L'oscura funzionaria che governa il Senato americano

Elizabeth MacDonough blocca alcune misure del presidente Trump e attira le critiche dei repubblicani, ma resta una figura centrale e spesso inamovibile nella procedura legislativa americana

L'oscura funzionaria che governa il Senato americano
Photo by Darren Halstead / Unsplash

Elizabeth MacDonough ha più influenza sulla legislazione statunitense di molti senatori. È in carica dal 2012 come Senate parliamentarian, incarico tecnico ma cruciale, e ha il compito di interpretare le regole procedurali del Senato in modo rigorosamente imparziale. Sebbene le sue decisioni non abbiano forza legale, nella pratica vengono sempre seguite.

Il suo ruolo è diventato particolarmente visibile nei giorni scorsi, quando alcuni senatori repubblicani l’hanno attaccata con veemenza, accusandola di essere una "radicale di sinistra" e invocandone la rimozione dopo che ha deciso di bloccare alcune disposizioni del One Big Beautiful Bill. Nonostante gli attacchi, MacDonough non ha risposto né alla stampa né ai senatori. Mantiene un profilo pubblico estremamente basso, coerente con la natura del suo incarico: poco appariscente, ma decisivo.

Il contesto in cui opera è quello di un Senato sempre più polarizzato, in cui ottenere i 60 voti necessari per superare un filibuster è diventato difficile. Per questo motivo, molte leggi passano tramite la procedura di reconciliation, che consente l’approvazione con soli 51 voti. Tuttavia, questa scorciatoia è riservata alle misure che hanno effetti principalmente di bilancio. Sta proprio alla parlamentare decidere cosa rientra in questa categoria, applicando una regola chiamata Byrd rule.

La valutazione della Byrd rule implica che ogni disposizione di legge venga sottoposta a una sorta di scrutinio, noto informalmente come Byrd bath, per stabilirne la legittimità nel contesto della reconciliation. Se una misura viene scartata, prende il nome ironico di Byrd dropping. L’equilibrio tra natura politica e impatto economico della norma è ciò che guida il giudizio della parlamentare. In alcuni casi, i senatori evitano persino di chiederle un parere, temendo un responso negativo.

I malumori nei confronti di MacDonough non sono una novità esclusiva dei repubblicani. Anche i democratici hanno subito i suoi veti. Nel 2021, respinse la proposta di concedere lo status legale a milioni di immigrati senza documenti e bloccò l’aumento del salario minimo federale a 15 dollari l’ora. All’epoca, i democratici protestarono, ma alla fine si conformarono.

Secondo Jonathan Gould, professore di diritto alla New York University, i senatori rispettano le decisioni della parlamentare per due motivi principali. Il primo è la prudenza: eliminare vincoli procedurali mentre si è in maggioranza può rivelarsi controproducente quando si tornerà all’opposizione. Il secondo è di natura strategica: un parere contrario della parliamentarian consente ai partiti di evitare scontri interni, permettendo ad alcuni membri di proporre misure controverse e ad altri di non esporsi votandole.

L’ufficio della parliamentarian esiste da quasi un secolo, ma la sua importanza è cresciuta con l’aumento della polarizzazione politica. In un contesto in cui le maggioranze qualificate sono rare, sempre più provvedimenti passano tramite reconciliation. Le grandi leggi approvate nell’ultimo decennio—i tagli fiscali del primo mandato di Trump, gli stimoli pandemici, l’Inflation Reduction Act di Joe Biden—sono tutte nate attraverso questa procedura.

In questo scenario, Elizabeth MacDonough rappresenta un punto di equilibrio tecnico in una macchina legislativa sempre più politicizzata. Il suo ruolo, apparentemente secondario, determina in realtà quali proposte possano diventare legge e quali debbano essere accantonate. In un Senato dove le regole contano quanto i voti, la sua parola è legge.

Focus America non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.