Metà degli americani all'estero è pronta a rinunciare alla cittadinanza

Frustrazione politica, oneri fiscali e delusione per il ruolo globale degli Stati Uniti alimentano un crescente distacco tra gli espatriati e la madrepatria

Metà degli americani all'estero è pronta a rinunciare alla cittadinanza
Photo by Global Residence Index / Unsplash

Quasi la metà degli americani che vivono all’estero sta valutando di rinunciare alla cittadinanza statunitense. È quanto emerge dal 2025 Expat Trends Survey condotto dalla società Greenback Expat Tax Services, che evidenzia come il 49% degli espatriati stia considerando la rottura definitiva con gli Stati Uniti. Un incremento netto rispetto al 30% registrato l’anno precedente, che segnala una crisi di fiducia profonda nei confronti del proprio Paese d’origine.

Le ragioni principali dietro il crescente desiderio di abbandonare il passaporto statunitense sono la frustrazione politica, i costi legati al sistema fiscale americano e la percezione che gli Stati Uniti abbiano perso rilevanza sulla scena internazionale. Più della metà di chi prende in considerazione la rinuncia alla cittadinanza lo fa per insoddisfazione nei confronti della politica americana.

L’esito delle elezioni del 2024 ha aggravato questo sentimento di distanza. Il 63% degli espatriati intervistati ha dichiarato che i risultati del voto li hanno convinti a restare all’estero in modo permanente. In parallelo, l’adempimento degli obblighi fiscali si conferma una delle principali fonti di disagio: l’83% definisce stressante la compilazione della dichiarazione dei redditi mentre vive fuori dagli Stati Uniti, e oltre uno su quattro non è certo di compilarla correttamente.

Il 53% degli intervistati afferma di avere difficoltà a gestire la doppia tassazione, tra obblighi verso gli Stati Uniti e quelli verso il Paese di residenza. Per il 51% le norme fiscali americane sono troppo complesse, mentre il 45% segnala ulteriori complicazioni nel dover riportare redditi e patrimoni esteri. Anche le norme bancarie creano ostacoli: il 67% ritiene stressanti le regole applicate agli istituti finanziari esteri e quasi il 60% lamenta che il Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) ha reso più difficile aprire o mantenere conti bancari nel Paese ospitante.

I dati evidenziano anche chi è più propenso a rinunciare alla cittadinanza americana. I millennials guidano questa tendenza con il 60%, seguiti dalla Generazione X al 54%. Tra la Generazione Z e i baby boomer, solo il 29% sta considerando la rinuncia. I genitori con figli minorenni mostrano una propensione ancora maggiore: il 71% di loro ha preso in considerazione la rinuncia, contro appena il 31% tra coloro che non hanno figli. Questa differenza suggerisce che molte decisioni siano motivate dal desiderio di garantire un futuro più semplice e vantaggioso per i propri figli.

La tendenza varia anche a seconda del Paese di residenza. Gli espatriati americani in India mostrano il livello più alto di interesse alla rinuncia (93%), seguiti da quelli nel Regno Unito (53%), Francia (48%), Australia (47%), Canada (30%) e Germania (27%). Solo il 12% degli espatriati in Spagna riporta sentimenti simili. Questi dati indicano che la percezione delle condizioni locali e le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti possono influenzare significativamente le scelte individuali.

Oltre alle difficoltà personali, molti americani all’estero esprimono preoccupazioni più ampie. Il 60% ritiene che la reputazione internazionale degli Stati Uniti sia peggiorata dopo le elezioni del 2024, mentre il 54% afferma che la politica estera americana nei confronti del Paese ospitante è peggiorata. Inoltre, tre espatriati su cinque non si sentono rappresentati equamente dal governo statunitense, una critica che alimenta interrogativi sul principio della tassazione in assenza di rappresentanza politica.

Il sondaggio non fotografa soltanto lo stato d’animo degli americani già residenti all’estero, ma registra anche un crescente interesse alla vita fuori dagli Stati Uniti da parte di chi ancora vi risiede. Il 35% degli intervistati residenti in patria sta valutando un trasferimento all’estero, e il 16% pianifica di farlo entro un anno. Le motivazioni sono principalmente pratiche: il 48% è spinto da un costo della vita più basso e dalla possibilità di viaggiare, il 46% da considerazioni sulla sicurezza e sulla qualità della vita, il 37% da motivi legati al pensionamento o al miglioramento dello stile di vita, il 34% per l’accesso a cure mediche più convenienti. L’esito delle elezioni del 2024 influenza il 33%, mentre il 21% è motivato da opportunità lavorative e il 20% dall’inflazione.

Anche tra gli espatriati, l’inflazione è stata un fattore rilevante: per il 10% ha influito direttamente nella decisione di lasciare gli Stati Uniti. Nonostante la distanza, molti mantengono legami con il Paese d’origine. Il 63% torna almeno una volta all’anno, e la maggior parte ha costruito relazioni nel Paese ospitante: il 75% attraverso amici o colleghi locali, il 45% con familiari espatriati e il 34% tramite gruppi sociali di espatriati.

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