New York Times contro Mamdani nelle primarie Dem per il sindaco
Il comitato editoriale del Times rompe la neutralità e invita esplicitamente a non votare il deputato statale, in una competizione dominata da Mamdani e Andrew Cuomo

A poco più di una settimana dalle primarie democratiche per la carica di sindaco di New York, il comitato editoriale del New York Times è intervenuto nel dibattito, esortando gli elettori a non sostenere Zohran Mamdani. Pur ribadendo la decisione di non rilasciare più endorsement ufficiali nelle elezioni locali e statali, il giornale ha adottato una posizione netta e inusuale, definendo l’agenda politica di Mamdani “particolarmente inadatta” alle sfide della città e sconsigliando agli elettori persino di includerlo tra le cinque scelte previste dal sistema di voto a scelta multipla.
Il deputato statale, 33 anni, è uno dei due principali candidati alla nomination democratica, insieme all’ex governatore Andrew Cuomo. Secondo il Times, il campo dei candidati – undici in tutto – non presenta figure destinate a essere “il prossimo grande sindaco”, ma molti concorrenti hanno “punti di forza sostanziali”. Tuttavia, la corsa sembra ormai una sfida diretta tra Mamdani e Cuomo, con il secondo che ha perso terreno rispetto al rivale nelle ultime settimane.
Nella sua valutazione, il comitato editoriale ha riconosciuto il carisma di Mamdani e la sua abilità comunicativa, soprattutto attraverso contenuti video che hanno riscosso successo online. Ha sottolineato come il suo stile “fresco” abbia attratto l’attenzione in un contesto segnato dalla polarizzazione politica dell’era Trump. Ma ha anche bocciato in modo severo le sue proposte: il blocco degli affitti potrebbe, secondo il board, ridurre l’offerta abitativa; l’idea di negozi alimentari gestiti dal governo è stata respinta; e il suo atteggiamento verso il ruolo della polizia è stato giudicato troppo minimizzante.
Il Times ha anche messo in discussione l’esperienza amministrativa di Mamdani, che dal 2021 siede nell’Assemblea statale, ma non ha mai diretto un dipartimento pubblico o un’organizzazione privata. Il giornale lo ha accusato di non essere riuscito a realizzare il proprio programma legislativo e ha citato con disapprovazione il fatto che Mamdani abbia definito Bill de Blasio “il miglior sindaco di New York della sua vita”. Un giudizio che, per il Times, suggerisce un’agenda “allettante per i progressisti d’élite” ma “dannosa per la vita cittadina”.
Nonostante la dura presa di posizione contro Mamdani, il giornale ha espresso forti riserve anche su Cuomo. Il comitato editoriale ha ricordato le accuse di molestie sessuali che hanno portato alle sue dimissioni da governatore e ha criticato la sua gestione delle case di cura durante la pandemia di COVID-19, così come il suo operato nella supervisione del sistema di trasporto pubblico. Cuomo ha sempre negato le accuse a suo carico.
Tuttavia, il Times ha anche riconosciuto i risultati ottenuti da Cuomo durante il suo mandato da governatore, come l’aumento del salario minimo, l’introduzione del congedo familiare retribuito, la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2011 e la supervisione delle ristrutturazioni degli aeroporti e della stazione ferroviaria di New York. Questi elementi, secondo il board, spiegano in parte il sostegno elettorale che Cuomo continua a ricevere.
Tra i candidati alternativi, il giornale ha citato il Brad Lander, posizionato in un gruppo intermedio nei sondaggi. Lander è stato elogiato per la sua capacità di correggere alcune posizioni e per la gestione efficace del proprio ufficio. Il board ha anche menzionato l’uomo d’affari Whitney Tilson come possibile scelta per gli elettori moderati. Secondo il Times, le preferenze espresse nei confronti di Cuomo e Mamdani potrebbero risultare decisive per l’esito finale della consultazione.
Nella parte conclusiva dell’editoriale, il giornale ha ribadito la propria opposizione a Mamdani: “La sua esperienza è troppo limitata e la sua agenda si legge come una versione turbo del deludente mandato da sindaco del signor de Blasio”. Quanto a Cuomo, pur riconoscendo “serie obiezioni alla sua etica e condotta”, il board lo considera “preferibile per il futuro di New York rispetto al signor Mamdani”. Allo stesso tempo, ha ammonito che non esprimere alcuna preferenza tra i due candidati sarebbe “l’equivalente di non scegliere”.
La reazione di Mamdani non si è fatta attendere. In conferenza stampa, ha liquidato l’editoriale come l’opinione di “una dozzina di newyorkesi”, affermando che la democrazia sarà decisa da quasi un milione di cittadini. Ha anche sottolineato che il comitato ha diritto alla propria opinione, così come gli elettori hanno diritto al proprio voto.
Il campo progressista si è schierato in larga parte con Mamdani: ha ricevuto l’endorsement della deputata Alexandria Ocasio-Cortez, della deputata Nydia Velázquez e della procuratrice generale Letitia James, che lo ha indicato come sua terza scelta. Inoltre, ha stretto alleanze tattiche con altri candidati come Brad Lander e l’ex deputato statale Michael Blake, invitando i propri sostenitori a utilizzare il sistema di voto graduato per favorirsi reciprocamente.
Dall’altra parte, la campagna di Cuomo ha capitalizzato il giudizio del New York Times, rilanciandone i passaggi favorevoli. A questo si è aggiunto un investimento di 5,4 milioni di dollari in spot televisivi negativi contro Mamdani da parte del superPAC Fix the City. In uno di questi spot, Mamdani è accusato di voler trasferire i senzatetto nelle stazioni della metropolitana, mentre un altro lo dipinge come un “radicale” pericoloso. Mamdani ha respinto le accuse, dichiarando in un proprio spot che collaborerà con la polizia per garantire la sicurezza pubblica.
Il voto anticipato è già iniziato, mentre il giorno delle primarie è fissato per martedì 24 giugno.