Musk attacca un consigliere di Trump definendolo "un serpente"
Il fondatore di X torna ad attaccare pubblicamente un membro dell’amministrazione dopo mesi di tregua. Al centro dello scontro le autorizzazioni di sicurezza e il caso NASA

Elon Musk ha lanciato un attacco diretto contro Sergio Gor, alto consigliere del presidente Donald Trump, definendolo “un serpente” in un post pubblicato mercoledì sera sulla sua piattaforma X. L’ex capo del Department of Government Efficiency (DOGE) è tornato così a criticare pubblicamente membri dell’amministrazione, pur evitando di rivolgersi direttamente al presidente.
Il commento è stato pubblicato in risposta a un articolo del New York Post secondo cui Gor, oggi direttore dell’ufficio del personale della Casa Bianca, non avrebbe completato le procedure necessarie per ottenere un’autorizzazione di sicurezza permanente. E questo nonostante sovrintenda al processo di controllo per migliaia di funzionari della Casa Bianca. “È un serpente”, ha scritto Musk, senza ulteriori precisazioni.
La Casa Bianca ha respinto le accuse, definendole infondate. David Warrington, consulente legale della Casa Bianca, ha dichiarato che Gor “è pienamente conforme a tutti gli obblighi etici e legali applicabili” e che “la sua autorizzazione di sicurezza è attiva”. Ha aggiunto che “qualsiasi insinuazione che non mantenga un’autorizzazione è falsa”.
Anche il vicepresidente JD Vance è intervenuto in difesa di Gor. In un messaggio di sostegno ha lodato “l’impegno [di Gor] per garantire che sostenitori impegnati e di principio dell’America First facciano parte del governo del presidente”. Ha inoltre aggiunto che “ha fatto un ottimo lavoro e continuerà a farlo”. Il suo intervento conferma che Gor gode del pieno sostegno delle figure chiave dell’amministrazione Trump.
Lo scontro tra Musk e Gor non è nato oggi. Le tensioni erano emerse già nei mesi precedenti, in particolare durante una riunione di gabinetto tenutasi a marzo. In quell’occasione, Musk aveva avuto scontri con diversi membri del governo sui tagli previsti per i loro dipartimenti. La situazione aveva costretto Trump a intervenire, chiarendo che i capi delle agenzie erano responsabili dei propri uffici, non Musk tramite il DOGE.
Un ulteriore elemento di frizione si è verificato con la revoca della nomina di Jared Isaacman a capo della NASA. Isaacman, imprenditore e astronauta, era stato sostenuto pubblicamente da Musk. Ma la sua candidatura è stata ritirata, in parte anche grazie all’intervento di Gor. La decisione è sembrata rappresentare la rottura definitiva tra Musk e alcuni vertici dell’amministrazione.
Dopo il caso NASA, Musk aveva avviato una serie di attacchi pubblici contro la Casa Bianca e contro il Big Beautiful Bill, una proposta legislativa voluta da Trump e in discussione al Congresso. In quel contesto, lo stesso presidente aveva collegato l’irritazione di Musk al ritiro della nomina di Isaacman, definendolo un fattore scatenante dei successivi attacchi.
L’episodio si è inserito in un quadro più ampio di deterioramento dei rapporti tra il presidente e quello che per anni era stato considerato uno dei suoi principali sostenitori. La rottura si era resa evidente con l’annuncio delle dimissioni di Musk dai suoi incarichi governativi, seguito da un confronto acceso tra i due anche sui social.
Nei mesi successivi, le tensioni si sono in parte attenuate. Trump ha pubblicamente dichiarato di non nutrire “rancore” nei confronti dell’imprenditore. Musk ha a sua volta riconosciuto di essere “andato troppo oltre” e ha pubblicato delle scuse su X. L’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca era di chiudere il conflitto mediatico per concentrare l’attenzione pubblica sulle priorità dell’amministrazione.