Negoziati Russia-Ucraina: continua lo scontro diplomatico tra Washington e Kyiv sul futuro della Crimea
L'inviato speciale di Trump è atterrato a Mosca mentre cresce la tensione tra Washington e Kyiv sul piano di pace americano. Il nodo principale rimane il riconoscimento della sovranità russa sulla penisola, che Kyiv rifiuta categoricamente.

L’inviato speciale del presidente statunitense Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, è arrivato a Mosca nella mattinata di oggi, atterrando all’aeroporto di Vnukovo. È la quarta visita di Witkoff in Russia dal mese di febbraio, a conferma dell’intensificarsi dei tentativi diplomatici dell’Amministrazione americana per trovare una soluzione al conflitto tra Russia e Ucraina.
Secondo i dati forniti dal sito Flightradar24, l’aereo partito dalla Florida ha seguito una rotta che ha attraversato l’Atlantico settentrionale, sorvolando Norvegia, Svezia e Lettonia, prima di entrare nello spazio aereo russo. Anche se i dettagli identificativi del volo non sono stati resi pubblici, la coincidenza con la visita annunciata del rappresentante americano fa ritenere che si tratti proprio del velivolo utilizzato da Witkoff.
Le proposte ucraine: centralità di Kyiv e nessun riconoscimento per la Crimea
La missione diplomatica americana si inserisce in un contesto in cui emergono nuovi dettagli sulle condizioni poste da Kyiv per dare il via libera ad una possibile intesa sul cessate il fuoco.
Il quotidiano britannico The Telegraph ha rivelato il contenuto di un documento ufficiale ucraino, presentato durante i colloqui tenutisi a Londra il 23 aprile, che riassume le cinque richieste fondamentali avanzate dall’Ucraina.
Al centro del documento c’è la questione della Crimea. Kyiv rifiuta categoricamente qualsiasi riconoscimento della sovranità russa sulla penisola. Come riportato dal Telegraph, l’obiettivo dell’Ucraina è impedire che Mosca ottenga una legittimazione giuridica internazionale dell’annessione avvenuta nel 2014, non solo per la Crimea ma anche per altri territori attualmente occupati.
Le altre quattro richieste ribadiscono l’importanza del diritto internazionale come base per qualsiasi accordo, escludendo soluzioni percepite come una “capitolazione”, ribadendo quindi:
- la necessità di ottenere chiare garanzie di sicurezza "come contropartita per qualsiasi potenziale accordo di pace in base al quale l'Ucraina cederebbe territorio alla Russia, anche temporaneamente";
- la rivendicazione di un ruolo centrale dell’Ucraina nel processo di pace;
- la denuncia dei rischi geopolitici che il controllo russo della Crimea rappresenterebbe anche per altri Paesi del Mar Nero, come Turchia, Romania e Bulgaria;
- infine, il respingimento di qualsiasi limitazione imposta alle capacità militari e all’industria della difesa ucraine.
Le condizioni USA: riconoscimento della Crimea russa e stop all’Ucraina nella NATO
Le richieste ucraine si scontrano apertamente con i contenuti del piano di pace formulato dall’Amministrazione americana. Secondo quanto riportato dal sito Axios, durante i colloqui di Parigi del 17 aprile gli Stati Uniti hanno presentato una proposta definita come “offerta finale” che prevede, tra le altre cose:
- il riconoscimento formale della sovranità russa sulla Crimea;
- l’impegno dell’Ucraina a non entrare nella NATO;
- la revoca delle sanzioni imposte a Mosca dal 2014;
- l’affidamento del controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia agli Stati Uniti.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha respinto pubblicamente queste condizioni, affermando che Kyiv “non riconoscerà giuridicamente l’occupazione della Crimea”.
Questa presa di posizione ha avuto conseguenze immediate sul piano diplomatico: il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha infatti annullato la propria partecipazione ai colloqui di Londra, contribuendo ad abbassare il livello della delegazione statunitense.
Le concessioni fatte da Mosca secondo Trump
Allo stesso tempo, parlando ai giornalisti durante un incontro con il Primo Ministro norvegese nello Studio Ovale, Trump ha messo in evidenza ciò che lui considera come una significativa concessione da parte russa nei negoziati di pace.
Quando gli è stato chiesto quali concessioni la Russia abbia "offerto finora per arrivare al punto in cui siete più vicini alla pace", Trump ha risposto così:
"Fermare la guerra, rinunciare a prendere l'intero Paese, è una concessione piuttosto importante".
