alla Camera Steny Hoyer (D-Md.) parla di "centinaia, forse migliaia" di contatti.
Il deputato Jim McGovern (D-Mass.), in Congresso dal 1997, sintetizza così la situazione:
"Non ricordo di aver mai ricevuto così tante chiamate".
Il numero delle chiamate è talmente elevato che in alcuni casi il sistema è del tutto collassato, come riporta ad esempio questo post del senatore Angus King del Maine.
I know Maine people are having problems reaching my offices in Maine & D.C. The Senate phone system is experiencing issues due to high call volume.
— Senator Angus King (@SenAngusKing) February 5, 2025
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La frustrazione degli elettori si scontra però con i limiti oggettivi del partito di minoranza al Congresso. Come ha sottolineato un deputato democratico che ha chiesto l'anonimato:
"Useremo ogni strumento a nostra disposizione per fare opposizione, ma c'è in giro una percezione sbagliata su un potere legislativo che in realtà non possediamo".
I gruppi progressisti che coordinano la campagna di pressione sui democratici non mostrano però segni di cedimento.
Indivisible riferisce di aver coordinato oltre 31.400 chiamate ai senatori e quasi 4.000 ai membri della Camera nelle ultime due settimane.
"L'energia dei nostri membri è alta e questo non sarà l'ultimo intervento da parte dei cittadini americani che vogliono che lottiamo più duramente", ha dichiarato Britt Jacovich, portavoce di MoveOn.
Da parte sua, il leader della minoranza democratica alla Camera Hakeem Jeffries (D-N.Y.) è pronto a dar battaglia ed ha annunciato l'intenzione di utilizzare la scadenza dei finanziamenti federali del 14 marzo come leva per contrastare eventuali tentativi di togliere i finanziamenti a programmi di spesa cruciali.