L'ambasciatrice Usa in Ucraina rassegna le dimissioni: "Non posso sostenere la politica di Trump"
In una lettera pubblicata sul Detroit Free Press, la diplomatica spiega il suo dissenso verso la linea dell’amministrazione Trump, criticando il mancato sostegno all’Ucraina e denunciando le atrocità della guerra
Bridget Brink, ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina fino allo scorso aprile, ha annunciato le proprie dimissioni dopo quasi trent’anni di carriera diplomatica. In un articolo pubblicato sul Detroit Free Press, Brink ha spiegato le motivazioni del suo gesto, dichiarando di non poter più sostenere “in buona fede” la politica estera adottata dall’amministrazione del presidente Donald Trump. L’ambasciatrice ha definito i tre anni trascorsi in Ucraina come “il lavoro più difficile” della sua vita, motivando la sua decisione con un profondo disaccordo rispetto all’orientamento della Casa Bianca in merito al conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
Brink ha esordito riconoscendo la legittimità del presidente nel definire la politica estera del paese, sottolineando però il ruolo del Congresso nel garantirne i contrappesi istituzionali. “È compito del Servizio Estero americano eseguire quella politica”, ha scritto. Tuttavia, fin dall’inizio del mandato di Trump, secondo Brink, la linea seguita sarebbe stata quella di “mettere pressione sulla vittima, l’Ucraina, piuttosto che sull’aggressore, la Russia”.
Brink ha affermato di aver preso la difficile decisione di dimettersi perché non poteva più rappresentare una strategia che, a suo avviso, tradisce i valori fondamentali degli Stati Uniti. “Non posso restare a guardare mentre un paese viene invaso, una democrazia bombardata e bambini uccisi con impunità”, ha dichiarato. E ha aggiunto: “La pace a qualsiasi prezzo non è pace, è appeasement. E la storia ci ha insegnato ripetutamente che l’appeasement non porta a sicurezza, protezione o prosperità. Porta a più guerra e sofferenza”.
Brink ha poi messo in evidenza come la violenza sistematica esercitata dalle forze russe non abbia precedenti in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. “Nel corso di una carriera trascorsa in zone di conflitto, ho visto atrocità di massa e distruzione gratuita in prima persona, ma non abbiamo mai visto violenza così sistematica, così diffusa e così orribile in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha affermato.
Nell’articolo, l’ex ambasciatrice ha insistito sull’importanza strategica della guerra per gli interessi statunitensi. Secondo Brink, la gestione americana del conflitto avrà conseguenze dirette sul modo in cui alleati e avversari percepiscono il ruolo internazionale degli Stati Uniti. “Se permettiamo a Putin di ridisegnare i confini con la forza, non si fermerà con l’Ucraina”, ha avvertito, spiegando che l’obiettivo dichiarato del presidente russo è quello di “resuscitare un passato imperiale”, minacciando così la sicurezza dei membri della NATO.
Brink ha anche sottolineato le implicazioni globali di un possibile successo russo, in particolare in relazione alla Cina e agli equilibri in Asia. Secondo l’ex diplomatica, un’eventuale vittoria di Putin indebolirebbe la posizione americana e alimenterebbe azioni aggressive da parte di altri attori globali. A livello economico, Brink ha ricordato il valore strategico dell’alleanza con l’Europa, primo partner commerciale degli Stati Uniti, con un interscambio da 1,6 mila miliardi di dollari e 16 milioni di posti di lavoro generati su entrambe le sponde dell’Atlantico, inclusi molti nello Stato del Michigan.
“La posta in gioco per noi nella guerra della Russia in Ucraina”, ha scritto, “è mantenere 80 anni di pace scaturiti dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale – e la crescita economica, il commercio e i posti di lavoro reali che ne derivano”.
A chiusura del suo intervento, Brink ha citato il nonno, veterano della Seconda Guerra Mondiale, per richiamarsi ai valori americani di giustizia, generosità e impegno. “L’America che amo, quella che i nostri nonni hanno servito, non resterebbe mai a guardare e permettere che tali orrori accadano. O rinunciare ad aiutare i nostri amici. O compiacere l’aggressore”, ha dichiarato.