Musk all’attacco di USAID: “è un organizzazione criminale… è tempo che muoia”
Il controverso progetto del presidente per smantellare l’agenzia che si occupa di aiuti internazionali con l’aiuto di Elon Musk scatena tensioni al Congresso e accende l’ira dei Democratici.

A Washington soffia il vento di un nuovo scontro politico dopo che il presidente Donald Trump ha lasciato intendere la volontà di chiudere la U.S. Agency for International Development (USAID).
L’annuncio è stato rafforzato dalle dichiarazioni di Elon Musk, a capo del neocostituito Department of Government Efficiency (DOGE), il quale ha confermato di aver discusso la questione direttamente con Trump, ottenendone pieno sostegno.
Il ruolo di DOGE
La vicenda è precipitata quando alcune figure legate al DOGE hanno fatto incursione nella sede di USAID a Washington, accedendo – secondo diverse testimonianze – a dati sensibili e persino a spazi riservati.
Pare, infatti, che i rappresentanti del DOGE, non tutti dotati di adeguate credenziali, abbiano insistito per consultare informazioni riservate e per esaminare i sistemi interni dell’agenzia, provocando il licenziamento di alcuni responsabili della sicurezza interna di USAID quando questi hanno cercato di opporsi.
Elon Musk, che negli ultimi giorni non ha perso occasione per condividere le proprie idee sui social, ha definito senza mezzi termini USAID una “organizzazione criminale”, ripetendo più volte che “è tempo che muoia”.
USAID is a criminal organization https://t.co/Xzl70dmow1
— Elon Musk (@elonmusk) February 3, 2025
Affermazioni tanto decise quanto prive di prove sostanziali, ma che confermano la rapidità con cui il DOGE si sta muovendo per “smantellare” o “riformare” ampie porzioni della macchina federale.
Le radici dello scontro
USAID, fin dalla sua creazione, è una agenzia federale si occupa di gestire gli aiuti umanitari e la cooperazione allo sviluppo in tutto il mondo.
Sulla carta, l’agenzia è indipendente e lavora a stretto contatto con il Dipartimento di Stato: motivo per cui la proposta di fonderne le attività con quest’ultimo (o di sopprimerle del tutto, come trapela dalle parole di Musk) ha sollevato perplessità anche tra alcuni repubblicani.
Sul tema è intervenuta la senatrice Joni Ernst (R-Iowa), che ha ammesso la necessità di “verificare l’esistenza di buoni programmi pro-America” ma, qualora ci fossero, sarebbe più efficace trasferirli sotto il controllo diretto dello State Department.
D’altra parte, Trump non ha mancato di rincarare la dose: di fronte alle telecamere, ha definito i vertici di USAID come un gruppo di “radicali lunatici” che sta gestendo la struttura in maniera politicizzata.
"It's been run by a bunch of radical lunatics. And we're getting them out. USAID. Run by radical lunatics. And we're getting them out. And then we'll make a decision."
— Howard Mortman (@HowardMortman) February 3, 2025
-- Trump
full gaggle with reporters at Andrew after return from Florida here: https://t.co/9B5tN4RBnF pic.twitter.com/WRuYyhjNyn
La stessa agenzia, durante il fine settimana, ha misteriosamente messo offline il proprio sito ufficiale, mentre l’account X (il social network di Musk, già noto come Twitter) di USAID risulta ora inesistente.
L’operazione del DOGE non riguarda comunque solo USAID.
Nel mirino di Musk è entrato anche il Dipartimento del Tesoro, dove, grazie al via libera del neo Segretario Scott Bessent, i rappresentanti del DOGE avrebbero ottenuto un accesso diretto ai sistemi di pagamento che gestiscono flussi finanziari fondamentali per milioni di cittadini americani.
Diversi ex alti funzionari del Tesoro, sia repubblicani che democratici, hanno definito la misura “senza precedenti”, evidenziando i rischi potenziali per la sicurezza e la trasparenza della spesa pubblica.
Le reazioni dal Congresso
In risposta, nei giorni scorsi i Democratici al Senato hanno protestato inviando una lettera formale al Segretario di Stato Marco Rubio, esprimendo “profonda preoccupazione” per un episodio che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza nazionale.
Nella lettera, i senatori democratici hanno denunciato come la rimozione di personale interno a USAID e il contemporaneo accesso a informazioni classificate siano episodi rappresentanti di un’ingerenza politica pericolosa.
I senatori democratici fanno anche notare che, per legge, qualsiasi decisione di accorpare o sciogliere un’agenzia federale dovrebbe essere discussa e approvata dal Congresso, nonostante l’Amministrazione Trump si dica determinato a procedere con urgenza.
Nel frattempo, invece, alcuni parlamentari repubblicani, fra cui il deputato Brian Mast (Florida), sostengono addirittura la necessità di ulteriori “purghe” all’interno del Dipartimento di Stato e di altre agenzie ritenute troppo costose e politicizzate, sposando la linea di Musk secondo cui solo un taglio drastico della spesa e della burocrazia potrebbe restituire efficienza allo Stato.