Marjorie Taylor Greene lascia il Congresso dopo la rottura con Trump
La deputata repubblicana della Georgia, fino a poco fa fedele alleata del presidente, si dimetterà il 5 gennaio 2026. La frattura è nata dalle sue critiche sulla gestione dei documenti legati al caso del finanziere Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019.
Marjorie Taylor Greene ha annunciato venerdì le dimissioni dal Congresso degli Stati Uniti, ponendo fine a una carriera turbolenta di cinque anni alla Camera dei deputati. La decisione arriva pochi giorni dopo che il presidente Donald Trump l'ha definita "traditrice" e ha minacciato di sostenere un candidato repubblicano contro di lei nelle primarie del 2026.
"Mi dimetterò dalle mie funzioni il 5 gennaio 2026", ha dichiarato la deputata in un comunicato pubblicato sul social network X. Greene ha aggiunto che "difendere le donne americane che sono state violentate a 14 anni, vittime di traffico e sfruttate da uomini ricchi e potenti non dovrebbe espormi a essere chiamata traditrice e minacciata dal presidente degli Stati Uniti, per il quale ho combattuto".
La rottura tra Greene e Trump, fino a poco tempo fa impensabile, è maturata nelle ultime settimane. La deputata della Georgia era stata una delle sostenitrici più vocali del presidente, accompagnandolo spesso nei comizi elettorali. Ma il rapporto si è incrinato quando Greene ha iniziato a criticare apertamente l'amministrazione Trump su diversi fronti.
Il punto di rottura è stata la questione dei documenti relativi a Jeffrey Epstein, il finanziere newyorkese morto in carcere nel 2019 prima del processo per crimini sessuali. Greene è diventata una delle voci più insistenti nel chiedere la pubblicazione integrale dei file, accusando la Casa Bianca di voler nascondere dettagli compromettenti. Trump, che aveva frequentato Epstein prima di una rottura nei primi anni 2000, si è opposto a lungo alla divulgazione completa, sostenendo che la questione fosse una distrazione orchestrata dai suoi avversari politici.
Dopo settimane di resistenza e crescenti pressioni anche da altri repubblicani, Trump ha cambiato strategia questa settimana. Il presidente ha firmato una legge che obbliga il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici tutti i documenti del caso Epstein entro 30 giorni. Resta però incertezza sull'ampiezza delle rivelazioni che seguiranno. Trump ha sempre negato di essere a conoscenza del comportamento criminale di Epstein, affermando che la loro disputa risaliva ad anni prima che i crimini venissero alla luce.
Ma per Greene il gesto è arrivato troppo tardi. Nelle sue dichiarazioni di dimissioni, ha detto di non voler sottoporre il suo distretto elettorale a "primarie dolorose e piene di odio contro di me da parte del presidente per cui tutti abbiamo combattuto". La deputata ha aggiunto di avere "troppo rispetto per me stessa e troppo amore per la mia famiglia" per affrontare una campagna del genere, prevedendo inoltre che i repubblicani perderanno probabilmente la maggioranza alla Camera nelle elezioni di metà mandato.
Le critiche di Greene a Trump non si erano limitate al caso Epstein. La deputata aveva accusato il presidente di concentrarsi troppo sulla politica estera e di non fare abbastanza per l'agenda interna, arrivando addirittura ad allinearsi con i democratici sulla questione dei sussidi per l'Affordable Care Act in scadenza. Si era anche descritta come "America first, America only", suggerendo che Trump si stesse allontanando dai principi del suo movimento.
Greene era entrata al Congresso nel 2020 dopo una campagna in cui aveva sostenuto apertamente QAnon, una teoria cospirazionista che coinvolge una presunta cabala globale di satanisti cannibali che gestisce un traffico di minori. Durante il primo anno al Congresso, la Camera a maggioranza democratica guidata da Nancy Pelosi aveva preso la misura straordinaria di rimuoverla da tutti gli incarichi nelle commissioni, citando le sue dichiarazioni passate a sostegno della violenza contro esponenti democratici e le sue affermazioni secondo cui le sparatorie nelle scuole di Sandy Hook e Parkland erano state inscenate.
Nonostante l'isolamento iniziale, Greene era riuscita a raccogliere milioni di dollari in piccole donazioni e a diventare una figura influente nel Partito Repubblicano. Quando i repubblicani avevano conquistato la maggioranza alla Camera nel 2022, l'allora speaker Kevin McCarthy l'aveva reintegrata nelle commissioni e l'aveva arruolata come consigliera stretta.
Le dimissioni di Greene creeranno ulteriori difficoltà allo speaker Mike Johnson, che deve gestire una maggioranza risicatissima alla Camera. Attualmente i repubblicani controllano 219 seggi contro i 213 dei democratici. Il governatore della Georgia Brian Kemp dovrà indire un'elezione speciale nel 2026 per riempire il seggio nel distretto fortemente repubblicano di Greene, che l'anno scorso aveva vinto con un margine di 29 punti percentuali.
Il deputato repubblicano Thomas Massie, anche lui critico verso Trump su alcune questioni, ha espresso sostegno per Greene dopo l'annuncio: "Sono molto triste per il nostro paese ma molto felice per la mia amica Marjorie. Mi mancherà moltissimo. Incarna ciò che un vero deputato dovrebbe essere". Anche il democratico Ro Khanna, che aveva collaborato con Greene per forzare la pubblicazione dei file Epstein, ha commentato che potrebbe avere "un futuro brillante in politica" e che è "probabile che sia una candidata formidabile nel 2028".
Trump ha definito le dimissioni di Greene "un'ottima notizia per il paese" in un'intervista con ABC News. La deputata non ha chiarito quali saranno i suoi prossimi passi, ma secondo fonti vicine a lei al momento non ha piani di candidarsi per nessuna carica. La sua uscita di scena chiude un capitolo tumultuoso della politica americana, segnato da controversie, teorie cospirazioniste e una lealtà a Trump che sembrava incrollabile fino a poche settimane fa.