Nuovi dubbi sulle accuse contro l'uomo espulso "per errore" dall'Amministrazione Trump in El Salvador

Il poliziotto che aveva attestato l'appartenenza di Kilmar Abrego Garcia alla gang MS-13 era stato sospeso dal servizio per aver condiviso informazioni confidenziali con una prostituta. Questo solleva ulteriori dubbi sul processo di designazione dell'uomo come membro di una gang criminale.

Nuovi dubbi sulle accuse contro l'uomo espulso "per errore" dall'Amministrazione Trump in El Salvador
Immagine creata dall’intelligenza artificiale. Fonte: ChatGPT

L’Amministrazione Trump continua a respingere il rientro nel Paese di Kilmar Abrego Garcia, cittadino salvadoregno espulso lo scorso marzo, in aperta violazione di un ordine della Corte Suprema che ha ordinato al governo di facilitare il suo rientro.

Alla base della decisione vi è la presunta affiliazione di Abrego Garcia alla gang MS-13, un’accusa che l’Amministrazione presenta come motivazione centrale per negargli un regolare processo. Tuttavia, come rivelato da The New Republic, tale accusa appare fondata su elementi deboli e su un procedimento altamente viziato.

Un’espulsione controversa

Abrego Garcia, cittadino salvadoregno richiedente asilo ed entrato irregolarmente negli Stati Uniti nel 2011 all’età di 16 anni, fu arrestato nel marzo 2019 nella contea di Prince George, Maryland. Non gli fu contestato alcun reato penale; tuttavia, a causa del suo status di immigrato senza documenti, fu trasferito all’Immigration and Customs Enforcement (ICE), che avviò le procedure per l’espulsione.

Nel corso del processo per la richiesta di asilo, l’ICE sostenne che Abrego Garcia fosse affiliato alla gang criminale MS-13, basandosi su un modulo di intervista compilato dalla polizia locale, nel quale si riportava che indossava abbigliamento dei Chicago Bulls — considerato un possibile segnale di affiliazione alla gang — e su una presunta “fonte confidenziale” che lo indicava come membro della clique “Westerns”, attiva però a New York, dove però l’uomo non ha mai vissuto.

Un giudice dell’immigrazione, non convinto per nulla dalle prove fornite, concesse quindi ad Abrego Garcia il cosiddetto ‘withholding of removal’, ovvero la sospensione dell’espulsione verso El Salvador, poiché si riteneva che potesse subire gravi danni nel Paese d’origine.

Questa protezione è stata completamente ignorata dall’Amministrazione Trump, che ha proceduto ugualmente all’espulsione, una mossa successivamente dichiarata illegale dalla Corte Suprema.

La figura controversa dell’agente Ivan Mendez

Il modulo usato dall’ICE per sostenere l’affiliazione alla MS-13 era stato compilato da Ivan Mendez, detective della polizia della contea di Prince George. Secondo quanto riportato dall’avvocata Lucia Curiel, membro del team legale di Abrego Garcia, Mendez ricopriva un ruolo chiave nel caso del 2019.

Tuttavia, poche settimane dopo aver redatto quel documento, l’agente fu sospeso dal servizio per una grave violazione: aveva fornito informazioni confidenziali relative a un’indagine in corso a una prostituta in cambio di prestazioni sessuali.

Nel giugno 2020, Mendez fu formalmente incriminato, si dichiarò colpevole e fu condannato alla libertà vigilata. L’ufficio della procuratrice statale per la contea di Prince George, Aisha Braveboy, ha confermato che il numero di identificazione dell’agente Mendez coincide con quello presente sul modulo della gang.

Tali circostanze gettano ulteriori ombre sulla credibilità delle accuse a carico di Abrego Garcia e sull’integrità del processo che lo ha coinvolto.

Accuse pubbliche senza prove giudiziarie

Nonostante la mancanza di prove concrete o di condanne a carico di Abrego Garcia per reati di affiliazione criminale, diversi esponenti dell’Amministrazione Trump hanno continuato a descriverlo pubblicamente come un pericoloso criminale.

Il vicepresidente JD Vance lo ha definito “membro condannato della gang MS-13”, una dichiarazione che, secondo il giornalista Roger Parloff, si basa unicamente sul fatto che in una fase preliminare del contenzioso del 2019 gli fu negata la cauzione — elemento giudicato probatoriamente irrilevante.

Anche la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha affermato che esistono “molte prove” del coinvolgimento dell’uomo in attività criminali, tra cui il traffico di esseri umani. Dichiarazioni simili sono state riprese dal consigliere di Trump Stephen Miller e dalla segretaria per la Sicurezza Interna Kristi Noem.

Tuttavia, a oggi non risulta alcuna accusa formale né tantomeno una condanna nei confronti di Abrego Garcia per crimini legati alla MS-13 o per qualsiasi altro reato.

Una vita familiare e lavorativa negli Stati Uniti

Prima della sua espulsione, Abrego Garcia risiedeva in Maryland, dove sembrava essersi stabilito. Era sposato con una cittadina americana, padre di tre figli — uno dei quali affetto da autismo — e lavorava come operaio specializzato in lamiere. Inoltre, frequentava corsi universitari presso l’Università del Maryland.

La sua situazione familiare e lavorativa rende ancora più delicata la sua espulsione, che ha separato un nucleo familiare e ha privato i figli di una figura genitoriale.

Anche se si volesse ammettere la validità delle accuse di affiliazione a una gang — che rimangono, allo stato attuale, infondate — l’espulsione di Abrego Garcia sarebbe comunque da considerarsi illegale, poiché effettuata in violazione di una decisione giudiziaria che gli garantiva protezione.

L’Amministrazione Trump avrebbe potuto, in alternativa, tentare un nuovo ricorso legale contro lo status di ‘withholding of removal’, o avviare le procedure per l’espulsione verso un altro Paese che non fosse El Salvador. Tuttavia, nessuna di queste strade è stata percorsa.

Alla domanda se intenda rispettare l’ordine della Corte Suprema che richiede di facilitare il ritorno di Abrego Garcia, il presidente Trump ha risposto seccamente: “Perché non dite semplicemente: ‘Non è meraviglioso che stiamo tenendo i criminali fuori dal nostro Paese?’”, ignorando completamente il fondamento giuridico del caso.

La vicenda di Kilmar Abrego Garcia mette così in luce le gravi incongruenze e debolezze di un procedimento giudiziario e amministrativo condotto in modo discutibile.

L’assenza di prove concrete, le gravi violazioni etiche dell’agente coinvolto e il mancato rispetto di una decisione della Corte Suprema da parte dell’amministrazione federale sollevano interrogativi profondi sull’integrità dello stato di diritto negli Stati Uniti durante l’Amministrazione Trump.

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