L'indice S&P 500 entra in correzione tra timori di recessione e dazi

Il mercato azionario americano ha registrato un calo superiore al 10% rispetto ai massimi storici di febbraio, segnalando preoccupazioni sulle politiche economiche dell'amministrazione Trump

L'indice S&P 500 entra in correzione tra timori di recessione e dazi
Photo by Stephen Dawson / Unsplash

L'indice S&P 500 è entrato ufficialmente in territorio di correzione giovedì, chiudendo a 5.521 punti, oltre il 10% al di sotto del massimo storico di 6.144,15 raggiunto il 19 febbraio 2025. Questo crollo è un indicatore della crescente preoccupazione degli investitori riguardo l'impatto dei dazi commerciali promossi dall'amministrazione Trump e l'aumento delle probabilità di una recessione negli Stati Uniti.

Nell'ultimo mese, il mercato azionario americano è diventato uno dei peggiori tra i principali indici mondiali. Anche il Nasdaq Composite, che era già entrato in territorio di correzione alcuni giorni fa, ha chiuso la giornata con un forte ribasso, così come il Dow Jones Industrial Average.

A differenza del primo mandato di Trump, quando i cali del mercato potevano influenzare le decisioni politiche (il cosiddetto "Trump put"), questa volta l'amministrazione sembra meno preoccupata dell'andamento di Wall Street. "Non sono preoccupato per un po' di volatilità in tre settimane", ha dichiarato giovedì il Segretario al Tesoro Scott Bessent durante un'intervista a CNBC. "Siamo davvero concentrati sul medio-lungo termine".

Il crollo attuale segue quello di lunedì, definito come il peggior giorno del 2025 per i mercati azionari, quando gli investitori hanno manifestato il timore che l'economia potesse essere diretta verso una recessione. Questo calo di fiducia potrebbe mettere nuove pressioni sulla fiducia dei consumatori e sull'amministrazione Trump, proprio a pochi giorni da un possibile shutdown del governo federale.

La situazione attuale evidenzia un cambiamento significativo rispetto ai primi due mesi della presidenza Trump, quando il valore di praticamente tutti gli asset legati al presidente era in crescita. Ora i mercati sembrano aver abbandonato molti dei cosiddetti "Trump trades", con cali significativi per aziende come Tesla, Palantir e Trump Media.

Il mercato sembra esprimere un giudizio opposto a quello del presidente in merito alle guerre commerciali. Mentre Trump aveva famosamente affermato nel 2018 che "le guerre commerciali sono positive e facili da vincere", gli investitori sembrano credere il contrario: che una guerra commerciale sia dannosa, facile da perdere e potrebbe spingere gli Stati Uniti in una recessione evitabile.

Nonostante l'attuale correzione, gli esperti di mercato ricordano che simili flessioni, indipendentemente dalla causa, sono relativamente comuni. Secondo i dati di Invesco, in media i mercati impiegano circa tre mesi per riprendersi da un calo compreso tra il 5% e il 10%. Resta da vedere quanto rapidamente i mercati potranno rimbalzare questa volta.

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