La TV americana si interroga sulla libertà di parola
Jon Stewart, Stephen Colbert, Seth Meyers e Jimmy Fallon prendono posizione dopo lo stop di ABC a “Jimmy Kimmel Live”. I repubblicani evitano lo scontro diretto con il capo della Federal Communications Commission. Il presidente Trump esulta e incalza le altre reti.

La sospensione a tempo indeterminato di “Jimmy Kimmel Live” decisa da ABC ha innescato una reazione dei principali volti del late-night americano. Jon Stewart è tornato eccezionalmente in onda di giovedì con uno speciale del “Daily Show”. Stephen Colbert e Seth Meyers hanno aperto i loro programmi accusando le reti e le autorità di censura. Jimmy Fallon ha espresso solidarietà al collega.
Stewart ha scelto un allestimento con elementi dorati, un richiamo agli ornamenti che il presidente ha introdotto alla Casa Bianca, e si è presentato al pubblico come “il vostro ospite patriotticamente obbediente”. Ha ironizzato: “Non so chi sia questo personaggio di ‘Johnny Drimmel Live’ di ABC, ma il punto è che la nostra grande amministrazione ha stabilito regole molto chiare sulla libertà di parola”. Nel suo monologo ha spinto la satira fino al paradosso: “Alcuni detrattori potrebbero sostenere che le preoccupazioni di questa amministrazione riguardo alla libertà di parola sono semplicemente una manovra cinica, un sotterfugio inconsistente, un paravento per oscurare un consolidamento del potere senza precedenti e un’intimidazione unitaria, senza principi e freddamente antitetica a qualsiasi esperimento di governance in una repubblica costituzionale. Alcune persone direbbero questo. Io però no, penso che sia fantastico”.
Stephen Colbert ha aperto il “Late Show” definendo la sospensione “censura sfacciata” e rivolgendosi a Kimmel: “Con un autocrate, non puoi cedere nemmeno di un pollice. Jimmy, io e il mio staff siamo al 100% con te”. Il conduttore CBS, da tempo critico del presidente, ha ricordato che il suo programma sarà cancellato dopo la prossima stagione, collegando la scelta di ABC a un clima di pressione più ampio.
Seth Meyers, alla guida di “Late Night” su NBC, ha scherzato sul fatto che il suo show potrebbe essere il prossimo a sparire, alludendo alle parole del presidente che ha definito lui e Kimmel “due perdenti totali” dopo l’annuncio che “Jimmy Kimmel Live sarà sospeso indefinitamente”. Meyers ha parlato di “repressione della libertà di parola” da parte dell’amministrazione, aggiungendo con sarcasmo: “Completamente senza relazione, voglio solo dire prima di iniziare che ho sempre ammirato e rispettato il signor Trump”.
Anche Jimmy Fallon, conduttore del “Tonight Show” su NBC, è intervenuto con toni leggeri ma solidali: ha detto di essersi “svegliato con 100 messaggi di mio padre che diceva ‘mi dispiace che abbiano cancellato il tuo programma’”, per poi chiarire: “Ad essere onesto con tutti voi, non so cosa stia succedendo. E nessuno lo sa. Ma conosco Jimmy Kimmel ed è una persona perbene, divertente e amorevole, e spero che torni”, chiudendo con battute sulla censura.
Le reazioni televisive rispecchiano una spaccatura politica a Washington. Secondo i democratici, l’episodio è il segnale di un attacco frontale alla libertà di espressione. Il leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries ha accusato il presidente della Federal Communications Commission: Carr “ha disonorato l’ufficio che ricopre intimidendo ABC, il datore di lavoro di Jimmy Kimmel, e costringendo l’azienda a piegarsi”. Sul fronte opposto, i senatori repubblicani scelgono una linea prudente. Il leader della maggioranza al Senato John Thune afferma: “La mia preferenza sarebbe sempre quella di lasciare che le aziende prendano decisioni economiche di mercato”. Lisa Murkowski definisce “molto insolito” che il capo dell’agenzia rilasci “commenti molto provocatori”, ma ricorda che una rete può licenziare i dipendenti e giudica “fuori luogo” le parole di Kimmel.
Altri esponenti repubblicani insistono sulla natura “privata” dello scontro. Mike Rounds sostiene: “Capisco che al momento si tratta di una questione tra datore di lavoro e dipendente, ed è così che la affronterei”. Rand Paul esprime disagio per un possibile ruolo del governo: “Non voglio che il governo si occupi di controllare la libertà di parola”, aggiungendo su X che “la FCC non dovrebbe essere coinvolta”. Molti, tuttavia, evitano di criticare direttamente Carr, dichiarando di non aver ancora esaminato la sua presa di posizione. In diversi casi spostano l’attenzione sul contenuto del monologo di Kimmel, definito offensivo verso il presidente e verso Charlie Kirk, e salutano la sospensione decisa da ABC.
La discussione si innesta su un precedente recente: alcuni repubblicani avevano accusato la precedente amministrazione di pressioni sulle piattaforme social rispetto ai contenuti sul COVID-19. Lo stesso Paul aveva guidato indagini sull’influenza della Casa Bianca sulle aziende tecnologiche. Ora, però, non entra nel merito dei commenti di Carr e ribadisce la legittimità delle scelte dei datori di lavoro privati. La senatrice Cynthia Lummis descrive un cambio di approccio: “In tempi normali, in circostanze normali, tendo a pensare che il Primo Emendamento dovrebbe sempre essere il diritto supremo. E che dovrebbero esserci quasi nessun controllo ed equilibrio su di esso. Non la penso più così”.
Mentre il dibattito politico prosegue, il presidente Trump alza i toni. Su Truth Social scrive: “Grande notizia per l’America: lo show di Jimmy Kimmel, che ha problemi di ascolti, è CANCELLATO. Congratulazioni ad ABC per aver finalmente avuto il coraggio di fare quello che doveva essere fatto. Kimmel ha ZERO talento, e ascolti peggiori persino di Colbert, se questo è possibile. Questo lascia Jimmy e Seth, due perdenti totali, sulla NBC di fake news. Anche i loro ascolti sono orribili. Fatelo NBC!!!”. In conferenza stampa ribadisce che Kimmel avrebbe dovuto essere licenziato “molto tempo fa” per “mancanza di talento” e minimizza i timori sullo stato della libertà di parola: “Potete chiamarla libertà di parola o no. È stato licenziato per mancanza di talento”.
I dati sugli ascolti citati nel dibattito offrono un quadro diverso. Il programma di Kimmel è secondo per pubblico complessivo nel late-night nel 2025 e primo nella fascia 18-49 anni, target centrale per gli inserzionisti. La rete ha sospeso lo show ma non ha comunicato un licenziamento, e rimane incerto se e quando tornerà in onda.
La decisione di ABC, di proprietà di Walt Disney, arriva dopo le polemiche seguite ai commenti di Kimmel sull’omicidio di Charlie Kirk, commentatore conservatore vicino al presidente. Lunedì 15 settembre il conduttore aveva detto: “Abbiamo toccato alcuni nuovi minimi durante il weekend con la gang MAGA che tenta disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro e fa tutto il possibile per ottenere punti politici da questo”. Un portavoce della rete ha poi dichiarato a USA TODAY che “‘Jimmy Kimmel Live’ sarà rimandato indefinitamente”.