L'UE multa Google per 3 miliardi, Trump minaccia nuovi dazi
La Commissione europea ha sanzionato Google per abuso di posizione dominante nel mercato della pubblicità online. Il presidente Trump ha reagito accusando Bruxelles di discriminare le aziende statunitensi e minacciando ritorsioni commerciali.
La Commissione europea ha annunciato una multa da 2,95 miliardi di euro contro Google per abuso di posizione dominante nel settore della pubblicità digitale. La decisione è arrivata nonostante le pressioni del presidente Donald Trump, che aveva minacciato ritorsioni commerciali nel caso in cui Bruxelles procedesse con la sanzione.
Secondo l’esecutivo europeo, l’azienda statunitense avrebbe distorto il mercato della pubblicità online favorendo i propri servizi a scapito di concorrenti, inserzionisti e editori digitali. Il controllo da parte di Google di diverse componenti del sistema, dal software usato dagli inserzionisti a quello dei publisher, creerebbe infatti “conflitti di interesse intrinseci”, come dichiarato dalla vicepresidente della Commissione Teresa Ribera. Bruxelles ha chiesto all’azienda di presentare entro 60 giorni, cioè entro l’inizio di novembre, un piano di rimedi per correggere gli squilibri, lasciando aperta l’ipotesi estrema di una cessione di asset nel settore pubblicitario.
La multa decisa ora è inferiore alla più pesante sanzione inflitta nel 2018, quando l’Ue aveva imposto a Google 4,34 miliardi per il caso Android, ma supera quella del 2017 da 2,42 miliardi legata al servizio di comparazione degli acquisti. Nel 2023 la Commissione aveva già avvertito la società che una separazione forzata delle sue attività pubblicitarie poteva essere l’unico strumento per evitare che continuasse a favorire se stessa.
Google ha annunciato ricorso. La responsabile per gli affari regolatori globali, Lee-Anne Mulholland, ha dichiarato che la decisione “impone una multa ingiustificata e obbliga a cambiamenti che danneggeranno migliaia di imprese europee rendendo più difficile per loro generare ricavi”.
La scelta di Bruxelles è maturata dopo un dibattito interno. Inizialmente la multa sarebbe dovuta arrivare il lunedì precedente, ma il commissario al Commercio Maroš Šefčovič aveva chiesto un rinvio proprio a causa delle minacce di Washington.
Il presidente Trump, attraverso un messaggio su Truth Social, ha definito “discriminatorie” le azioni dell’Unione europea e ha promesso che non resteranno senza risposta. Ha ribadito la sua posizione anche in dichiarazioni alla stampa alla Casa Bianca, affermando di aver consultato avvocati secondo i quali Google “non ha fatto nulla di sbagliato”. Per Trump le multe europee rappresentano “una fonte di entrate” a spese delle aziende americane.
Il presidente ha lasciato intendere la possibilità di avviare un’indagine commerciale basata sulla Sezione 301 del Trade Act del 1974, che gli permetterebbe di introdurre restrizioni se venisse dimostrata una pratica ingiustificata e penalizzante per il commercio statunitense. “Non possiamo permettere che questo accada all’ingegno americano, brillante e senza precedenti”, ha scritto Trump.
La Casa Bianca, con il vicepresidente JD Vance in prima fila, ha spesso criticato le norme tecnologiche europee sostenendo che colpiscono in modo sproporzionato le imprese degli Stati Uniti e rischiano di limitare la libertà di espressione.
Il caso europeo si intreccia con quello statunitense. Negli Stati Uniti, infatti, Google è sotto processo per accuse simili. In aprile un giudice federale ha stabilito che la società ha mantenuto illegalmente un monopolio nella pubblicità online e il 22 settembre è previsto un processo per definire i rimedi, tra cui potrebbe esserci lo smembramento dell’azienda.
Le tensioni arrivano in un momento delicato per i rapporti transatlantici. Solo pochi giorni prima della decisione di Bruxelles, Trump aveva ospitato alla Casa Bianca una cena con i vertici di diverse aziende tecnologiche, tra cui l’amministratore delegato di Google Sundar Pichai e il cofondatore Sergey Brin. In quell’occasione il presidente aveva elogiato l’azienda per aver evitato una divisione forzata dopo una sentenza relativa al monopolio sulla ricerca online. “Sono contento che sia finita”, aveva detto Pichai, ringraziando l’amministrazione per il “dialogo costruttivo” che aveva portato a una soluzione.
Trump ha aggiunto che durante la cena diversi dirigenti gli avevano espresso preoccupazione per le tasse imposte dall’Unione europea alle aziende statunitensi. “Non è giusto. Non vogliamo che questo accada alle nostre imprese”, ha dichiarato.
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