La politica estera di Rubio: tra Russia e America Latina, una strada in salita

Il Segretario di Stato statunitense si trova a dover conciliare le sue storiche posizioni anti-autoritarie con la linea del presidente Trump favorevole al dialogo con Putin e con altri leader autoritari.

La politica estera di Rubio: tra Russia e America Latina, una strada in salita
Immagine creata dall’intelligenza artificiale. Fonte: Grok

La diplomazia americana guidata da Marco Rubio sta affrontando una fase di profonde contraddizioni.

Mentre il Segretario di Stato parla di "opportunità incredibili" di collaborazione con la Russia di Vladimir Putin in caso di accordo di pace in Ucraina, Mosca invia 790.000 barili di petrolio a Cuba, del valore di 55 milioni di dollari.

In questo modo il regime di Vladimir Putin sta creando un'ancora di salvezza a un regime che lo stesso Rubio, cubano-americano della Florida, aveva recentemente definito come "nemico dell'umanità".

Tra convinzioni personali e doveri istituzionali

Il primo mese di Rubio alla guida della diplomazia americana è stato decisamente intenso: negoziati ad alto livello sui conflitti in Ucraina e Gaza, un tour nell’America Latina che ha prodotto impegni sull'agenda anti immigrazione dell'Amministrazione, incontri con i Paesi alleati europei e la gestione delle conseguenze di un controverso taglio dei fondi per gli aiuti esteri.

Questo percorso ha significato anche dover talvolta accettare supinamente o rimanere in silenzio di fronte ad azioni controverse intraprese dall'Amministrazione Trump che sembrano andare contro le sue convinzioni più profonde e le sue dichiarazioni sulla democrazia e i diritti umani, così come espresse durante il suo mandato al Senato e sui social media.

L'immagine di Rubio che incontra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in Arabia Saudita e le sue successive dichiarazioni sull'identificazione di "straordinarie opportunità" di collaborazione con i russi, "sia dal punto di vista geopolitico che economico", rappresentano, indubbiamente, un notevole contrasto rispetto ai suoi giorni al Senato.

All’epoca Rubio aveva, infatti, sponsorizzato diversi disegni di legge a sostegno dell'Ucraina e per imporre sanzioni alla Russia di Putin.

"Il mondo diventerà un luogo molto spaventoso se permetteremo a criminali come Putin di invadere nazioni sovrane senza gravi conseguenze", aveva dichiarato quando nel 2022 aveva presentato un disegno di legge per sanzionare i separatisti del Donbass sostenuti da Mosca che controllavano territori ucraini.

"Dobbiamo essere chiari e inflessibili nel nostro sostegno alla lotta del popolo ucraino contro un tiranno spietato, e questo inizia definendo le sue azioni per quello che sono: un atto di terrorismo."

Già prima dell'invasione russa dell'Ucraina, Rubio aveva cercato di imporre sanzioni personali a Putin e ad altri funzionari russi.

Sempre in quell'anno, lui e altri senatori presentarono il "Non-Recognition of Russian Annexation of Ukrainian Territory Act", insieme a disegni di legge per vietare le importazioni di prodotti agricoli russi e gli investimenti statunitensi in titoli russi.

Rubio si è anche unito ad una risoluzione bipartisan che chiedeva un'indagine su Putin per crimini di guerra.

L’ex senatore della Florida è anche l'autore del disegno di legge che ha rinominato la strada dove si trova l'ambasciata russa a Washington in "Boris Nemtsov Plaza", in onore del dissidente russo assassinato dal regime di Putin.

Una posizione difficile

"Si trova in una posizione molto difficile perché le sue convinzioni di lunga data non sono certo quelle che è stato incaricato di difendere ora", ha dichiarato un ex diplomatico statunitense riguardo all'attuale posizione di Rubio. "È sempre stato a favore della libertà."

L'ex funzionario, che ha chiesto di non essere identificato per discutere liberamente del dilemma di Rubio, ha definito "vergognoso" l'allineamento del presidente Trump con Putin nel corso delle recenti dichiarazioni in cui ha falsamente accusato l'Ucraina di aver iniziato la guerra e ha definito il suo presidente, Volodymyr Zelensky, come un dittatore.

"Trump non vuol capire che la Russia non è nostra amica. Il dittatore in questo quadro è Putin, che è anche un criminale di guerra".

