L'improbabile intesa tra Trump e Mamdani

Dopo mesi di insulti reciproci, il presidente e Zohran Mamdani si sono incontrati alla Casa Bianca in un clima di sorprendente cordialità. Entrambi hanno sottolineato il costo della vita come priorità condivisa.

L'improbabile intesa tra Trump e Mamdani
Donald J. Trump

Il presidente Donald Trump e Zohran Mamdani, neoeletto sindaco di New York, hanno dato vita venerdì 21 novembre a uno degli incontri più inattesi della politica americana. Dopo mesi in cui si erano attaccati duramente, con Trump che definiva il trentaquattrenne socialista democratico un "comunista pazzo" e Mamdani che bollava il presidente come "despota" e "fascista", i due si sono presentati davanti ai giornalisti nello Studio Ovale con sorrisi e complimenti reciproci.

"Sono molto fiduciosi che farà un ottimo lavoro", ha dichiarato Trump seduto alla Resolute Desk, con Mamdani in piedi al suo fianco. Il presidente ha aggiunto di aspettarsi di aiutare il futuro sindaco, non di ostacolare il suo operato. "Penso che questo sindaco possa fare cose davvero straordinarie", ha proseguito Trump, che ha persino ammesso: "Una delle cose che mi sarebbe piaciuto essere un giorno è sindaco di New York".

L'atmosfera amichevole ha colto di sorpresa osservatori politici e giornalisti. La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt aveva infatti presentato l'appuntamento il giorno prima sottolineando che "un comunista" stava per entrare alla Casa Bianca. Ma la realtà si è rivelata ben diversa dalle aspettative di scontro.

Il tema che ha unito i due newyorchesi è stato il costo della vita. Mamdani ha costruito la sua campagna elettorale proprio sulla crisi abitativa e l'accessibilità economica della città, gli stessi temi che hanno aiutato Trump a vincere le elezioni presidenziali del 2024. "Abbiamo avuto una conversazione interessante, e alcune delle sue idee sono davvero le stesse che ho io", ha ammesso il presidente. "La nuova parola è accessibilità economica".

Mamdani ha mantenuto un approccio disciplinato durante l'incontro, riportando costantemente la conversazione sul costo della vita ogni volta che i giornalisti cercavano di evidenziare le differenze tra i due. "Quello che apprezz davvero del presidente è che l'incontro si è concentrato non sui punti di disaccordo, che ci sono molti, ma sullo scopo condiviso che abbiamo nel servire i newyorchesi", ha spiegato il futuro sindaco.

Trump è arrivato persino a difendere Mamdani dalle domande più insidiose dei reporter. Quando un giornalista ha chiesto al sindaco eletto se pensasse ancora che Trump fosse un fascista, il presidente è intervenuto con un sorriso: "Va bene, puoi semplicemente dire di sì. È più semplice che spiegare. Non mi disturba". E quando gli è stato ricordato che Mamdani lo aveva definito un despota, Trump ha replicato con leggerezza: "Mi hanno chiamato molto peggio di despota, quindi non è così offensivo".

Un momento particolarmente significativo si è verificato quando Trump ha preso le distanze da un'alleata importante. Alla domanda se concordasse con la deputata repubblicana Elise Stefanik, che aveva definito Mamdani un "jihadista", il presidente ha risposto seccamente: "No, non sono d'accordo". Trump ha poi aggiunto: "Ho incontrato un uomo molto razionale. A volte si dicono cose in campagna elettorale". Stefanik, che sta preparando la sua candidatura a governatrice di New York, ha risposto sui social media che su questo punto avrebbe dovuto "non essere d'accordo" con Trump.

Donald J Trump

L'incontro privato tra i due è durato circa quarantacinque minuti. Mamdani è stato accompagnato da tre stretti collaboratori, tutti sotto i trentacinque anni: Elle Bisgaard-Church, la nuova capo di gabinetto, Morris Katz e la portavoce Dora Pekec. Prima dell'incontro, il sindaco eletto aveva consultato diverse figure politiche, tra cui il senatore Chuck Schumer e la governatrice Kathy Hochul.

Secondo i media, Mamdani ha espresso al presidente le sue preoccupazioni sulle operazioni di immigrazione federale, citando in particolare un recente raid che aveva coinvolto una madre e i suoi figli. Tuttavia, Trump ha minimizzato la questione, sostenendo che avevano discusso più di criminalità che di immigrazione. "Lui non vuole vedere criminalità, e io non voglio vedere criminalità", ha affermato il presidente. "Ho pochissimi dubbi che andremo d'accordo su questa questione".

Steve Bannon, ex consigliere di Trump, aveva già avvertito i repubblicani di non sottovalutare Mamdani. "La sua vittoria dovrebbe essere un campanello d'allarme", aveva dichiarato a Politico Magazine.

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