L'inflazione continua a preoccupare gli americani
Un sondaggio Ipsos mostra che, nonostante il calo dell’inflazione dal picco del 2022, gli americani continuano a percepire i prezzi come un problema centrale. I dazi imposti dall’amministrazione Trump potrebbero riportare nuove spinte inflazionistiche.

L’inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto il suo massimo nell’estate del 2022. Un anno dopo, nell’estate 2023, il tasso si era dimezzato, e nell’estate 2024 era sceso sotto il 3 per cento, livello che non ha più superato. L’estate 2025 ha registrato numeri stabili, giudicati solidi seppure non eccezionali.
Ma i dati raccolti da Ipsos mostrano che, nonostante la discesa dell’indice dei prezzi al consumo, l’inflazione resta tra le principali preoccupazioni. La recente diminuzione di attenzione al tema è in parte legata a un temporaneo aumento dell’allarme per i conflitti militari, ma i timori economici non si sono dissolti.

Secondo il sondaggio, la percezione degli effetti dei dazi varia a seconda dell’appartenenza politica. I democratici sono oggi più propensi dei repubblicani a dire di aver già sperimentato un aumento dei prezzi. In passato, sotto la presidenza di Joe Biden, la situazione era invertita: allora erano i democratici a dichiarare di vedere cali nei costi. Per Ipsos, questa oscillazione dimostra quanto il partito di appartenenza influenzi la valutazione della realtà materiale.
La divisione si riflette anche nelle aspettative sull’impatto dei dazi sull’occupazione. Gli americani sono divisi sulla possibilità che le misure protezionistiche generino più posti di lavoro, e non sono certi che i sacrifici economici si riveleranno “convenienti”. La maggioranza, però, concorda su un punto: i dazi comporteranno un aumento dei prezzi.

Gli effetti si vedono già tra le fasce più vulnerabili. Le famiglie con redditi più bassi si sentono maggiormente escluse dal consumo di beni come elettronica di fascia alta e ristorazione. Un’eventuale nuova ondata inflazionistica aggraverebbe ulteriormente questa condizione. Ipsos sottolinea che l’inflazione agisce come una tassa regressiva, colpendo in modo sproporzionato chi ha meno risorse.
Sul piano politico, gli americani nel 2024 avevano preferito l’approccio repubblicano alla gestione dell’inflazione rispetto a quello democratico. Ora, con Donald Trump alla Casa Bianca, la fiducia sembra non tradursi in ottimismo: la maggioranza continua a ritenere che l’economia sia sulla strada sbagliata. Un sentimento costante, evidenzia Ipsos, è la percezione di vivere in un sistema economico “truccato”, dal quale non tutti traggono benefici.

Il rapporto conclude che l’andamento dei prezzi rimane incerto. Non è possibile prevedere se e quando l’inflazione indotta dai dazi si materializzerà, né quanto i costi saranno assorbiti dalle imprese invece che dai consumatori. Ciò che appare più chiaro è che, se una nuova fiammata inflazionistica dovesse verificarsi, i maggiori perdenti sarebbero coloro che già oggi dispongono di meno mezzi.
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