L'Unione Europea prepara pesanti sanzioni contro la piattaforma X di Elon Musk
Gli enti di regolamentazione europei sono pronti a imporre contro la società di proprietà di Elon Musk pesanti multe che potrebbero superare anche il miliardo di dollari per violazioni della legge europea sui servizi digitali.

Gli enti di regolamentazione dell'Unione Europea si stanno preparando a imporre pesanti sanzioni contro la piattaforma di social media X di Elon Musk per violazioni della normativa contro contenuti illeciti e disinformazione, secondo quanto riferito dal New York Times.
Si tratta di mossa che potrebbe ulteriormente intensificare le tensioni con gli Stati Uniti, già alte dopo l’annuncio dei dazi reciproci da parte degli Stati Uniti, in quanto colpirebbe uno dei consiglieri più stretti del Presidente Trump.
Le sanzioni in considerazione includerebbero una mega multa e richieste di modifiche alla policy della piattaforma, hanno dichiarato le fonti, che hanno preferito rimanere anonime dato che l'indagine è ancora in corso.
Questi provvedimenti, attesi per l'estate, rappresenterebbero i primi emessi in base alla nuova legge dell'UE, denominata Digital Services Act, concepita per obbligare le aziende di social media a controllare meglio i loro servizi.
Le autorità europee stanno valutando l'entità della multa da imporre a X, considerando anche i rischi di un ulteriore antagonismo con Trump nel contesto di più ampie dispute transatlantiche su commercio, tariffe e guerra in Ucraina.
La sanzione potrebbe comunque superare il miliardo di dollari, secondo una delle fonti, poiché i regolatori intendono fare di X un esempio per dissuadere altre aziende dal violare la legge.
I funzionari dell'UE hanno sottolineato che l'indagine su X sta procedendo indipendentemente dai negoziati commerciali, dopo che Trump ha annunciato questa settimana nuovi importanti dazi.
L'indagine è iniziata nel 2023 e i regolatori hanno deciso lo scorso anno in via preliminare che X avrebbe violato la legge europea.
Esiste però ancora la possibilità che l'UE e X raggiungano un accordo se l'azienda accettasse di apportare modifiche alle proprie policy ed alla propria piattaforma che soddisfino le preoccupazioni dei regolatori, hanno affermato i funzionari.
Ma X deve affrontare anche una seconda indagine dell'UE, più ampia, che potrebbe portare a ulteriori sanzioni.
In questa seconda indagine i funzionari dell'UE stanno indagando sulla possibilità che l'approccio non interventista di X nel controllare i contenuti generati dagli utenti l’abbia resa un centro di incitamento all'odio illegale, disinformazione e altro materiale che viene considerato dannoso per la democrazia in tutto il blocco di 27 nazioni.
"Abbiamo sempre applicato e continueremo ad applicare le nostre leggi in modo equo e senza discriminazioni verso tutte le aziende che operano nell'UE, in piena conformità con le regole globali", ha dichiarato in una nota un portavoce della Commissione Europea, l'organo esecutivo dell'UE, rifiutandosi di commentare specificamente su X.
La piattaforma X ha invece declinato ogni commento.
I funzionari di Bruxelles si aspettano che Musk, che ha criticato le politiche europee definendole una forma di censura, si opponga a qualsiasi tipo di regolamentazione.
Lo scorso luglio, dopo la pubblicazione dei risultati preliminari dell'UE, Musk ha dichiarato di essere pronto a contestare qualsiasi sanzione in "una battaglia pubblica in tribunale".
Questo potrebbe portare a uno scontro legale con ampie ramificazioni.
Se Musk si rifiutasse di conformarsi agli ordini dell'UE di modificare il suo servizio, si potrebbe arrivare a una situazione di stallo su come ottenere che X si adegui, con il rischio potenziale anche del blocco della piattaforma di social media sull’intero territorio dell’Unione Europea.
L'indagine su X è stata osservata con attenzione come primo significativo tentativo di applicare il Digital Services Act, che richiede alle aziende di controllare meglio le loro piattaforme e di fornire un'adeguata trasparenza su come funzionano i loro servizi.
La legge è diventata un punto di disaccordo nel dibattito transatlantico sulla libertà di espressione, con il Vice Presidente JD Vance che a febbraio ha paragonato la regolamentazione dell'UE alla censura digitale.