La vendetta di Trump: incriminato l'ex direttore dell'FBI Comey

Il presidente ha fatto pressioni sul dipartimento della Giustizia per perseguire James Comey, accusato di false dichiarazioni al Congresso nel 2020. L'incriminazione segna l'inizio delle ritorsioni giudiziarie contro i nemici politici di Trump

La vendetta di Trump: incriminato l'ex direttore dell'FBI Comey
Brookings Institution

Un grand jury federale in Virginia ha incriminato giovedì l'ex direttore dell'FBI James Comey per false dichiarazioni e intralcio della giustizia. L'accusa rappresenta il primo risultato concreto della campagna di vendetta promessa dal presidente Trump contro coloro che lo hanno investigato in passato.

"GIUSTIZIA IN AMERICA!" ha scritto Trump sui social media dopo l'annuncio dell'incriminazione. Il presidente ha definito Comey "uno dei peggiori esseri umani a cui questo paese sia mai stato esposto" e ha parlato dei suoi "crimini contro la nazione".

L'incriminazione arriva dopo settimane di pressioni pubbliche da parte di Trump, che aveva ripetutamente chiesto al dipartimento della Giustizia di agire contro i suoi avversari politici. Venerdì scorso il presidente aveva rimosso il procuratore federale Erik Siebert, che secondo fonti interne aveva concluso che non c'erano prove sufficienti per un'incriminazione contro Comey.

Al posto di Siebert, Trump ha nominato Lindsey Halligan, una sua ex avvocata personale e consigliere alla Casa Bianca. È stata lei a presentare personalmente il caso al grand jury, firmando da sola il documento di incriminazione di appena due pagine - una prassi insolita, dato che solitamente questi atti vengono firmati anche dai procuratori che hanno raccolto le prove.

Le accuse si basano su una testimonianza che Comey rese al Congresso il 30 settembre 2020, durante un'audizione sui legami tra la campagna di Trump del 2016 e la Russia. Secondo l'accusa, Comey mentì quando negò di aver mai autorizzato qualcuno all'FBI a fare da fonte anonima per i giornalisti riguardo alle indagini.

Durante l'audizione, il senatore repubblicano Ted Cruz del Texas aveva chiesto a Comey se avesse mai autorizzato il suo ex vice Andrew McCabe a condividere informazioni con i giornalisti del Wall Street Journal su un'indagine relativa alla Clinton Foundation. Comey aveva negato, confermando le sue precedenti testimonianze.

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Il documento di incriminazione non identifica chiaramente le persone coinvolte, riferendosi genericamente a "Persona 1" e "Persona 3", ma il contesto suggerisce si tratti di Hillary Clinton e Andrew McCabe. La vaghezza della formulazione ha portato alcuni esperti legali a ritenere il caso debole dal punto di vista probatorio.

Comey ha reagito con un video su Instagram, dichiarando la sua innocenza: "La mia famiglia e io sapevamo da anni che opporsi a Donald Trump ha un prezzo. Non vivremo in ginocchio, e neanche voi dovreste farlo". Ha aggiunto: "Non ho paura, e spero che neanche voi lo siate. Sono innocente, quindi andiamo a processo".

La mossa ha provocato immediate dimissioni nell'ufficio del procuratore federale della Virginia orientale. Troy Edwards Jr., genero di Comey e procuratore federale che aveva lavorato sui casi legati all'assalto del 6 gennaio, si è dimesso per "sostenere il suo giuramento alla Costituzione e al paese".

I democratici hanno condannato l'incriminazione come un abuso di potere. Il senatore Mark Warner della Virginia ha dichiarato: "Donald Trump ha chiarito che intende trasformare il nostro sistema giudiziario in un'arma per punire e mettere a tacere i suoi critici".

L'attuale direttore dell'FBI Kash Patel ha suggerito sui social media che questa non sarà l'ultima incriminazione contro quella che ha definito "la precedente leadership corrotta e i loro complici".

L'inchiesta su Comey si è concentrata su possibili bugie dette ai parlamentari durante la testimonianza del settembre 2020 sull'indagine Russia. La prescrizione per questi fatti scadeva martedì prossimo, creando una pressione temporale per l'azione legale.

Trump aveva licenziato Comey nel maggio 2017, mentre l'FBI stava investigando i possibili legami tra la sua campagna elettorale e la Russia. Quel licenziamento portò alla nomina del procuratore speciale Robert Mueller, che condusse un'indagine durata due anni. Nel marzo 2019 Mueller concluse che non era possibile dimostrare una cospirazione tra la campagna di Trump e il governo russo.

L'amministrazione Trump ha aperto tre indagini separate legate a Comey, secondo fonti informate. Nel distretto occidentale della Virginia, i procuratori federali stanno indagando su come certi documenti classificati relativi all'inchiesta Russia siano finiti in alcune parti del quartier generale FBI nel 2025 - un'indagine basata su teorie non comprovate secondo cui alti funzionari dell'intelligence avrebbero tentato di nascondere o distruggere documenti segreti.

Molti funzionari attuali e passati del dipartimento della Giustizia hanno definito profondamente preoccupante l'incriminazione di Comey. Le conseguenze potrebbero essere di vasta portata, includendo le dimissioni di altri procuratori per il modo in cui l'amministrazione Trump cerca di usare l'agenzia, e l'erosione della fiducia pubblica nei procuratori federali.

Trump ha rapidamente preso il controllo del dipartimento della Giustizia, installando fedeli che hanno rimosso dipendenti che lavoravano sulle indagini contro Trump, abbandonato le indagini sugli alleati di Trump e perseguito i nemici politici del presidente.

Se riconosciuto colpevole, Comey rischia fino a cinque anni di prigione, anche se molti procuratori attuali e passati ritengono il caso difficile da dimostrare. L'udienza preliminare è fissata per il 9 ottobre.

Comey non è il primo ex direttore dell'FBI ad affrontare accuse penali. Nel 1978 L. Patrick Gray, ex direttore ad interim durante il Watergate, fu incriminato per aver autorizzato agenti a entrare nelle case senza mandato, cercando membri fuggitivi del gruppo militante Weather Underground. Le accuse contro Gray furono ritirate due anni dopo.

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