L'incertezza di Trump sulla difesa di Taiwan apre nuovi scenari per la Cina

La posizione ambigua del presidente americano potrebbe modificare i piani di Pechino su una possibile invasione dell'isola.

L'incertezza di Trump sulla difesa di Taiwan apre nuovi scenari per la Cina
Foto di Vas / Unsplash

Lo smantellamento dell'ordine globale guidato dagli Stati Uniti da parte del presidente Trump ha introdotto un'incertezza significativa - e potenzialmente nuove opportunità - nella pianificazione cinese per una possibile invasione di Taiwan.

Mentre finora l'intelligence americana aveva indicato il 2027 come anno critico per una possibile invasione dell'isola, in concomitanza con il centenario dell'Esercito Popolare di Liberazione, la posizione di Trump rimane deliberatamente opaca.

"Non commento mai su questo", ha dichiarato recentemente Trump riguardo alla difesa di Taiwan. "Non voglio mai mettermi in questa posizione". Una dichiarazione che però aumenta l'incertezza, nonostante il presidente abbia riconosciuto che un'invasione cinese sarebbe "catastrofica".

Nel frattempo, Pechino ha intensificato la pressione militare, promettendo di "far avanzare con fermezza la riunificazione della Cina" e aumentando la spesa per la difesa del 7,2% del PIL.

Il prossimo ventesimo anniversario della Legge Anti-Secessione cinese, che autorizza esplicitamente l'uso della forza militare se la riunificazione pacifica con Taiwan diventasse impossibile, segna un ulteriore elemento di tensione.

In questo clima di crescente attrito, l'Ambasciata cinese ha lanciato un avvertimento inequivocabile agli Stati Uniti di Donald Trump:

"Se la guerra è ciò che gli Stati Uniti vogliono - guerra tariffaria, guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra - siamo pronti a combattere fino alla fine".

L'ambiguità strategica americana non basta più

Storicamente, i presidenti statunitensi hanno mantenuto una "ambiguità strategica" riguardo alla difesa di Taiwan. Con Trump, questa ambiguità è diventata ancora più grande.

La sua posizione sull'Ucraina suggerisce che non difenderebbe Taiwan solamente per proteggere la sua democrazia dall'aggressione di un Paese autoritario come la Cina. Il suo scetticismo verso la NATO e l'affinità con la Russia hanno già destabilizzato alleanze di lunga data.

Trump sembra invece privilegiare gli interessi diretti degli Stati Uniti rispetto alle alleanze o agli ideali. "Taiwan dovrebbe pagarci per la difesa," ha dichiarato a Bloomberg. "Non siamo diversi da una compagnia assicurativa. Taiwan non ci dà nulla in cambio".

Questa visione evidenzia la sua preferenza per negoziati diretti con superpotenze come Russia o Cina, spesso marginalizzando alleati tradizionali, anche quando la loro sovranità è minacciata.

L'importanza strategica di Taiwan

Taiwan, a differenza dell'Ucraina, detiene però una significativa importanza economica globale attraverso TSMC, l'azienda che produce oltre il 90% dei semiconduttori avanzati mondiali.

Sebbene questa dipendenza globale abbia storicamente scoraggiato l'aggressione cinese, Trump considera negativamente il dominio di TSMC:

"Taiwan ci ha portato via il business dei chip. Avevamo Intel, grandi aziende - ci è stato sottratto. Vogliamo riavere quel business".

Sotto minaccia di dazi, TSMC ha recentemente annunciato di aver investito 100 miliardi di dollari per la produzione negli Stati Uniti, soddisfacendo Trump ma preoccupando Taiwan, poiché potrebbe aumentare la sua vulnerabilità, se dovesse perdere la sua centralità.

Alla domanda se la produzione di TSMC basata negli Stati Uniti riduca il rischio di invasione cinese, Trump ha risposto ancora una volta in maniera ambigua:

"È una grande domanda. Non posso dire 'minimizzare'. Sarebbe catastrofico, ma avremmo una grande parte di questa produzione negli Stati Uniti. Quindi, ciò avrebbe un grande impatto se succedesse qualcosa".

Pivot verso il Pacifico?

Allo stesso tempo, molti funzionari dell'Amministrazione Trump sostengono uno spostamento del focus militare statunitense lontano dall'Europa e dal Medio Oriente verso il Pacifico.

Elbridge Colby, nominato per un ruolo di primo piano al Pentagono, ha affermato che la caduta di Taiwan in mano alla Cina "sarebbe un disastro per gli interessi americani", sostenendo che Taiwan dovrebbe aumentare la spesa per la difesa dal 2,5% al 10% del PIL.

Ha persino suggerito di "disabilitare o distruggere" gli impianti TSMC in caso di invasione cinese.

Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha a sua volta espresso la fiducia di Trump che Xi non invaderà Taiwan durante la sua presidenza, cosa che aggiungerebbe un ulteriore elemento al già difficile quadro delle relazioni USA-Cina-Taiwan.

Ma la verità è che dall'altra parte del mondo l'Europa ha già sperimentato la natura reale della politica estera di Trump. Non sorprende, dunque, che Cina, Taiwan e le altre nazioni dell'Indo-Pacifico stanno osservando attentamente questi sviluppi.

Come ha recentemente osservato il Ministro della Difesa di Singapore, l'immagine dell'America nella regione è cambiata "da liberatore a generatore di caos a proprietario che cerca di farsi pagare un affitto", sintetizzando l'evoluzione della percezione del ruolo americano nell'equilibrio geopolitico asiatico.

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