Trump says that Russia’s concession to Ukraine is not taking over the entire country pic.twitter.com/n6NbQArmP6
— Aaron Rupar (@atrupar) April 24, 2025
Trump ha ricordato, comunque, come l'esercito ucraino sia riuscito a impedire alle forze russe di conquistare la capitale Kyiv nei primi giorni dell'invasione su larga scala nel febbraio 2022, con il successivo ritiro russo dalle periferie di Kyiv e da altre aree nel nord del Paese.
Delusione di Trump per la rigidità del Cremlino
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (WSJ), il presidente Trump sarebbe però, in realtà, anche “sinceramente sorpreso e segretamente irritato” per la mancanza di flessibilità mostrata dal presidente russo Vladimir Putin nell’ambito dei negoziati in corso.
La frustrazione del presidente americano sarebbe aumentata in seguito al massiccio attacco missilistico lanciato dalle forze russe contro Kyiv nella notte tra il 23 e il 24 aprile.
In risposta, Trump ha pubblicato un messaggio sul suo social network scrivendo “Vladimir, FERMATI!”, un appello definito dal quotidiano statunitense come “relativamente raro” per quanto riguarda le critiche pubbliche del presidente americano nei confronti del leader del Cremlino.
Secondo l’analisi del WSJ, questo appello mette in luce la premessa rischiosa su cui si fonda l’approccio negoziale dell’Amministrazione statunitense, ovvero l’idea che Mosca sia effettivamente disposta a negoziare la pace. L’incapacità finora dimostrata da Trump nel fermare rapidamente le ostilità in Ucraina lo sta rendendo, secondo il giornale, “sempre più deluso e apparentemente in difficoltà”.
Il punto cruciale, conclude il WSJ, è se il presidente degli Stati Uniti sarà disposto a fare pressioni significative sulla Russia pur di raggiungere un accordo, così come ha già esercitato forti pressioni sull’Ucraina.
Lavrov: “Siamo sulla strada giusta”, ma la posizione di Kyiv resta un problema
Da parte russa, il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha commentato lo stato dei negoziati in un’intervista rilasciata a CBS News, che sarà trasmessa integralmente il 27 aprile. Lavrov ha affermato che vi sono ancora aspetti da chiarire, ma ha definito l’approccio americano incoraggiante.
“Il presidente degli Stati Uniti ritiene, e penso giustamente, che ci stiamo muovendo nella direzione giusta”, ha dichiarato il capo della diplomazia russa, sottolineando l’apertura di Mosca a un accordo, sebbene restino “elementi da elaborare”.
Si tratta di un punto di vista molto vicino a quello del presidente Trump, che in una dichiarazione del 23 aprile, ha confermato l’esistenza di un’intesa con la Russia e ha puntato il dito contro la controparte ucraina:
“Pensavo che con Zelensky sarebbe stato più facile. Finora si è rivelato più difficile, ma va bene… Credo che raggiungeremo un accordo con entrambi”.
L’affermazione lascia intendere che, anche dal punto di vista dell’Amministrazione americana, così come per Mosca, le resistenze ucraine rappresentino l’ostacolo principale all’intesa.
Timori a Kyiv per un possibile disimpegno americano
In questo contesto, secondo il quotidiano tedesco Bild, intanto, all’interno del governo ucraino cresce il timore che gli Stati Uniti possano progressivamente ritirare il proprio sostegno. Una fonte anonima, citata dal giornale, ha riferito che Kyiv si sta preparando “al peggiore scenario, cioè alla cessazione del supporto da parte degli USA”.
Le dichiarazioni raccolte da Bild indicano una crescente frustrazione per quella che viene percepita come una mancanza di pressione da parte dell’Amministrazione Trump nei confronti di Mosca.
“Speravamo che fosse solo una sua tattica negoziale”, ha dichiarato un funzionario ucraino in riferimento all’atteggiamento del presidente americano, “ma non sta facendo alcuna pressione su Putin, non sta imponendo sanzioni e non sta nemmeno esprimendo pubblicamente indignazione per i brutali attacchi contro i civili ucraini”.
Secondo la stessa fonte, le condizioni proposte dagli Stati Uniti sono considerate inaccettabili da Kyiv e non troverebbero alcun consenso né a livello governativo né tra la popolazione ucraina. “Anche se il governo volesse arrendersi – cosa che non è vera – il popolo si opporrebbe”, ha affermato.
Sempre secondo la Bild, la strategia di Kyiv consiste ora nel tentare una revisione delle condizioni americane attraverso un’intensa attività diplomatica con i leader europei. In tale contesto, è previsto un possibile incontro tra Zelensky e Trump a Roma, in occasione della cerimonia di addio a Papa Francesco, in programma per domani 26 aprile.