Newsom sfida Trump sull'immigrazione e l’uso dei poteri presidenziali

Il governatore della California al centro di una battaglia costituzionale e politica dopo lo schieramento di truppe federali a Los Angeles. Accuse reciproche, una causa legale e la prospettiva di un possibile arresto segnano un conflitto senza precedenti tra Stato e Casa Bianca.

Newsom sfida Trump sull'immigrazione e l’uso dei poteri presidenziali
Gage Skidmore

Il governatore della California Gavin Newsom si trova al centro di un confronto diretto con il presidente Donald Trump che rischia di ridefinire l'equilibrio tra poteri federali e statali negli Stati Uniti. Al centro della contesa, lo schieramento di truppe della Guardia Nazionale a Los Angeles da parte della Casa Bianca per sedare proteste legate alla politica migratoria, misura che Newsom ha definito incostituzionale e provocatoria.

La battaglia legale è iniziata formalmente lunedì, quando la California ha intentato causa contro il presidente Trump per l’utilizzo dei poteri di emergenza previsti da una legge federale che consente l’invio della Guardia Nazionale in caso di invasione straniera o ribellione interna. Trump ha giustificato l’intervento dichiarando che le manifestazioni in corso a Los Angeles rappresentano una “ribellione” e ha accusato Newsom e il sindaco Karen Bass di non essere in grado di proteggere proprietà federali e agenti.

Secondo l’azione legale presentata presso il tribunale federale della California settentrionale, l’amministrazione statale sostiene che Trump ha agito illegalmente, fabbricando una situazione di ribellione per giustificare la militarizzazione del territorio. Il procuratore generale californiano ha dichiarato che la presenza della Guardia Nazionale non solo è superflua, ma sta alimentando le tensioni tra manifestanti e forze dell’ordine.

Il governatore ha risposto con fermezza sia sul piano legale che su quello mediatico. Attraverso un’intensa campagna comunicativa, che ha incluso post su X (ex Twitter), Newsom ha accusato Trump di mandare truppe “senza carburante, cibo, acqua o un posto dove dormire”, pubblicando immagini che mostrano militari accampati sul pavimento. “Se qualcuno sta trattando le nostre truppe senza rispetto, sei tu @realDonaldTrump”, ha scritto il governatore.

In un’intervista rilasciata a MSNBC, Newsom ha sfidato apertamente il capo delle operazioni di confine dell’amministrazione Trump, Tom Homan: “Tom, arrestami. Andiamo.” Ha poi ribadito, durante una registrazione del podcast Pod Save America, che le operazioni federali a Los Angeles sottraggono risorse preziose ad altre priorità, come il contrasto al traffico di fentanil.

Le dichiarazioni di Newsom si inseriscono in un contesto politico delicato per il governatore, potenziale candidato democratico per le presidenziali del 2028. Negli ultimi mesi è stato criticato anche all’interno del suo stesso partito per un atteggiamento ritenuto troppo conciliante verso la destra e per la sua apertura al dialogo con esponenti del movimento MAGA. Il suo podcast ha ospitato voci conservatrici e Newsom ha espresso pubblicamente la sua contrarietà alla partecipazione di atlete transgender nelle squadre femminili giovanili e universitarie.

Il conflitto con Trump, tuttavia, ha rafforzato il suo profilo nazionale come volto della resistenza democratica all’espansione dei poteri presidenziali. La stratega democratica Karen Finney, intervistata da NBC News, ha definito l’azione di Newsom “chiara e coerente”, sottolineando che in un momento così inedito “non c’è una risposta giusta”, ma che finora il governatore “sta facendo le cose giuste”.

Matt Bennett, cofondatore del think tank Third Way, ha osservato che Newsom potrebbe trarre vantaggio politico denunciando l’eccessivo autoritarismo della Casa Bianca, anche se il rischio di episodi di violenza rimane concreto. “Le immagini della militarizzazione di tutto questo senza ragione dovrebbero essere sufficienti per Newsom per vincere questo dibattito, purché riescano a mantenere il controllo del peggio della violenza”, ha affermato Bennett.

La Casa Bianca ha reagito con durezza. Secondo il portavoce Steven Cheung, il presidente ha telefonato a Newsom per esortarlo ad agire con maggiore decisione. “L’unico bugiardo qui è Newsom, che continua a fallire nel suo stato”, ha dichiarato Cheung. Newsom ha smentito di aver parlato con Trump lunedì, pubblicando un’intervista in cui riferiva che l’ultima conversazione telefonica risale a venerdì e che si era trattato di uno scambio privo di tensioni.

Martedì, il governatore ha rilanciato l’attacco via social accusando Trump e il suo consigliere Stephen Miller di difendere gli insurrezionalisti del 6 gennaio. “Le uniche persone che difendono gli insurrezionalisti siete voi e @realDonaldTrump. O stiamo fingendo che non abbiate graziato 1500 di loro?”, ha scritto Newsom su X.

Il presidente ha ordinato lo schieramento di circa 2.000 truppe federali, inclusi 700 Marines, per sostenere i 300 membri della Guardia Nazionale già presenti nell’area. La portata dell’intervento ha sollevato interrogativi tra gli osservatori, che notano come questa sia la prima volta dalla fine dell’era dei diritti civili in cui un presidente impiega la Guardia Nazionale contro la volontà esplicita di un governatore.

L’ex governatore democratico della Virginia Terry McAuliffe ha ricordato che storicamente i governatori collaborano con la Casa Bianca per l’impiego delle forze della guardia in situazioni emergenziali, come disastri naturali o rivolte, ma l’iniziativa unilaterale di Trump rappresenta una rottura rispetto a tale prassi.

Alcuni alleati politici di Newsom suggeriscono che l’eventualità di un suo arresto da parte di agenti federali, come minacciato da Tom Homan, potrebbe trasformarsi in un momento di forte impatto simbolico, paragonabile – seppur su scala diversa – a quello vissuto da Nelson Mandela. Tuttavia, la cerchia ristretta del governatore insiste sul fatto che l’attenzione principale rimane centrata sul merito della questione, non sulle sue implicazioni politiche.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.