New York Times: Trump tende la mano alla Bielorussia
A seguito di un incontro tra diplomatici americani e Lukashenko si aprono nuovi scenari nelle relazioni bilaterali. In gioco il rilascio di prigionieri politici e l'allentamento delle sanzioni economiche.

Un importante diplomatico americano si è recato, in maniera riservata, in Bielorussia per incontrarsi con il presidente Aleksandr Lukashenko, in quella che rappresenta una possibile svolta nelle relazioni tra Washington e Minsk. Lo riporta il New York Times.
Christopher W. Smith, vice assistente del Segretario di Stato, ha incontrato il leader bielorusso e i vertici del KGB locale (si chiama ancora così), nel primo contatto di alto livello tra i due Paesi negli ultimi cinque anni.
L'iniziativa diplomatica si inserisce nel più ampio contesto della nuova politica estera inaugurata dall'Amministrazione Trump, come evidenziato dalla recente lunga conversazione telefonica tra il presidente americano ed il suo omologo russo, Vladimir Putin.
La visita di Smith ha già prodotto risultati concreti: tre prigionieri - un americano e due dissidenti bielorussi - sono stati liberati in un'operazione definita da Smith come "una grande vittoria" e "una risposta all'agenda di pace tramite la forza del presidente Trump".
Il possibile accordo sul tavolo
Le trattative in corso, secondo il New York Times, prevedono un potenziale accordo di ampia portata: Minsk si impegnerebbe, infatti, a rilasciare un numero significativo di prigionieri politici, mentre gli Stati Uniti in cambio sarebbero disposti ad allentare le sanzioni che colpiscono le banche bielorusse e l'export di potassio, minerale di cui la Bielorussia è uno dei maggiori produttori mondiali.
Secondo Viasna, organizzazione per i diritti umani, attualmente si contano 1.226 prigionieri politici nel Paese.
Nonostante Lukashenko abbia recentemente liberato oltre 200 detenuti, gli attivisti dell'opposizione locale denunciano il fatto che il numero di nuovi arresti supera quello delle scarcerazioni.
L'eventuale accordo potrebbe comunque avere ripercussioni significative sugli equilibri regionali. Come sottolinea Piotr Krawczyk, ex capo dell'intelligence estera polacca, l'apertura alla Bielorussia rappresenta "parte di un approccio americano più ampio verso la Russia".
Washington sta infatti sfidando Mosca su diversi fronti strategici: dall'Ucraina all'Africa, dal settore energetico ad altre aree cruciali.
Inoltre, le sanzioni occidentali imposte durante l'Amministrazione Biden hanno avuto un impatto limitato su Minsk, principalmente a causa proprio del sostegno russo.
Paradossalmente, le restrizioni sull'export di potassio hanno favorito Mosca, altro grande produttore, provocando un aumento dei prezzi globali. Parte del potassio bielorusso ha continuato a raggiungere i mercati internazionali attraverso la Russia, abbandonando la più economica rotta lituana.
La complessa partita di Lukashenko
Da parte sua il settantenne Alexander Lukashenko, al potere ininterrottamente dal 1994 e reduce dalla sua settima "vittoria elettorale" consecutiva con un contestato 87% dei voti, ha sempre dimostrato abilità nel destreggiarsi tra Est e Ovest.
Se da un lato dipende dalla Russia per le forniture di petrolio a basso costo, essenziali per la sua economia, dall'altro finora ha resistito alle pressioni di Putin per una piena implementazione dell'accordo degli anni '90 sullo "Stato dell'Unione", temendo di ridurre la Bielorussia a semplice provincia russa.
Tuttavia i legami tra i due Paesi dell'est si sono rafforzati dopo le contestate elezioni del 2020, quando di fronte alle massicce proteste di piazza Lukashenko ha chiesto e ottenuto il supporto di Putin per mantenere il controllo del Paese.
La repressione che ne è seguita ha portato ad arresti di massa e alla tortura di migliaia di detenuti. Successivamente, Minsk ha permesso alla Russia di utilizzare il territorio bielorusso come base per l'invasione dell'Ucraina.
Le prospettive del dialogo
Tatyana Khomich, sorella della prigioniera politica Maria Kolesnikova, ha accolto positivamente l'iniziativa americana, sottolineando come:
"La precedente strategia di pressione non sia riuscita a ottenere il rilascio dei prigionieri politici, fermare la repressione o modificare il comportamento del regime".
L'approccio diplomatico diretto potrebbe invece "produrre risultati concreti" e allentare la dipendenza della Bielorussia da Mosca, afferma Kolesnikova.
Resta da vedere, però, come il Cremlino reagirebbe a un possibile riavvicinamento tra Bielorussia ed Occidente.
Secondo l'analista Artyom Shraibman, molti funzionari russi "probabilmente entrerebbero nel panico di fronte a questa prospettiva", anche se "non esiste un modo immediato o facile per la Bielorussia di prendere le distanze dalla Russia, dato il dominio economico di Mosca sul Paese".