L'Unione Europea esclude Stati Uniti, Regno Unito e Turchia dal fondo di difesa da 150 miliardi

Le aziende di armamenti dei paesi non-UE potranno essere coinvolti solo dopo la firma di accordi specifici di sicurezza con Bruxelles.

L'Unione Europea esclude Stati Uniti, Regno Unito e Turchia dal fondo di difesa da 150 miliardi
Foto di ALEXANDRE LALLEMAND / Unsplash

Le aziende produttrici di armamenti provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Turchia saranno escluse dal nuovo piano di finanziamento europeo per la difesa da 150 miliardi di euro, a meno che i rispettivi governi non firmino accordi di difesa e sicurezza con Bruxelles.

Questa è l'importante novità emersa dalla proposta presentata mercoledì dalla Commissione Europea.

I dettagli del piano della Commissione UE

Secondo il piano, il fondo destinato alle capitali europee per l'acquisto di armamenti sarà accessibile esclusivamente alle aziende di difesa dei Paesi dell'UE e a quelle di Paesi terzi che abbiano sottoscritto accordi di difesa specifici con il blocco comunitario.

La proposta esclude inoltre l'acquisto di qualsiasi sistema d'arma avanzato sul quale un Paese terzo abbia "autorità di progettazione" - restrizioni sulla costruzione o sull'uso di componenti particolari - o controllo sul suo utilizzo finale.

Questa restrizione riguarda direttamente il sistema di difesa aerea e missilistica Patriot statunitense, prodotto dalla RTX, e altri sistemi d'armamenti americani sui quali Washington può imporre limitazioni riguardo ai luoghi in cui possono essere utilizzati.

La politica rappresenta una vittoria per la Francia e altri Paesi che hanno richiesto un approccio "Buy European" alla spinta agli investimenti nella difesa del continente, in un contesto di crescenti timori sulla dipendenza a lungo termine degli Stati Uniti come partner e fornitore di armi.

Il piano prevede che almeno il 65% del costo dei prodotti debba essere speso all'interno dell'UE, in Norvegia e in Ucraina.

La parte rimanente potrà essere destinata a prodotti provenienti da Paesi terzi che abbiano firmato un patto di sicurezza con l'Unione Europea.

"Abbiamo l'opportunità di costruire davvero l'industria europea della difesa", ha dichiarato Kaja Kallas, capo della diplomazia dell'UE, aggiungendo che la guerra in Ucraina ha dimostrato l'importanza di disporre di armi senza restrizioni.

"In situazioni di crisi, i militari hanno realmente bisogno di avere mani libere."

Le pressioni del Regno Unito

Il Regno Unito ha fatto forti pressioni per essere incluso nell'iniziativa, in particolare considerando il suo ruolo chiave in una "coalizione dei volenterosi" europea finalizzata a rafforzare le capacità di difesa del continente.

Le aziende di difesa britanniche, tra cui BAE Systems e Babcock International, sono profondamente integrate nell'industria della difesa di paesi dell'UE come Italia e Svezia.

Ma, affinché Paesi terzi come Stati Uniti, Regno Unito e Turchia possano partecipare all'iniziativa, dovrebbero firmare un partenariato di difesa e sicurezza con l'UE.

I colloqui tra Londra e Bruxelles su tale accordo sono iniziati ma si sono complicati per via delle richieste di un accordo UE-Regno Unito più ampio che includerebbe anche questioni controverse come i diritti di pesca e la migrazione.

"Stiamo lavorando per avere questo partenariato di difesa e sicurezza con il Regno Unito", ha dichiarato Kallas.

"Spero davvero che per il vertice UE-Regno Unito di maggio possiamo ottenere risultati... la comprensione che dobbiamo fare di più e farlo insieme c'è."

L'esclusione del Regno Unito e della Turchia rischia di creare gravi problemi per le grandi aziende europee di difesa che hanno stretti legami con produttori o fornitori in quei mercati.

Interrogato sulla posizione del Regno Unito riguardo alle regole per il nuovo fondo UE, martedì un funzionario britannico ha dichiarato:

"Siamo pronti a lavorare insieme sulla difesa europea nell'interesse della più ampia sicurezza europea, per prevenire la frammentazione nei mercati europei della difesa e per creare strutture legali che consentano agli Stati membri di collaborare con Paesi terzi."
Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.