Nuovi dubbi iraniani sull'efficacia degli attacchi statunitensi
Funzionari iraniani hanno discusso in privato l'efficacia limitata degli attacchi statunitensi. L'amministrazione Trump respinge ogni dubbio e accusa i media di diffondere fughe di notizie.

Le autorità statunitensi hanno intercettato comunicazioni tra alti funzionari iraniani che, nelle ore successive all'attacco americano del 21 giugno, hanno descritto l'operazione come meno distruttiva di quanto temessero. A rivelarlo sono quattro persone informate su informazioni classificate, secondo quanto riportato dal Washington Post.
Queste comunicazioni forniscono un quadro più complesso dell’operazione militare statunitense rispetto alla narrazione ufficiale promossa da Trump, il quale ha dichiarato che gli attacchi hanno "completamente e totalmente cancellato" il programma nucleare dell'Iran. L’esistenza delle intercettazioni non è stata smentita dall’amministrazione, che ha però rigettato le interpretazioni iraniane, sostenendo che Teheran non è in grado di valutare con precisione l'entità dei danni subiti.
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha definito "vergognoso" che il Washington Post abbia pubblicato "fughe di notizie fuori contesto", accusando il quotidiano di favorire "persone che commettono crimini". Ha inoltre liquidato come "nonsenso" l’idea che funzionari iraniani "senza nome" possano conoscere la situazione sotto "centinaia di metri di macerie", aggiungendo che "il loro programma di armi nucleari è finito".
Fonti dell’intelligence e analisti statunitensi concordano sul fatto che l’operazione abbia impiegato una potenza di fuoco significativa, compresi missili Tomahawk e bombe bunker buster da 30.000 libbre, dirette contro le strutture nucleari iraniane di Fordow, Natanz e Isfahan. Tuttavia, resta oggetto di dibattito l'effettiva distruzione delle infrastrutture e i tempi necessari per una loro eventuale ricostruzione. Secondo alcune valutazioni, parte delle scorte di uranio altamente arricchito sarebbe stata trasferita altrove prima dell’attacco, mentre due degli impianti sarebbero stati sigillati piuttosto che demoliti.
Un funzionario dell'amministrazione Trump, interrogato sulle intercettazioni, ha ribadito la fiducia nella riuscita dell’operazione, affermando che "abbiamo distrutto la loro struttura di conversione metallica", e che "le nostre armi sono state consegnate precisamente dove volevamo che fossero consegnate e hanno avuto l'effetto che volevamo".
Nel corso dei briefing riservati al Congresso la settimana successiva all’attacco, il direttore della Central Intelligence Agency, John Ratcliffe, ha dichiarato che diversi siti nucleari chiave iraniani, inclusi gli impianti di conversione metallica, sono stati "completamente distrutti". Tali strutture sono considerate essenziali per la costruzione del nucleo esplosivo di un ordigno nucleare. Secondo un funzionario statunitense, la loro ricostruzione richiederà anni. Ratcliffe ha inoltre affermato che, secondo le valutazioni dell’intelligence, la "stragrande maggioranza" dell’uranio arricchito iraniano sarebbe ora "probabilmente sepolta a Isfahan e Fordow".
Un alto funzionario dell’intelligence americana ha invitato alla cautela, osservando che "una singola fetta di intelligence dei segnali da sola non riflette il quadro completo dell’intelligence". Ha sottolineato che "una singola telefonata tra iraniani senza nome non è la stessa cosa di una valutazione dell’intelligence", la quale si basa su "un corpo di prove, con fonti e metodi multipli".
Le intercettazioni telefoniche, email e comunicazioni elettroniche—note come intelligence dei segnali—costituiscono una parte significativa delle informazioni incluse nei briefing quotidiani del presidente. Tuttavia, queste fonti hanno anche dei limiti, poiché spesso mancano di contesto e necessitano di essere corroborate da altri elementi per offrire un'analisi affidabile.
La diffusione delle valutazioni divergenti ha irritato il presidente Trump, che si è mostrato particolarmente risentito per la copertura mediatica che ha messo in dubbio l’efficacia dell’operazione militare. In un post su Truth Social, Trump ha accusato i Democratici di essere responsabili delle fughe di notizie, citando una valutazione preliminare della Defense Intelligence Agency secondo cui l’intervento americano avrebbe comunque provocato un significativo arretramento del programma nucleare iraniano.