Marco Rubio cerca di rassicurare gli europei sull’impegno americano nella NATO
In visita a Bruxelles, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti all’Alleanza Atlantica, pur chiedendo ai Paesi membri un aumento significativo delle spese militari fino al 5% del PIL

Durante la sua prima partecipazione a una riunione ministeriale della NATO, il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha voluto rassicurare gli alleati europei sul fatto che Washington non ha intenzione di abbandonare l’Alleanza Atlantica. «Il presidente Trump ha chiarito che sostiene la NATO. Rimarremo nella NATO», ha affermato Rubio a Bruxelles. I toni di Rubio sono stati più distesi rispetto a quelli aggressivi usati da altri rappresentanti dell’amministrazione americana nelle scorse settimane.
Il contesto, tuttavia, resta teso. Solo l'altro ieri il presidente Donald Trump ha annunciato una nuova offensiva commerciale globale, con l’introduzione di dazi contro l’Unione europea, il Regno Unito, la Norvegia e la Turchia – tutti membri della NATO – e ha minacciato addirittura di voler acquisire il Groenlandia, territorio autonomo del Regno di Danimarca. A ciò si aggiungono i negoziati in stallo per un cessate il fuoco in Ucraina, che accrescono l’incertezza tra gli alleati europei.
Rubio ha cercato di calmare le acque, criticando quella che ha definito un’“isteria ingiustificata” nei media internazionali e statunitensi riguardo a un possibile disimpegno americano dalla NATO. Ha però ribadito con fermezza che gli alleati europei devono fare di più per garantire la propria sicurezza. «La pace non è gratuita», ha dichiarato, invitando i Paesi membri ad aumentare le loro spese militari fino al 5% del prodotto interno lordo.
La proposta rappresenta un obiettivo ambizioso, considerando che soltanto due terzi degli alleati sono riusciti a malapena a raggiungere la soglia simbolica del 2%. La maggior parte degli Stati punta a una crescita più graduale, con l’obiettivo di arrivare a un impegno comune tra il 3% e il 3,5% del PIL entro il 2030, in vista dell’80° anniversario dell’Alleanza. Rubio ha chiarito che non ci si aspetta un incremento immediato, ma un piano concreto a medio termine.
Le sue dichiarazioni sono state accolte con un certo sollievo dalle capitali europee, soprattutto se confrontate con quelle del segretario alla Difesa Pete Hegseth, che a febbraio aveva invitato bruscamente gli alleati a sostituire gli Stati Uniti nella difesa europea. Hegseth aveva inoltre escluso un aumento delle spese militari americane, mentre Rubio ha affermato che anche Washington dovrà fare la sua parte, salendo oltre l’attuale 3,5% del PIL destinato alla difesa.
Le divergenze tra il Dipartimento di Stato e il Pentagono sono evidenti. Mentre Rubio prospetta un rafforzamento progressivo e condiviso della NATO, Hegseth sembra orientato verso un ridimensionamento più rapido della presenza militare statunitense in Europa, in favore di altri scenari strategici. L’ambiguità delle posizioni americane lascia aperta la questione sulla reale volontà dell’amministrazione Trump di mantenere a lungo termine un ruolo centrale nella NATO.