Migliora la fiducia dei consumatori americani grazie all'accordo sui dazi con la Cina

Secondo il Conference Board, l’intesa commerciale tra USA e Cina del 12 maggio ha fatto risalire la fiducia degli americani. Restano volatilità e preoccupazioni per inflazione ed incertezza delle politiche commerciali.

Migliora la fiducia dei consumatori americani grazie all'accordo sui dazi con la Cina

Negli Stati Uniti, la fiducia dei consumatori è tornata a salire per la prima volta in cinque mesi, spinta dall’accordo raggiunto dall’Amministrazione Trump per la riduzione dei dazi sulle importazioni dalla Cina. Lo ha reso noto il Conference Board, organizzazione no-profit che monitora l'indice di fiducia dei consumatori americani.

I nuovi dati diffusi mostrano chiaramente quanto la percezione economica degli americani sia strettamente legata alla guerra commerciale del presidente Donald Trump. In particolare, le preoccupazioni per finanze personali, inflazione e prospettive di occupazione si riducono ogni volta che si attenuano le tensioni sui dazi.

Secondo Stephanie Guichard, economista senior del Conference Board, il miglioramento era già iniziato prima dell'accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina del 12 maggio, ma ha preso ulteriore slancio subito dopo. Guichard ha precisato in una nota che, sebbene molti consumatori abbiano continuato a manifestare timori legati ai rincari provocati dai dazi e ai loro effetti negativi sull'economia, alcuni hanno anche espresso ottimismo riguardo al fatto che le recenti intese commerciali possano finire per sostenere la crescita economica.

Indice di fiducia in aumento

L’indice di fiducia del Conference Board ha registrato a maggio un incremento di oltre 12 punti, con miglioramenti diffusi in tutti i gruppi demografici e politici. Tuttavia, il rialzo più significativo è stato osservato tra gli elettori repubblicani. Nel complesso, i consumatori hanno espresso maggiore ottimismo riguardo le prospettive economiche, le condizioni commerciali, il mercato del lavoro e il loro reddito futuro, riducendo sensibilmente la quota di coloro che prevedono una recessione.

Parallelamente, le aspettative di inflazione dei consumatori per il prossimo anno sono calate di mezzo punto percentuale, portandosi al 6,5%. Va sottolineato però che circa la metà delle interviste è stata realizzata prima che il presidente Trump annunciasse la decisione di abbassare temporaneamente i dazi sulle importazioni cinesi dal 145% al 30% per un periodo di 90 giorni.

Tuttavia, il sondaggio si è anche concluso prima dell’ultima minaccia del presidente Trump di introdurre dazi del 50% sulle importazioni provenienti dall’Europa, decisione che è stata successivamente rimandata. Questo episodio evidenzia la natura intermittente delle tensioni commerciali che continuano a caratterizzare la politica economica degli Stati Uniti.

Volatilità delle percezione

La volatilità non riguarda solo le percezioni dei consumatori, ma si riflette chiaramente anche nei dati economici, rendendo difficile comprendere con precisione come le politiche sui dazi influenzino realmente la domanda. Nei primi mesi dell’anno si è, infatti, registrata una vera e propria corsa delle aziende americane all’accumulo di scorte per anticipare l’entrata in vigore dei dazi più alti. Ora, questo fenomeno si sta invertendo rapidamente.

Secondo i dati del Dipartimento del Commercio americano, gli ordini alle fabbriche sono calati di oltre il 6% ad aprile, dopo essere cresciuti quasi dell'8% il mese precedente. Questo andamento altalenante si spiega con la strategia delle aziende di anticipare gli acquisti per evitare i rincari doganali. Particolarmente drastico è stato il calo degli ordini di beni capitali non destinati alla difesa, come macchinari o attrezzature per l'edilizia, diminuiti del 19% ad aprile, registrando uno dei cali mensili più significativi dalla pandemia.

Questo crollo segue una crescita record del 27% registrata a marzo, tra le più alte della storia recente. Tale oscillazione nei dati evidenzia chiaramente come le politiche commerciali dell’Amministrazione Trump stiano generando cicli continui di accumulo e successivo svuotamento delle scorte. Una situazione che rende complesso interpretare in maniera stabile la reale direzione dell'economia americana.

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