Oltre 1.900 scienziati statunitensi denunciano le politiche di Trump: “La ricerca americana è in pericolo”

Lettera aperta contro i licenziamenti, i tagli ai finanziamenti e la censura imposta dall’amministrazione: "La scienza è essenziale per la salute, l’ambiente e l’economia”

Oltre 1.900 scienziati statunitensi denunciano le politiche di Trump: “La ricerca americana è in pericolo”
Immagine creata con l'intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

Più di 1.900 scienziati statunitensi, tra cui numerosi membri delle Accademie nazionali delle scienze, dell’ingegneria e della medicina, hanno lanciato un appello pubblico per denunciare il deterioramento delle condizioni della ricerca scientifica negli Stati Uniti. In una lettera aperta pubblicata il 31 marzo e indirizzata al “popolo americano”, i firmatari avvertono che la scienza è oggetto di attacchi sistematici da parte dell’amministrazione di Donald Trump.

“Lanciamo un SOS per inviare un avvertimento chiaro: la ricerca americana sta venendo decimata”, scrivono gli accademici, provenienti da discipline come la medicina, la geologia, la biologia e la climatologia. “Abbiamo convinzioni politiche diverse, ma siamo uniti nella volontà di proteggere l’indipendenza della ricerca”.

Secondo i firmatari, l’arrivo al potere dell’ex presidente ha dato avvio a una serie di misure che mettono a repentaglio il sistema scientifico statunitense. Tra le azioni denunciate vi sono il licenziamento di migliaia di ricercatori impiegati presso agenzie federali, la sospensione o riduzione di numerosi finanziamenti alla ricerca, l’imposizione di censura su termini come “diversità”, “donne” o “cambiamento climatico”, nonché la restrizione dell’accesso pubblico a dati scientifici.

“L’amministrazione pratica una censura sistematica, distruggendo l’indipendenza della ricerca”, si legge nella lettera. “Blocca le indagini su argomenti considerati inaccettabili, come il cambiamento climatico, o i cui risultati sono ritenuti scomodi, riguardanti ad esempio la sicurezza dei vaccini o le dinamiche economiche”.

I promotori dell’appello denunciano anche un clima di paura generalizzato nella comunità scientifica. In questo contesto, alcuni ricercatori hanno rinunciato a progetti di studio, ritirato la propria firma da pubblicazioni o modificato le richieste di finanziamento per evitare di incorrere in ritorsioni. “Il timore di perdere il lavoro o i fondi sta inducendo un’autocensura che compromette l’integrità stessa del metodo scientifico”, sottolineano.

A destare particolare preoccupazione è il rallentamento della cooperazione scientifica internazionale. L’isolamento degli Stati Uniti dalle reti di ricerca globali e la sospensione di progetti comuni stanno avendo già ripercussioni concrete sulla produzione scientifica e tecnologica del Paese. “Se la nostra ricerca sarà smantellata, gli Stati Uniti verranno superati da altri Paesi nello sviluppo di trattamenti innovativi, tecnologie pulite e sistemi digitali”, avvertono i firmatari, che prevedono danni “che richiederanno decenni per essere riparati”.

La lettera non si limita a elencare le conseguenze negative interne, ma ricorda che la scienza è un bene collettivo da cui dipendono la qualità dell’aria e dell’acqua, la sicurezza alimentare, l’accesso a cure mediche efficaci e il funzionamento di strumenti quotidiani come smartphone e navigatori. “Tutti dipendiamo dalla scienza”.

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