L'Indiana vuolte ridisegnare i collegi elettorali
Il governatore repubblicano Mike Braun ha convocato una sessione straordinaria del parlamento statale per il 3 novembre, ma non è chiaro se avrà i voti necessari. L'operazione mira a rafforzare il controllo repubblicano alla Camera federale in vista delle elezioni di medio termine del 2026.
Il governatore dell'Indiana Mike Braun ha annunciato lunedì 27 ottobre di aver convocato una sessione straordinaria del parlamento statale per ridisegnare i confini dei collegi elettorali dello stato. La decisione arriva dopo settimane di pressioni da parte del presidente Donald Trump e del vicepresidente JD Vance, che vogliono aumentare il numero di seggi sicuri per i repubblicani alla Camera dei rappresentanti in vista delle elezioni di medio termine del 2026.
Per capire cosa sta succedendo è necessario spiegare come funziona il sistema elettorale americano. Ogni stato è diviso in distretti congressuali, cioè circoscrizioni elettorali che eleggono un deputato ciascuna alla Camera federale. Questi confini vengono normalmente ridisegnati ogni dieci anni, dopo il censimento nazionale della popolazione, per adattarli ai cambiamenti demografici. Il problema è che chi controlla il parlamento statale può tracciare i confini in modo da favorire il proprio partito, una pratica chiamata gerrymandering. Si possono creare distretti dalle forme bizzarre che raggruppano elettori amici e isolano quelli avversari, manipolando così il risultato elettorale senza cambiare una sola legge.
Quello che Trump sta chiedendo ad alcuni stati è ancora più controverso: ridisegnare i collegi a metà del decennio, cioè fuori dal normale calendario decennale, per ottenere un vantaggio immediato. L'Indiana è il quarto stato a maggioranza repubblicana che prende in considerazione questa opzione, dopo Texas, Missouri e North Carolina che hanno già approvato nuove mappe.
Attualmente i repubblicani controllano sette dei nove seggi congressuali dell'Indiana, pari al 77% della delegazione statale. Nelle elezioni presidenziali del 2024, però, meno del 60% degli elettori dello stato ha votato repubblicano. Trump ha vinto l'Indiana con un margine di 19 punti percentuali, il che rende lo stato territorio sicuro per il partito. Ma ai democratici bastano tre seggi in più per conquistare il controllo della Camera a livello nazionale, e Trump vuole evitare questa eventualità contrastando la tendenza storica che vede il partito del presidente perdere seggi nelle elezioni di medio termine.
La campagna di pressione della Casa Bianca sull'Indiana è stata intensa. Il vicepresidente Vance ha visitato lo stato almeno due volte, il 7 agosto e il 10 ottobre, per incontrare i legislatori statali. A fine agosto diversi parlamentari sono stati convocati a Washington per ascoltare le richieste dirette di Vance. Lo stesso Trump ha parlato con i repubblicani dell'Indiana all'inizio di ottobre. Alcuni elettori hanno ricevuto telefonate e messaggi da un'organizzazione poco nota che li invitava a fare pressione sui propri rappresentanti per sostenere il ridisegnamento dei collegi.
Nonostante queste pressioni, molti parlamentari repubblicani dell'Indiana restano scettici. I repubblicani hanno la maggioranza assoluta in entrambe le camere del parlamento statale, ma secondo una portavoce del Senato repubblicano "i voti necessari per il ridisegnamento ancora non ci sono". Il presidente del Senato statale Rodric Bray aveva dichiarato quattro anni fa, quando vennero approvati gli attuali confini, che avrebbero "servito bene gli abitanti dell'Indiana per il prossimo decennio". Serve una maggioranza di 25 senatori su 50 per approvare una nuova mappa, e con solo dieci democratici significa che più di una dozzina di repubblicani si oppone all'idea.
Alcuni legislatori repubblicani hanno espresso preoccupazioni sui costi dell'operazione e sul possibile contraccolpo politico. Il vicegovernatrice Micah Beckwith ha invece attaccato i colleghi titubanti affermando che "il popolo dell'Indiana non ha eletto una super-maggioranza repubblicana perché il nostro Senato si rannicchi, scenda a compromessi o crolli nel momento in cui serve coraggio". I legislatori che votano contro il ridisegnamento potrebbero essere estromessi dalla carica se i loro colleghi sostengono candidati rivali nelle primarie come punizione.
Gli analisti politici ritengono che i repubblicani punteranno al primo distretto congressuale nel nordovest dell'Indiana, che include la città di Gary e altre località vicino a Chicago. Il seggio è occupato dal democratico Frank Mrvan, al suo terzo mandato. I repubblicani nazionali considerano da anni questo distretto come un'opportunità di conquista, soprattutto perché Trump ha guadagnato voti nelle comunità del nordovest dell'Indiana. Mrvan ha dichiarato lunedì che "la rappresentanza dovrebbe essere conquistata attraverso le idee e il servizio, non attraverso la manipolazione politica".
Un obiettivo più controverso sarebbe il settimo distretto congressuale, che comprende la contea di Marion e la città di Indianapolis, roccaforte democratica. Questo seggio è occupato dal democratico André Carson dal 2008. La sfida in questo caso è che dividere le aree fortemente democratiche di Indianapolis potrebbe rendere più competitivi altri distretti attualmente sicuri per i repubblicani nelle elezioni future. Entrambi i deputati democratici hanno condannato i tentativi di ridisegnare i collegi a metà decennio.
La sessione straordinaria inizierà il 3 novembre e per legge può durare al massimo 30 giorni di sessione o 40 giorni di calendario. Le candidature per le elezioni di medio termine del 2026 si aprono il 7 gennaio e si chiudono il 6 febbraio, con le primarie previste per il 5 maggio. Questo darebbe ai candidati solo pochi mesi per fare campagna elettorale con i nuovi confini distrettuali. Qualsiasi nuova mappa verrà probabilmente contestata in tribunale, come è già successo in Texas e Missouri.
Il fenomeno del ridisegnamento a metà decennio si sta diffondendo in altri stati. In Virginia i democratici hanno avviato una sessione straordinaria per abolire la commissione bipartisan per il ridisegnamento dei collegi e permettere al parlamento statale a maggioranza democratica di tracciare nuove mappe prima delle elezioni del prossimo anno. In California gli elettori voteranno il 4 novembre su una proposta per sostituire i distretti tracciati da una commissione indipendente con altri disegnati dal parlamento statale a maggioranza democratica, che potrebbero far guadagnare al partito fino a cinque seggi aggiuntivi. I democratici controllano già 43 dei 52 seggi della California.
Il leader della minoranza democratica alla Camera Hakeem Jeffries si è recato in Illinois lunedì per incontrare i legislatori statali democratici sulla possibilità di ridisegnare i distretti congressuali dello stato per favorire ancora di più i democratici, che già controllano 14 dei 17 seggi. Pressioni simili sono in corso anche in Maryland.
Secondo un sondaggio nazionale condotto da Common Cause su 2.000 elettori registrati, il 60% degli americani si oppone al ridisegnamento dei collegi a metà decennio. La pratica resta comunque tecnicamente legale, anche se solleva questioni sulla legittimità democratica di cambiare le regole del gioco a pochi mesi dalle elezioni.