L’Iran propone accordo sul nucleare provvisorio, ma gli Stati Uniti insistono su intesa completa
Il Ministro degli Esteri iraniano Araghchi solleva dubbi sul rispetto della scadenza di 60 giorni per trovare un accordo imposta dal presidente Trump mentre avanzano i preparativi per possibili raid militari americani.

Durante i negoziati in corso sul nucleare iraniano, il Ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, ha suggerito all’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, di prendere in considerazione un accordo provvisorio. La proposta, riferita da Axios sulla base di fonti informate, nasce dalla preoccupazione che una intesa definitiva non possa essere raggiunta entro la scadenza imposta dal presidente Donald Trump.
Secondo Araghchi, la complessità tecnica e la necessità di definire con precisione i dettagli dell’accordo renderebbero difficoltoso concludere i negoziati nei 60 giorni fissati. Tuttavia, la Missione iraniana presso le Nazioni Unite ha smentito la notizia, definendola “né vera né accurata”. Da parte sua, il Dipartimento di Stato americano ha scelto di non commentare.
Steve Witkoff avrebbe comunque risposto alla proposta mantenendo la linea dell’Amministrazione, dichiarando la preferenza per un’intesa completa entro i tempi previsti. Solo in caso di difficoltà reali si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di un accordo provvisorio.
La scadenza di 60 giorni ed il rischio di escalation
Il presidente Trump ha fissato una scadenza non specificata per i negoziati, ma secondo fonti americane il conto alla rovescia sarebbe già iniziato. Qualora i colloqui dovessero fallire, la Casa Bianca ha predisposto un rafforzamento militare in Medio Oriente, con due opzioni sul tavolo: un attacco diretto alle infrastrutture nucleari iraniane o il sostegno a un’eventuale azione militare israeliana.
Questa postura riflette l’intenzione dichiarata da Trump di perseguire una soluzione diplomatica, ma con la disponibilità ad agire con la forza se necessario.
I colloqui in corso ed il ruolo chiave dell’Oman
Nonostante le tensioni, da più fronti emergono segnali di progresso. Un alto funzionario statunitense ha parlato di “ottimi progressi” nei colloqui tenutisi a Roma. Anche Araghchi, nel corso di una visita a Pechino, ha riconosciuto la possibilità concreta di avanzamenti, grazie a una maggiore comprensione tra le parti.
I negoziati si sono svolti sia con mediazione che in forma diretta. Il Ministro degli Esteri dell’Oman, Badr al-Busaidi, in particolare, ha avuto un ruolo centrale nel facilitare il dialogo. Secondo quanto comunicato dal suo Ministero, le parti hanno concordato di entrare in una “nuova fase” negoziale con l’obiettivo di raggiungere un “accordo equo, duraturo e vincolante”.
L’intesa auspicata prevede un Iran libero da armi nucleari e sanzioni, pur mantenendo la possibilità di sviluppare energia nucleare a fini civili.
Verso un confronto tecnico sull’arricchimento
Il prossimo incontro tecnico è previsto per sabato in Oman. Al centro della discussione vi saranno le restrizioni richieste dagli Stati Uniti sul programma nucleare iraniano, in particolare sull’arricchimento dell’uranio. La delegazione americana sarà guidata da Michael Anton, responsabile della pianificazione del Dipartimento di Stato.
Parallelamente, Witkoff ha avuto un incontro a Washington con il Direttore Generale dell’International Atomic Energy Agency (IAEA), Raphael Grossi. Quest’ultimo ha definito i colloqui “seri” e ha sottolineato il momento “cruciale” che stanno attraversando.
Rientrato di recente da Teheran, anche Grossi ha dichiarato che l’Iran sembra realmente interessato a un accordo. Un team tecnico dell’IAEA si recherà a breve nel Paese per discutere il ripristino del sistema di monitoraggio nucleare.
La linea dell’Amministrazione Trump
Il Segretario di Stato Marco Rubio ha intanto ribadito che “siamo ancora lontani da qualsiasi tipo di accordo”. Rubio ha evidenziato che, pur preferendo una soluzione diplomatica, gli Stati Uniti sono contrari a un programma nucleare civile iraniano che includa l’arricchimento domestico dell’uranio.
Inoltre, ha avvertito che un’eventuale azione militare oggi comporterebbe maggiori difficoltà rispetto al passato, a causa dei progressi compiuti dall’Iran sul piano sia nucleare sia militare.