L'economia mondiale sull'orlo di un cambiamento epocale?
Il capitalismo necessita di un aggiornamento del suo sistema operativo. Mark Blyth analizza sul The Economist in che modo le scelte politiche determineranno il futuro economico globale.

Secondo una lunga analisi di Mark Blyth pubblicata su The Atlantic il 28 giugno 2025, il sistema economico globale sta attraversando una trasformazione profonda, paragonabile a quella degli anni Trenta del secolo scorso.
Blyth utilizza una metafora informatica per spiegare il funzionamento del capitalismo: un supercomputer che elabora migliaia di miliardi di calcoli su prezzi e quantità, fornendo informazioni su redditi, ricchezza, profitti e occupazione. Come ogni computer, il capitalismo funziona grazie a hardware (mercati, istituzioni e regimi normativi) e software (le idee economiche dominanti di un'epoca).
L'attuale sistema, nato negli anni Ottanta sotto Ronald Reagan e Margaret Thatcher, sta però giungendo al termine. L'era della globalizzazione guidata dall'America, caratterizzata da libero scambio e società aperte, si sta sempre più chiudendo sullo sfondo di guerre commerciali, preoccupazioni per il debito statunitense, calo della fiducia dei consumatori e indebolimento del dollaro.
Dal New Deal al neoliberismo
Il professor Blyth traccia una storia dei "reboot" economici del secolo scorso. L'ultimo grande riavvio forzato risale agli anni Trenta, quando la crisi di liquidità causata dal crollo di Wall Street del 1929, combinata con la legge sui dazi Smoot-Hawley del 1930, innescò la Grande Depressione con disoccupazione fino al 25% della forza lavoro.
Il sistema costruito per il periodo post-bellico aveva l'obiettivo di evitare una ripetizione degli anni Trenta ed era basato sull'idea di piena occupazione come obiettivo centrale dell'economia. Questo richiedeva modifiche significative, inclusa una politica che limitava la capacità dei proprietari di capitali di spostare i loro investimenti fuori dal Paese.
Il circolo virtuoso di alta produttività, alti salari e tasse elevate sui redditi alti per finanziare trasferimenti sociali diede così vita al welfare state americano. I sindacati erano visti come partner nelle imprese e il sistema produsse un consenso centrista così bipartisan che la gente faticava sempre di più a vedere differenze tra democratici e repubblicani.
Tuttavia, il sistema del New Deal aveva un bug. A metà degli anni Settanta, i profitti avevano iniziato a diminuire mentre salari e inflazione aumentavano. La classe degli investitori americani premette quindi il pulsante di riavvio: Reagan decise di smantellare i sindacati e deregolamentare i mercati, mentre la Federal Reserve sotto Paul Volcker alzò i tassi di interesse quasi al 20% per combattere l'inflazione.
La piena occupazione cessò di essere l'idea economica dominante. La riscrittura del software rese invece la stabilità dei prezzi, la mobilità dei capitali ed il ripristino dei profitti attraverso la globalizzazione le nuove priorità. Questo nuovo periodo è diventato noto come neoliberismo.
L'era Trump come catalizzatore
Anche questo nuovo sistema aveva però un bug. L'aumento della redditività è avvenuta a spese di regioni industriali un tempo stabili degli Stati Uniti, mentre la deregolamentazione finanziaria mascherava una cronica mancanza di crescita salariale e un livello sempre più crescente di disuguaglianza. Il crash del 2008 rivelò a tutto il mondo questo bug quando uno tsunami di credito divenne un terremoto di debiti.
Il presidente Trump ha agito come catalizzatore per il prossimo riavvio. La sua conquista del Partito Repubblicano è stata basata sul supporto di una coalizione elettorale più operaia che ha creduto alla sua politica populista del risentimento. Il nuovo obiettivo dell'economia, secondo l'approccio trumpiano, è dare benefici ai lavoratori uomini ripristinando posti di lavoro industriali ad alto contenuto di carbonio, rimuovendo gli immigrati dal mercato del lavoro e incoraggiando le donne a tornare casalinghe.
L'ideale economico MAGA deriva da una miscela di ritorno agli anni Cinquanta, che videro un'enorme espansione dei posti di lavoro manifatturieri per gli uomini, ed agli anni Quaranta, quando le donne furono riportate a casa e l'immigrazione fu fortemente limitata. Non si tratta, dunque, tanto della costruzione di un nuovo sistema, quanto del retrofit di diversi vecchi sistemi.
Anche l'ala "Dark Enlightenment" del settore tecnologico sta cercando di plasmare questo momento. Avendo investito tantissimo nell'intelligenza artificiale, i miliardari della Silicon Valley immaginano un'economia che funzioni come un futuro post-umano di automazione ed esplorazione spaziale.
Le opzioni per il futuro della sinistra
Secondo Blyth, la sinistra non ha ancora capito quale percorso intraprendere tra tre opzioni. La prima è rimanere fedeli alla gerontocrazia del Partito Democratico e aspettare che il trumpismo imploda. La seconda è sostenere lo sforzo della deputata Alexandria Ocasio-Cortez e del senatore Bernie Sanders di radunare un movimento anti-oligarchia populista di sinistra. La terza è l'agenda dell'"abbondanza", promossa da Ezra Klein e Derek Thompson di The Atlantic, che propone politiche di minore regolamentazione e pro-crescita.
Sta di fatto che per sviluppare un'alternativa alla modernizzazione regressiva che sostiene il movimento che ha portato alla doppia vittoria elettorale di Trump, la sinistra deve elaborare un'idea economica dominante che possa competere. L'approccio più promettente potrebbe essere una fusione del populismo di Ocasio-Cortez e Sanders con la versione più politica dell'abbondanza.
Ad ogni modo, un nuovo ordine economico si sta formando, il che significa che non è ancora fisso e che il suo destino può ancora essere plasmato. Ma il tempo sta scadendo. Per quanto confusa sia l'ideologia trumpiana, potrebbe vincere se gli oppositori non riusciranno ad elaborare un'idea diversa di cosa sia l'economia e per chi debba funzionare, conclude Blyth.