L'Ucraina perde terreno: ridotta del 30% l'area controllata nella regione russa di Kursk
Secondo gli analisti ucraini, l'avanzata russa si è intensificata dopo lo stop degli Stati Uniti alla condivisione di dati di intelligence.

Il controllo territoriale delle Forze Armate ucraine nella regione russa di Kursk è diminuito drasticamente nell'ultima settimana.
Secondo i dati del progetto di intelligence open source DeepState, dal 2 al 9 marzo la zona occupata dall'Ucraina si è ridotta da 407 chilometri quadrati a 288,8, con una perdita complessiva del 30% dell'area precedentemente controllata.

Solo nelle ultime 24 ore, come riportato dagli analisti ucraini, le forze di Kyiv hanno perso il controllo di circa 40 km quadrati. L'esercito russo ha infatti ripreso il controllo di diversi villaggi tra cui Malaya Loknya, Cherkasskoye Porechnoye, Martynovka e l'insediamento di Kositsa.
Tutte queste località si trovano a una distanza di 9-12 km a nord e nord-est dalla città di Sudzha, che rimane la posizione chiave delle truppe ucraine nella regione di Kursk.
Il canale Telegram filo russo "Two Majors" ha così descritto la tattica utilizzata dalle forze russe di percorrere per giorni un tubo precedentemente usato per trasportare il gas verso l'Europa per apparire furtivamente dietro le linee nemiche:
"I nostri assaltatori hanno percorso una quindicina di km in uno spazio ristretto e, apparendo alle spalle dello schieramento nemico, hanno ingaggiato combattimenti, seminando il panico tra le fila avversarie".
Nei giorni precedenti le unità ucraine avevano già segnalato l'avanzata dei militari russi verso le posizioni delle Forze Armate ucraine nell'area di Sudzha, utilizzando il gasdotto "Urengoy-Pomary-Uzhgorod", attraverso il quale il gas russo veniva trasportato in Ucraina e poi in Europa.
Ma la situazione per le truppe ucraine nella regione di Kursk è peggiorata drasticamente soprattutto a causa della mancanza di dati di intelligence statunitensi, che hanno smesso di arrivare il 5 marzo, come riportato dal New York Times.
La Russia ha approfittato di questa situazione intensificando l'offensiva, anche con l'impiego di un maggior numero di militari nordcoreani.
Secondo Roman Pogorely, co-fondatore di DeepState intervistato dal Wall Street Journal, i soldati nordcoreani "attaccano a ondate, esaurendo le risorse ucraine" e "tutti questi recenti successi sono stati ottenuti in gran parte grazie a loro".
Pogorely ha aggiunto che l'esercito russo stava preparando una grande offensiva nella regione di Kursk già da gennaio, sondando i punti deboli nel rifornimento del contingente ucraino attraverso l'utilizzo massiccio di operatori di droni.
Prima di questi sviluppi, il fianco meridionale della testa di ponte ucraina a Kursk è diventato a rischio di accerchiamento, e sulla principale strada di rifornimento delle forze ucraine a Sudzha sono state distrutte centinaia di mezzi.
L'esercito russo ha inoltre iniziato a distruggere i ponti lungo il confine con l'Ucraina per impedire la ritirata dei circa 10.000 soldati ucraini dalla regione di Kursk. "L'obiettivo non è respingere le unità ucraine, ma sconfiggerle e distruggerle completamente", ha sottolineato il canale Telegram "Two Majors".
Non è ancora chiaro se, di fronte a questa situazione, le Forze Armate ucraine decideranno ora di inviare rinforzi per tentare di stabilizzare il fronte nella regione di Kursk o se proveranno invece a salvare i propri uomini ed abbandonare del tutto il territorio russo, come riporta il Wall Street Journal.
Tuttavia, nel secondo caso, l'esercito ucraino dovrebbe prepararsi a difendere la regione ucraina di Sumy che si trova giusto al di là del confine.
Il ritiro delle truppe creerebbe, ad ogni modo, difficoltà non solo sul piano militare, ma anche su quello politico, poiché le autorità ucraine speravano di scambiare la testa di ponte nei pressi di Kursk con parte dei territori ucraini sotto occupazione russa, conclude il Wall Street Journal.