Nate Silver prevede Ocasio-Cortez come candidata democratica per la presidenza nel 2028
Il noto analista politico vede la deputata di New York come probabile candidata alle prossime presidenziali. Secondo un recente sondaggio di Yale, Ocasio-Cortez gode del più alto indice di gradimento tra i democratici. Josh Shapiro indicato come seconda opzione.

Nate Silver ha indicato la deputata Alexandria Ocasio‑Cortez come la personalità con maggiori probabilità di guidare il Partito Democratico alle presidenziali statunitensi del 2028. La previsione è stata diffusa in un video e in una newsletter pubblicati sulla sua piattaforma Substack Silver Bulletin, dove Silver ha dialogato con Galen Druke, già conduttore del podcast di FiveThirtyEight.
Druke, che ha 35 anni proprio come la deputata di New York, ha spiegato che "ci sono molti punti a suo favore in questo momento", citando un sondaggio dell’Università di Yale diffuso questa settimana in cui Ocasio‑Cortez registra l’indice di gradimento netto più elevato fra tutti i democratici considerati. A suo giudizio la parlamentare "gode di un ampio appeal all’interno del partito" e potrebbe contare su un sostegno ulteriore "quando altri decideranno di affiancarla".
Silver ha condiviso l’analisi, identificando Ocasio‑Cortez come "prima scelta" per il 2028. Entrambi, tuttavia, hanno avvertito che le primarie democratiche si preannunciano densamente popolate e che la popolarità iniziale della deputata potrebbe subire contraccolpi "una volta che sul campo si presenteranno più candidati".
Un percorso in trasformazione
Sebbene convinto della solidità dei suoi numeri, Silver non esclude che Ocasio‑Cortez possa optare per un’altra strada politica. Detentrice di un seggio considerato sicuro alla Camera, la deputata è stata spesso indicata come possibile sfidante alle primarie contro il leader della minoranza al Senato, Chuck Schumer.
Il suo profilo nazionale, già alto, si è ulteriormente rafforzato nelle ultime settimane grazie al tour Fight Oligarchy, condotto insieme al senatore Bernie Sanders. In diversi Stati chiave gli incontri hanno attirato migliaia di elettori democratici frustrati, una partecipazione che i promotori definiscono sorprendente "considerando che non è un anno elettorale".
Druke interpreta queste mosse come segnali inequivocabili di un imminente annuncio: "Credo che si candiderà. Basta osservare il tour Fight Oligarchy e i contenuti che pubblica sui social". Secondo alcuni strateghi citati dai due analisti, la deputata "ha imparato molto" dal suo debutto a Washington; ora indirizza la propria offensiva politica soprattutto contro il presidente Trump sul terreno dell’economia e rivolge attacchi al miliardario Elon Musk, oltre che al Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE).
L’alternativa Shapiro e il fattore Harris
Se Ocasio‑Cortez dovesse perdere slancio, Silver e Druke individuano nel governatore della Pennsylvania Josh Shapiro la principale alternativa. Cinquantunenne, Shapiro era stato già citato lo scorso anno come potenziale vice dell’ex vicepresidente Kamala Harris. La sua notorietà ha ricevuto nuovo impulso dopo un attacco incendiario contro la sua abitazione nello Stato della Keystone, episodio che lo ha riportato in prima pagina.
Nonostante le congetture degli esperti, gli stessi sondaggi iniziali menzionati da Druke confermano al momento Kamala Harris come figura di gran lunga favorita per un "ritorno" dopo la sconfitta contro il presidente Trump lo scorso novembre. Resta però da verificare se la popolarità dell’ex candidata alla vicepresidenza basterà a respingere il crescente entusiasmo che circonda Ocasio‑Cortez o eventuali outsider come Shapiro.
Prospettive per le primarie
La prospettiva delineata da Silver descrive un Partito Democratico in fermento, pronto a misurarsi con una competizione interna che potrebbe ridefinire le sue priorità politiche. Tra il potenziale carisma generazionale di Ocasio‑Cortez, l’esperienza amministrativa di Shapiro e la riconoscibilità nazionale di Harris, l’esito delle primarie appare tutt’altro che scontato.
I due analisti avvertono che la reale portata del sostegno dietro ciascun profilo sarà misurabile solo quando il campo sarà al completo e i candidati dovranno confrontarsi con elettori, dibattiti e raccolte fondi. La verità è che il 2028 è ancora lontano e il cammino verso la nomination democratica resta disseminato di variabili che potrebbero modificare, anche radicalmente, gli equilibri registrati oggi.