L’Europa cerca una nuova leadership militare per difendersi dalla Russia

I leader riuniti all’Aia temono un disimpegno americano e si preparano ad aumentare le spese militari. Ma nessun paese europeo può sostituire Washington da solo.

L’Europa cerca una nuova leadership militare per difendersi dalla Russia
Photo by ALEXANDRE LALLEMAND / Unsplash

Il presidente Donald Trump aveva già valutato il ritiro degli Stati Uniti dalla Nato durante il suo primo mandato. Ora, tornato alla Casa Bianca, appare ancora più imprevedibile, lasciando gli alleati in allarme. I leader della Nato, riuniti questa settimana all’Aia, temono che Trump abbia deciso di abbandonare l’Ucraina e si preparano a varare un massiccio aumento della spesa per la difesa per scongiurare un disimpegno americano e rafforzare il fronte europeo contro la Russia.

Il problema dell’Europa è strutturale: non esiste un paese — né un gruppo ristretto di Stati come Regno Unito, Francia, Germania e Polonia — che possa realmente sostituire la potenza militare americana. Ogni potenza europea è alle prese con sfide fiscali, politiche o militari. “Il vantaggio della leadership americana era che era così superiore, massiccia e benevola che nessuno poteva contestarla”, ha spiegato un alto ufficiale francese a Politico. In assenza di Washington, “non ci sarebbe più un vero maschio alfa”, ha aggiunto. “Nessun altro può affermare la sua predominanza con la forza”.

Secondo un’indagine condotta da Politico e da Welt, più di una decina di alti funzionari politici e militari, sia europei che americani, ritengono che l’alleanza dovrà evolversi per adattarsi a un’eventuale riduzione del ruolo degli Stati Uniti. Pur ritenendo improbabile un ritiro formale di Washington dalla Nato, il timore è che Trump possa limitarsi a non impegnarsi in caso di attacco a un paese membro. I leader europei, consapevoli di questa possibilità, cercheranno all’Aia di evitare frizioni con il presidente americano, sperando di contenerne l’impulsività.

Negli ultimi decenni, l’Europa si è affidata alla protezione militare americana — convenzionale e nucleare — come pilastro della sicurezza transatlantica. Ma ora questi legami si stanno indebolendo. Le esternazioni di Trump, che ha pubblicamente umiliato Volodymyr Zelenskyy e lodato Vladimir Putin, che ha legato le garanzie Nato al livello di spesa militare dei singoli paesi, e che ha persino minacciato l’invasione della Groenlandia e l’annessione del Canada, minano la fiducia costruita in oltre 70 anni.

In parallelo, l’amministrazione Trump ha avviato una revisione della presenza militare americana in Europa, con l’ipotesi di ridislocare alcune truppe. Questo mentre aumentano i timori su un possibile attacco russo a un paese Nato entro i prossimi cinque anni. “Se Mosca decidesse di attaccare un paese Nato, non sappiamo davvero se Trump andrebbe in guerra contro la Russia”, ha dichiarato Barbara Kunz dello Stockholm International Peace Research Institute. “Prima, sotto Biden, eravamo sicuri. Puntavamo sull’effetto deterrente”.

L’ambasciatore americano alla Nato, Matthew Whitaker, ha confermato che Washington discuterà con gli alleati una possibile riduzione delle truppe dopo il vertice. Ha anche ribadito l’impegno degli Stati Uniti all’Articolo 5 del trattato Nato, ma solo a condizione che i partner europei investano abbastanza nelle proprie forze armate.

La prospettiva di un’America meno coinvolta è difficile da accettare per molte capitali europee. “È un argomento scomodo”, ha dichiarato l’ex ministro lituano Gabrielius Landsbergis. “Molti pensano che parlarne indebolisca la Nato”. Paesi come la Polonia, al confine con la Russia, ribadiscono che gli Stati Uniti stanno mantenendo i propri impegni. “La retorica di Trump serve a spingerci a investire di più. Funziona, e in Polonia ne siamo felici”, ha dichiarato il vice ministro della Difesa Paweł Zalewski.

Tuttavia, l’idea che la situazione possa tornare “alla normalità” dopo Trump è vista con sempre maggiore scetticismo. Un recente studio dell’International Institute for Strategic Studies stima che sostituire i 128.000 soldati e le armi americane in Europa costerebbe circa mille miliardi di dollari in 25 anni.

In questo contesto emergono alcune esperienze di cooperazione tra europei. Il Ukraine Defense Contact Group, nato su iniziativa americana, è ora guidato da Regno Unito e Germania. Un altro esempio è la coalizione dei volenterosi, promossa da Londra e Parigi per garantire la sicurezza dell’Ucraina in caso di cessate il fuoco. Entrambi i casi mostrano che nessun paese europeo da solo può assumere un ruolo guida paragonabile a quello degli Stati Uniti.

Secondo Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri tedesco, “Francia, Gran Bretagna, Germania e Polonia saranno i fattori decisivi”. Jean-Louis Thiériot, deputato ed ex vice ministro della Difesa francese, ritiene però che si debba andare oltre il Triangolo di Weimar (Francia, Germania, Polonia) includendo il Regno Unito. “Il problema con i trii è che finisce sempre per essere due contro uno”.

Ciascuno dei quattro paesi porterebbe un contributo specifico: Francia e Regno Unito hanno l’arma nucleare, la Germania il peso economico, la Polonia il più grande esercito d’Europa (escludendo la Turchia) e il più alto budget Nato in rapporto al PIL. Ma ognuno presenta anche vulnerabilità che potrebbero compromettere il coordinamento.

Infine, c’è il rischio che l’instabilità politica interna comprometta ogni sforzo comune. Trump dimostra che una singola elezione può rimescolare le alleanze internazionali. Anche in Europa, i populismi sono in ascesa. Partiti nazionalisti ed euroscettici stanno guadagnando terreno in Francia, Regno Unito e Germania, mettendo in dubbio la volontà futura di cooperare per la difesa. “Quello che funziona oggi con Macron, Starmer e Merz potrebbe non funzionare domani con Le Pen, Farage e Weidel”, ha osservato l’ufficiale francese.

Gesine Weber, del German Marshall Fund of the United States, ha confermato che questa è “una finestra di opportunità” per rafforzare la cooperazione europea, ma ha avvertito che l’incertezza politica mina la fiducia nella solidità di ogni singolo partner.

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