Oltre un milione di aborti nel 2024 negli Stati Uniti

Il rapporto #WeCount registra il livello più alto degli ultimi anni. Un aborto su quattro avviene da remoto, favorito dalle “leggi scudo” nei confronti dei divieti statali

Oltre un milione di aborti nel 2024 negli Stati Uniti
Photo by Jasmine / Unsplash

Nel 2024 il numero di aborti negli Stati Uniti ha raggiunto quota 1,14 milioni, il livello più alto registrato negli ultimi anni. A rivelarlo è un rapporto della Society of Family Planning che analizza i dati raccolti attraverso il progetto di monitoraggio nazionale #WeCount. L’incremento è avvenuto nonostante l’introduzione, a partire dal 2022, di divieti e restrizioni in numerosi stati americani, in seguito all’annullamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema.

Il report evidenzia una crescita costante nella media mensile di aborti effettuati, ma sottolinea come le cause precise di questa tendenza non siano ancora del tutto chiare. Il contesto dell’assistenza riproduttiva è infatti profondamente cambiato dopo il ribaltamento di Roe, con profonde trasformazioni nell’erogazione dei servizi sanitari e nei percorsi di accesso alle cure.

Tra gli elementi più rilevanti emersi dal rapporto vi è l’ascesa della telemedicina come modalità di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Secondo i dati, entro la fine del 2024 il 25% di tutti gli aborti è stato eseguito tramite telemedicina, un dato in netto aumento rispetto al 5% rilevato nel secondo trimestre del 2022. Questo canale ha avuto un ruolo centrale nel superare le barriere imposte dalle legislazioni restrittive a livello statale, grazie in particolare all’uso dell’aborto farmacologico gestito a distanza.

La telemedicina ha permesso ai pazienti di accedere ai farmaci necessari senza doversi spostare in altri stati o centri autorizzati. Questa possibilità si è rafforzata grazie alla diffusione delle cosiddette leggi scudo, adottate da alcuni stati per proteggere legalmente i medici che forniscono assistenza abortiva a distanza a pazienti residenti in stati dove la pratica è vietata o fortemente limitata. Entro la fine del 2024, queste leggi hanno garantito la copertura legale per una media mensile di 12.330 aborti. La metà degli aborti effettuati via telemedicina nel corso dell’anno è avvenuta proprio grazie a queste normative protettive.

Tuttavia, nonostante la crescita significativa della telemedicina, la maggior parte delle interruzioni volontarie di gravidanza continua ad avvenire in presenza. I dati di #WeCount mostrano una leggera diminuzione degli aborti eseguiti fisicamente, ma confermano che questa modalità resta prevalente. Ciò suggerisce che, pur in espansione, l’aborto via telemedicina non ha ancora soppiantato i modelli tradizionali di assistenza.

Nel dibattito pubblico, la telemedicina si è affermata come uno dei principali terreni di scontro tra sostenitori e oppositori dell’aborto. Ushma Upadhyay, co-presidente del progetto #WeCount, ha accusato gli attivisti anti-aborto di “usare scienza spazzatura” e di aver indirizzato i loro sforzi proprio contro la telemedicina, con l’obiettivo di “sradicare una linea vitale per le persone negli stati con divieti”. Per Upadhyay, l’accesso digitale rappresenta una risorsa fondamentale per garantire il diritto alla salute riproduttiva.

Dal lato opposto, Angel Foster, co-fondatrice del Massachusetts Medication Abortion Access Project, ha difeso con forza la telemedicina, affermando che consente di “fornire aborti farmacologici sicuri e accessibili, assicurando che le persone possano ottenere le cure di cui hanno bisogno, indipendentemente da dove vivono o da quello che possono permettersi”.

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