Le famiglie statunitensi sotto pressione economica
Un sondaggio della Century Foundation mostra che la maggioranza degli americani fatica ad arrivare a fine mese. Il 61% attribuisce all’amministrazione Trump l’aumento del costo della vita, mentre crescono debiti, pasti saltati e sfiducia nel futuro.
Più di sei americani su dieci ritengono che l’amministrazione Trump abbia avuto un impatto negativo sul costo della vita, spingendoli verso soluzioni finanziarie rischiose come debiti, carte di credito e prestiti informali per coprire le spese di base. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Morning Consult per conto della Century Foundation, su un campione rappresentativo di 2.007 elettori registrati.
Il rapporto, pubblicato il 31 luglio 2025, sottolinea come le difficoltà economiche siano ormai quotidiane per molte famiglie statunitensi. Oltre il 40% ha dovuto attingere ai propri risparmi nell’ultimo anno, mentre il 37% ha fatto ricorso alla carta di credito per pagare bollette o spese impreviste. Un quarto degli intervistati riferisce che qualcuno in famiglia ha saltato pasti per risparmiare denaro.
Il disagio è trasversale, ma colpisce in particolare i più giovani, le minoranze, le donne e i lavoratori con redditi medio-bassi. Tra gli appartenenti alla Generazione Z, l’85% si dice preoccupato per i prezzi dei generi alimentari e il 61% afferma che sarebbe difficile far fronte a una spesa imprevista di 500 dollari senza indebitarsi. Percentuali simili emergono tra i Millennials e tra i lavoratori pubblici, colpiti anche da recenti licenziamenti nel settore federale.

Più in generale, l’83% degli intervistati è preoccupato per il prezzo del cibo, il 64% teme di non poter coprire una spesa medica d’urgenza e il 47% è in ansia per il pagamento dell’affitto o del mutuo. Il 24% dichiara di trascorrere almeno tre ore al giorno preoccupandosi delle proprie finanze; il 41% almeno un’ora. E non si tratta solo di redditi bassi: anche un terzo di chi guadagna più di 100.000 dollari l’anno spende almeno un’ora al giorno a riflettere su come pagare le spese.
Il timore che la situazione possa peggiorare è diffuso. Il 76% degli intervistati è preoccupato per una possibile recessione, e il 41% lo è in modo marcato. In caso di crisi economica, il 58% teme di non riuscire a sostenere i costi dell’assistenza sanitaria, il 55% teme di dover contrarre debiti, e il 53% teme di non riuscire a mettere il cibo in tavola.
La politica dei dazi imposta dal presidente Trump contribuisce a rafforzare queste preoccupazioni. Quasi l’80% degli intervistati, inclusi il 70% dei repubblicani, si dice preoccupato che i dazi facciano aumentare i prezzi di beni quotidiani come vestiti ed elettrodomestici. Il 49% degli americani, compreso oltre un terzo dei repubblicani, crede che i dazi faranno aumentare “molto” i prezzi dei beni importati. Il 70% teme un aumento anche per i prodotti realizzati negli Stati Uniti.

Gli americani collegano direttamente le proprie difficoltà alla crescente concentrazione di potere economico. Il 51% degli intervistati ritiene che le corporation abbiano reso la vita più difficile negli ultimi venticinque anni. Solo il 20% pensa che l’abbiano resa più semplice. In rapporto alle proprie finanze personali, il 48% afferma che le imprese peggiorano la propria capacità di pagare le bollette, contro un 16% che invece ne beneficia.
I miliardari ricevono critiche ancora più nette. Il 52% degli intervistati sostiene che abbiano reso la vita più difficile, e solo il 14% che l’abbiano migliorata. Quattro volte più persone pensano che abbiano danneggiato la loro situazione finanziaria rispetto a chi ritiene che l’abbiano aiutata.
Anche il giudizio sui politici è fortemente negativo. Il 50% degli americani ritiene che i repubblicani al Congresso abbiano peggiorato la situazione negli ultimi 25 anni, contro un 27% che ne attribuisce loro un ruolo positivo. I democratici ottengono valutazioni più equilibrate, ma comunque negative: il 41% pensa che abbiano reso la vita più difficile, contro un 34% che ritiene il contrario.
Nel tentativo di affrontare queste difficoltà, molte famiglie americane ricorrono a strategie economiche precarie. Il 29% ha contratto debiti negli ultimi dodici mesi, mentre il 25% ha dovuto saltare pasti per contenere le spese. Il dato sale al 41% tra gli ispanici, al 29% tra i neri e al 38% tra i giovani tra i 18 e i 34 anni. Anche chi ha un reddito sotto i 50.000 dollari annui mostra segnali di forte disagio: il 39% ha saltato pasti e il 67% teme una spesa medica imprevista.
Oltre ai rincari su benzina e generi alimentari, gli americani guardano con crescente preoccupazione anche alle “infrastrutture” della vita economica: trovare un buon lavoro, accedere a un alloggio, sostenere i costi per crescere una famiglia. Il 73% degli intervistati ritiene che sia diventato più difficile acquistare una casa negli ultimi 25 anni, il 72% pensa lo stesso per l’università, il 69% per la cura dei figli, il 65% per pagare le bollette e il 62% per trovare un impiego ben retribuito.
Il sondaggio evidenzia infine una domanda diffusa di azione pubblica contro il potere delle corporation. Il 51% degli americani indica nell’influenza dei miliardari e delle imprese private il principale ostacolo alla realizzazione di progetti pubblici, contro il 33% che attribuisce la colpa alla burocrazia. Solo gli uomini repubblicani si distinguono da questa tendenza: per il 51% di loro è la burocrazia il vero problema.
Le priorità espresse dagli intervistati sono chiare. Il 60% vorrebbe vedere ridotto l’influsso del denaro nella politica e lo stesso numero sostiene che dovrebbero essere perseguite le aziende che truffano consumatori e lavoratori. Il 57% è favorevole ad aumentare le tasse sui ricchi. L’80% chiede un rafforzamento delle regole per proteggere i consumatori. Il 78% sostiene azioni legali contro le aziende che si accordano per aumentare i prezzi. Percentuali simili sostengono iniziative per aiutare i lavoratori derubati del salario e per spezzare i monopoli aziendali.