Netanyahu appoggia il piano di Trump per Gaza mentre proseguono i negoziati per gli ostaggi

Il primo ministro israeliano sostiene la strategia americana per prendere il controllo dell'enclave palestinese, mentre il governo israeliano si prepara alla seconda fase delle trattative per il cessate il fuoco con Hamas.

Netanyahu appoggia il piano di Trump per Gaza mentre proseguono i negoziati per gli ostaggi

Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà oggi per discutere la seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco con Hamas, in un momento cruciale per il futuro della Striscia di Gaza.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha, infatti, manifestato pieno sostegno al controverso piano del presidente Trump per assumere il controllo dell'enclave palestinese, definendolo una "visione rivoluzionaria" per trasformare radicalmente il territorio.

“Come ho detto sin dall’inizio, nè Hamas nè l’Autorita Palestinese controlleranno Gaza dopo la guerra. Dò il mio pieno sostegno al piano di Trump”.

Anche il Ministro della Difesa Israel Katz, incontrando una delegazione del Senato USA guidata dal senatore repubblicano Lindsey Graham, ha dichiarato che il piano Trump rappresenta:

"L'unica garanzia di sicurezza per i residenti del sud e lo Stato di Israele, alla luce delle lezioni apprese dagli eventi del 7 ottobre".

Il nuovo round di negoziati

Dopo un colloquio con l'inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, Netanyahu ha disposto l'invio della delegazione negoziale israeliana al Cairo per proseguire l'attuazione della prima fase dell'accordo e discutere i successivi sviluppi.

L'ufficio del primo ministro ha respinto le notizie secondo cui la decisione sarebbe stata presa sotto pressione americana, definendole "fake news".

Nel corso di un recente incontro con il Segretario di Stato Marco Rubio, Netanyahu ha anzi confermato l'esistenza di una "strategia congiunta" con l'Amministrazione Trump.

L’intesa prevede severe conseguenze qualora Hamas non rilasci tutti gli altri ostaggi ancora detenuti a Gaza, condizione fondamentale per la continuazione dell'attuale cessate il fuoco.

Tensioni persistenti

Hamas ha, nel frattempo, accusato Netanyahu di voler "tornare alla guerra" a Gaza, lamentando "esitazioni nell'avvio della seconda fase dei negoziati".

Il gruppo terrorista ha inoltre denunciato un bombardamento israeliano a est di Rafah che avrebbe ucciso tre agenti di polizia.

Le Forze di Difesa Israeliane hanno confermato di aver "operato per allontanare diversi sospetti" percepiti come minacce e di aver respinto veicoli non autorizzati che avanzavano dal centro di Gaza in violazione dell'accordo di tregua.

La questione degli insediamenti

Parallelamente, crescono le preoccupazioni per l'espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.

L'organizzazione Peace Now ha denunciato l'emissione di un bando per la costruzione di quasi 1.000 nuove unità abitative nell'insediamento di Efrat, un'espansione che potrebbe ostacolare lo sviluppo della vicina città palestinese di Betlemme.

La Cisgiordania è occupata da Israele dal 1967, e gli insediamenti ebraici sono considerati illegali dalla comunità internazionale, un'accusa che Israele respinge.

L'espansione degli insediamenti, insieme al piano Trump per Gaza, rappresenta un ostacolo significativo alla creazione di uno Stato palestinese internazionalmente riconosciuto nei territori della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est.

Il bilancio del conflitto

Il conflitto tra Israele e Gaza, scoppiato dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 che ha causato circa 1.200 vittime e 251 ostaggi, ha provocato oltre 48.000 morti a Gaza secondo le autorità sanitarie locali, con altre stime che potrebbero essere significativamente più alte.

Le Nazioni Unite stimano che almeno il 60% delle infrastrutture del territorio, inclusi scuole e ospedali, sia stato distrutto.

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