Nucleare, gli Stati Uniti offrono all’Iran un compromesso sull’arricchimento dell'uranio
La proposta segreta dell'Amministrazione Trump contraddice le posizioni ufficiali di esponenti di primo piano dell'Amministrazione Trump come Steve Witkoff e Marco Rubio che escludevano ogni forma di arricchimento nucleare iraniano. Preoccupazioni di Israele e senatori repubblicani.

Gli Stati Uniti hanno presentato ieri all’Iran una proposta per un possibile nuovo accordo sul nucleare che consentirebbe a Teheran un limitato arricchimento dell’uranio a basso livello, contrariamente a quanto sinora dichiarato pubblicamente dai vertici dell’Amministrazione Trump. Lo riferisce il giornalista Barak Ravid su Axios, citando fonti vicine ai negoziati e documenti visionati direttamente.
Secondo quanto riportato, l'inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, ha trasmesso al governo iraniano un documento con “idee preliminari” per un accordo che prevedono anche la possibilità di mantenere, per un periodo concordato, una capacità di arricchimento civile domestico dell'uranio.
Questa linea negoziale segna, però, un chiaro allontanamento dalle dichiarazioni pubbliche fatte dallo stesso Witkoff e dal Segretario di Stato Marco Rubio, che avevano finora categoricamente escluso l’accettazione di un arricchimento iraniano, insistendo invece sul completo smantellamento delle strutture nucleari del Paese.
Le condizioni del compromesso
Il testo della proposta, secondo le fonti citate da Axios, stabilisce chiaramente che all’Iran non sarebbe permesso costruire nuove strutture di arricchimento né continuare con la ricerca e lo sviluppo di nuove centrifughe avanzate. Inoltre, Teheran dovrebbe smantellare le sue infrastrutture più critiche per la conversione e il trattamento dell'uranio.
La capacità di arricchimento iraniana, qualora autorizzata, sarebbe limitata a un livello di concentrazione del 3%, sufficiente per scopi civili come il combustibile dei reattori nucleari. Le strutture di arricchimento sotterranee dell'Iran diventerebbero temporaneamente non operative, mentre quelle in superficie funzionerebbero sotto rigide limitazioni, soggette a strette verifiche internazionali coordinate dall’International Atomic Energy Agency (IAEA). La proposta prevede infatti un robusto meccanismo di controllo e monitoraggio, incluso il rispetto da parte iraniana del protocollo aggiuntivo dell’IAEA, che garantirebbe accessi e ispezioni immediate.
Reazioni e preoccupazioni diplomatiche
La posizione iraniana sulla proposta americana rimane tuttavia cauta. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baghaei, ha dichiarato che Teheran non ha ancora ricevuto sufficienti garanzie sui tempi e sulle modalità di revoca delle sanzioni economiche in cambio dell'accordo, ritenendo dunque la proposta solo parzialmente accettabile.
Anche l’Amministrazione Trump si mostra prudente nelle sue dichiarazioni ufficiali. Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, pur non negando alcun dettaglio riportato da Axios, ha ribadito la linea generale del presidente Trump, sottolineando che “l'Iran non potrà mai ottenere una bomba nucleare” e aggiungendo che la proposta presentata da Witkoff sarebbe “accettabile” e nell'interesse iraniano. La Casa Bianca si è comunque astenuta dal confermare o commentare ulteriormente il contenuto specifico del documento per rispetto delle trattative in corso.
Tensioni con Israele e repubblicani al Congresso
Questa apertura della Casa Bianca alla possibilità, anche se limitata, di un arricchimento dell'uranio in Iran rischia però di suscitare forti reazioni tra gli alleati storici dell’Amministrazione Trump, soprattutto Israele e numerosi senatori repubblicani. Il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente espresso preoccupazione per qualsiasi accordo che consenta all’Iran di mantenere capacità di arricchimento, considerato un passo pericoloso verso una potenziale capacità nucleare militare.
Secondo Axios, Netanyahu avrebbe già fatto pressioni sugli Stati Uniti affinché mantenessero una posizione estremamente rigida, e si sarebbe detto pronto ad agire militarmente contro le strutture nucleari iraniane qualora i negoziati dovessero fallire. Fonti vicine alla Casa Bianca temono addirittura che Israele possa intraprendere azioni militari senza un esplicito consenso americano, mettendo a rischio l'intera regione.
Il prossimo round negoziale, il sesto dall'inizio dei colloqui, è atteso nei prossimi giorni. L'offerta americana costituisce un significativo compromesso rispetto alle posizioni inizialmente sostenute pubblicamente dagli Stati Uniti, indicando la volontà di cercare una soluzione diplomatica che, pur mantenendo severe limitazioni, riconosca la richiesta iraniana di poter utilizzare l’energia nucleare per scopi civili.