L'Amministrazione Trump licenzia tre operatori dell'USAID mentre erano in missione per il terremoto in Myanmar
Alcuni funzionari dell'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) sono stati licenziati proprio mentre valutavano gli aiuti nella zona colpita dal sisma.

Tre operatori dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), inviati in Myanmar per valutare l’assistenza post-terremoto, sono stati licenziati mentre si trovavano ancora sul campo, nella città di Mandalay.
Secondo fonti interne all'Agenzia, i tre hanno ricevuto email di licenziamento personalizzate pochi giorni dopo il loro arrivo, in piena emergenza umanitaria.
Il terremoto del 28 marzo ha causato, secondo le stime del governo birmano, oltre 3.300 morti e 4.800 feriti. A peggiorare la situazione, una tempesta tropicale ha colpito il Paese sabato, aggravando i danni strutturali causati dal terremoto con le inondazioni.
Aumentano le critiche all’Amministrazione Trump
Questi ulteriori licenziamenti hanno aumentato le critiche nei confronti dell’Amministrazione Trump, già accusata di aver ridotto drasticamente la spesa per gli aiuti esteri e di voler smantellare l’USAID.
Il Segretario di Stato Marco Rubio aveva infatti promesso che gli Stati Uniti avrebbero continuato a fornire assistenza umanitaria e d’emergenza, ma i fatti sembrano contraddire questa linea.
Secondo parlamentari democratici e altri osservatori, la risposta americana alla crisi in Myanmar è stata debole e tardiva.
La squadra di tre persone licenziate rappresentava il primo invio ufficiale di operatori umanitari statunitensi dall’inizio della catastrofe.
A differenza degli Stati Uniti, molti altri Paesi hanno inviato rapidamente aiuti e squadre di soccorso in Myanmar. Tra questi: Cina, Russia, India, Thailandia, Malesia e Vietnam.
Un clima di tensione interna all’Agenzia
I tre operatori — provenienti da Washington, Bangkok e Manila — erano esperti ed erano stati già attivi in missioni regionali.
La decisione di licenziarli, mentre si trovavano in una zona devastata dal sisma, ha indignato molti colleghi, sia all’interno dell’USAID che tra i diplomatici americani.
Venerdì, durante una riunione dell’Ufficio per l’Assistenza Umanitaria, i dipendenti hanno appreso con sorpresa e sgomento dei licenziamenti.
Sebbene un’email interna inviata il 28 marzo avesse già annunciato una riduzione del personale in vista dell’integrazione dell’USAID nel Dipartimento di Stato, la modalità con cui i tre operatori sono stati allontanati è stata giudicata particolarmente crudele.
Il futuro degli aiuti americani sempre più in bilico
Non è ancora chiaro quale sarà il destino dei tre operatori in Myanmar, ma con ogni probabilità dovranno concludere il loro incarico entro il 1° luglio o il 1° settembre, due date chiave per il ridimensionamento dell’Agenzia.
Venerdì sera, l’Ufficio per l’Assistenza Umanitaria ha inviato una nuova comunicazione ai dipendenti, ammettendo che “la situazione continua a essere difficile e incerta”.
L’email, ottenuta dal New York Times, indicava che l’agenzia gestisce attualmente 898 contratti e sovvenzioni attive — una frazione rispetto ai livelli pre-smantellamento — e che oltre il 60% riguarda l’assistenza umanitaria.
La progressiva riduzione dei contratti e delle risorse destinate all’USAID è stata confermata da diversi dipendenti, che denunciano ulteriori tagli in arrivo.
Già prima dell’era Trump, la spesa americana per gli aiuti esteri rappresentava meno dell’1% del bilancio federale. Ora, i fondi disponibili sono ancora più limitati.
L’USAID non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Il Dipartimento di Stato ha fatto sapere in una nota che non commenta i casi individuali, ma ha confermato che la squadra americana in Myanmar ha trascorso una notte all’aperto e ora è ospitata in un edificio.