L'Ucraina sarebbe pronta ad accettare al 90% la proposta di pace degli Stati Uniti, "ora tocca alla Russia"
Il Ministro della Difesa ucraino ha comunicato agli Stati Uniti la disponibilità di Kyiv ad aderire al piano di Trump. Rubio e gli inviati speciali attendono la risposta di Mosca, mentre l'Amministrazione è pronta ad abbandonare i negoziati in caso di mancanza di progressi.

Il Ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov ha dichiarato ai funzionari statunitensi che Kyiv sarebbe "al 90%" d’accordo con il piano di pace avanzato dal presidente Donald Trump. L’annuncio è stato reso noto in seguito a un incontro avvenuto questa settimana a Parigi, durante il quale erano presenti il Segretario di Stato Marco Rubio e due inviati speciali statunitensi. La notizia è stata riportata dal New York Post, che cita un alto funzionario dell’Amministrazione americana.
Il piano degli Stati Uniti punta alla realizzazione di un cessate il fuoco definito come "completo e globale". Un incontro previsto la prossima settimana a Londra dovrebbe poi delineare le basi dell’accordo di pace complessivo da presentare alla Russia. Secondo quanto riferito da un funzionario statunitense, dopo l'incontro a Parigi, gli Stati Uniti intendono discutere direttamente con Mosca, proponendo quella che sarebbe una sorta di "ultima offerta", utile a comprendere chiaramente le posizioni di entrambi i contendenti.
"Una volta ottenuto questo quadro, si decideranno i passi successivi", ha spiegato il funzionario, confermando però che il presidente Trump è pronto ad abbandonare i negoziati se la Russia non mostrasse interesse ad aderirvi. In tal caso, la responsabilità del sostegno all’Ucraina passerebbe principalmente nelle mani degli alleati europei degli Stati Uniti.
Territori contesi e linea di cessate il fuoco
Tra le questioni ancora aperte, fondamentale resta la definizione precisa delle linee lungo le quali il conflitto potrebbe essere congelato. Un funzionario statunitense ha evidenziato che le riserve ucraine riguardano soprattutto il significato giuridico del cessate il fuoco, chiarendo la differenza tra una soluzione definita "de facto", cioè il riconoscimento pratico dell'occupazione russa senza una cessione formale del territorio, e una "de jure", che implicherebbe invece un riconoscimento legale dell'annessione operata da Mosca.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiaramente escluso che il suo Paese possa riconoscere legalmente ("de jure") le annessioni russe. Tuttavia, Zelensky ha manifestato disponibilità a interrompere le ostilità lungo le linee attualmente controllate dalle forze russe, che comprendono circa il 20% del territorio ucraino.
Incentivi economici per convincere Mosca
Per convincere la Russia a sedersi al tavolo delle trattative, gli Stati Uniti starebbero considerando concessioni economiche significative. Steve Witkoff, inviato speciale del presidente Trump, potrebbe infatti proporre una riduzione delle sanzioni economiche imposte alla Russia e lo sblocco dei beni finanziari sequestrati, in particolare i circa 300 miliardi di dollari congelati da Bruxelles. Tali misure rappresenterebbero un incentivo diretto a coinvolgere il Cremlino nel processo negoziale.
Tuttavia, alcuni esperti evidenziano rischi e contraddizioni in questo approccio. Alex Plitsas, analista dell’Atlantic Council, intervistato dal New York Post, ha sottolineato che queste eventuali concessioni si scontrerebbero con le precedenti posizioni espresse dal presidente Trump, che aveva minacciato di aumentare la pressione finanziaria sulla Russia in caso di mancato accordo. Plitsas ha ricordato che Trump è stato finora molto determinato con Kyiv, arrivando a sospendere supporto di intelligence e aiuti militari se non riceveva immediate risposte positive dagli ucraini sul cessate il fuoco.
Timori per violazioni russe e rischi diplomatici
Un ulteriore punto critico rilevato da Plitsas riguarda il comportamento della Russia in passato. Secondo l’esperto, Mosca avrebbe ripetutamente violato i cessate il fuoco, proseguendo con attacchi missilistici e con droni contro obiettivi civili. Questi precedenti renderebbero difficile fidarsi di eventuali accordi con il Cremlino, rischiando di mettere in imbarazzo l’Amministrazione Trump sulla scena internazionale e generare una disfatta diplomatica per gli Stati Uniti e per la NATO.
Inoltre, Plitsas ha rimarcato l’assenza di risposte sufficientemente dure da parte della comunità internazionale nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, il che avrebbe favorito la persistenza di comportamenti aggressivi da parte della Russia negli ultimi decenni.
Secondo Plitsas, gli ucraini hanno già dimostrato un autentico impegno per il processo di pace, accettando l’idea di un cessate il fuoco, mentre è Mosca che finora non ha mostrato una reale volontà di fermare il conflitto. L’esperto ha inoltre espresso preoccupazione per un eventuale ritiro del sostegno militare statunitense, scenario che potrebbe portare a nuove aggressioni russe in Ucraina e ulteriori perdite territoriali, definendo tale potenziale esito come "disastroso".