L’inflazione negli Stati Uniti torna a salire
I prezzi al consumo aumentano del 2,9% in un anno, mentre l’economia mostra segni di rallentamento. La Banca centrale americana deve affrontare scelte difficili.
Negli Stati Uniti l’inflazione sta tornando a farsi sentire complicato il lavoro della Federal Reserve (Fed), la Banca centrale americana. Secondo i dati pubblicati l’11 settembre 2025 dal Bureau of Labor Statistics, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% ad agosto rispetto a luglio, portando la crescita annuale al 2,9%. Questo valore è superiore all’obiettivo del 2% che le banche centrali, inclusa la Fed, considerano ideale per mantenere l’economia stabile. Rispetto a luglio, quando l’inflazione era al 2,7%, si nota un’accelerazione, la più alta da gennaio 2025. Questi numeri preoccupano gli esperti, perché indicano che i prezzi stanno salendo più velocemente del previsto, anche se l’impatto totale dei nuovi dazi introdotti dal presidente Donald Trump non si è ancora del tutto manifestato.
Gli americani stanno iniziando a percepire gli effetti di questa inflazione nella loro vita quotidiana. Al supermercato, i prezzi di frutta, verdura, carne e uova sono aumentati dello 0,6% rispetto a luglio. Anche le bollette dell’elettricità sono più care, con un incremento dello 0,2% in un mese e del 6,2% nell’ultimo anno. Il costo del gas, pur leggermente diminuito nell’ultimo mese, registra un aumento annuale del 13,8%. Al contrario, i prezzi della benzina sono scesi del 6,6% rispetto ad agosto 2024. Questi aumenti stanno mettendo pressione sulle famiglie, che devono affrontare spese crescenti in un momento in cui l’economia mostra segni di rallentamento.
Un altro dato preoccupante è l’aumento dei prezzi di base, che escludono cibo ed energia, considerati più volatili. Questi prezzi sono cresciuti del 3,1% nell’ultimo anno. In particolare, i costi delle abitazioni, una delle principali fonti di malcontento per gli americani, sono saliti del 3,6% rispetto ad agosto 2024. Anche le spese mediche, già molto elevate negli Stati Uniti, sono aumentate del 3,4%, aggravando le difficoltà per molti cittadini.
Il presidente Trump ha commentato i dati economici con il suo solito stile diretto. Il 10 settembre, dopo la pubblicazione dei prezzi alla produzione, che mostravano una certa stabilità, Trump ha dichiarato sui social che non c’era inflazione, criticando duramente il presidente della Fed, Jerome Powell. Lo ha definito “un disastro totale” e lo ha soprannominato “Troppo tardi”, chiedendo una riduzione immediata e significativa dei tassi di interesse. Tuttavia, i dati sull’inflazione pubblicati il giorno successivo hanno smentito la sua affermazione, evidenziando che i prezzi al consumo stanno effettivamente aumentando.
La Fed si trova ora in una posizione delicata. La prossima riunione, prevista per il 16 e 17 settembre, sarà cruciale. I dati sull’occupazione pubblicati il 3 settembre hanno confermato un rallentamento dell’economia americana a partire da aprile 2025. Inoltre, un rapporto del 9 settembre ha rivisto al ribasso le cifre delle nuove assunzioni tra aprile 2024 e marzo 2025, mostrando che il mercato del lavoro è in difficoltà da più tempo di quanto si pensasse. Per stimolare l’economia, molti analisti si aspettano che la Fed riduca i tassi di interesse, cioè il costo del denaro, già nella prossima riunione, con ulteriori tagli previsti entro la fine dell’anno. Tuttavia, abbassare i tassi potrebbe spingere ulteriormente l’inflazione, creando un dilemma: sostenere il mercato del lavoro o tenere sotto controllo i prezzi.