In un'intervista con la giornalista Catherine Herridge, Rubio ha poi cercato di minimizzare i commenti di Trump su Zelensky e l'importanza del suo primo incontro con i funzionari russi.

Ma gli osservatori di politica estera ritengono che le osservazioni di Trump renderanno anche più difficile per Rubio criticare in futuro il leader venezuelano Nicolás Maduro o il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, entrambi forti alleati della Russia in America Latina.

Il caso Venezuela: contraddizioni evidenti

Il caso del Venezuela, in particolare, secondo un ex diplomatico, è un buon esempio di ciò che lui definisce essere un'Amministrazione che non è in grado di coordinare le proprie azioni o messaggi, rischiando così alla lunga di alienarsi le simpatie degli elettori ispanici nel sud della Florida.

Mentre Rubio stava per intraprendere il suo primo viaggio come Segretario di Stato – un tour di cinque nazioni dell'America Latina e dei Caraibi per sottolineare l'importanza della regione per la nuova Amministrazione – la Casa Bianca aveva già inviato l'inviato speciale Richard Grennel a negoziare un accordo con Maduro.

L’intesa con il presidente venezuelano – ricercato negli Stati Uniti con l'accusa di "narco-terrorismo" – si basa sull’accettazione di un maggior numero di espulsioni di migranti venezuelani, lasciando così doppiamente attoniti gli esuli venezuelani che avevano entusiasticamente sostenuto Trump.

Ma quando alti funzionari dell'Amministrazione Biden avevano incontrato Maduro a Caracas nel 2022 per negoziare la ripresa delle importazioni di petrolio dal Venezuela, Rubio, all'epoca senatore, aveva definito la mossa come un "tradimento" dell'opposizione venezuelana.

Rubio aveva affermato senza prove, in un video in lingua spagnola, che Maduro aveva sperato ardentemente che Biden entrasse alla Casa Bianca, perché sapeva che "alla fine, avrebbe raggiunto un accordo con lui".

Ora, in qualità di Segretario di Stato, Rubio – che ha dovuto brevemente ritardare il suo viaggio in America Latina dopo aver appreso dei piani di Grenell – si è trovato persino nella scomoda posizione di dover negare in un'intervista a Fox News che gli Stati Uniti stessero riconoscendo Maduro come legittimo capo del governo venezuelano.

Solo una settimana prima del viaggio di Grenell, Rubio aveva parlato con Edmundo González, il candidato dell'opposizione ampiamente ritenuto vincitore delle ultime elezioni presidenziali di luglio, definendolo come "il legittimo presidente del Venezuela".

Tensioni tra Dipartimento di Stato e Casa Bianca

Durante un evento all'Università di Harvard questa settimana, Juan González, ex responsabile degli affari dell'emisfero occidentale del Dipartimento di Stato ai tempi di Biden, ha affermato che i recenti eventi segnalano l’esistenza di "una divergenza" tra il modo in cui il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca intendono affrontare la questione venezuelana.

Altri hanno avvertito che l'episodio suggerisce che la Casa Bianca di Trump non è veramente impegnata nella difesa della democrazia e dei diritti umani tanto quanto Rubio.

"Non credo che la democrazia in quanto tale sia nell'agenda di Trump da nessuna parte riguardo al Venezuela", ha dichiarato Carolina Jiménez Sandoval, presidente del gruppo per i diritti umani Washington Office on Latin America, in un seminario sul futuro delle relazioni statunitensi con la regione organizzato dal David Rockefeller Center for Latin America Studies.

Sandoval ha aggiunto che la Casa Bianca ha anche cancellato le protezioni temporanee contro le espulsioni per migliaia di migranti venezuelani negli Stati Uniti.

"Quello che vedo in questo momento è una forte connessione tra l'opposizione venezuelana e il Dipartimento di Stato sotto Marco Rubio" – ma non con i responsabili politici della Casa Bianca, ha aggiunto.

La questione degli aiuti all’estero

La controversia che circonda l'ordine di congelamento degli aiuti esteri e che ha colpito al cuore anche i programmi USAID ed altri programmi di assistenza internazionali, ha anche messo Rubio nella posizione di dover difendere i tagli cercando al contempo di salvare i programmi umanitari.

Rubio, che è stato nominato direttore ad interim dell'USAID, ha dichiarato di aver emesso un decreto per autorizzare nuovamente il supporto umanitario di emergenza.

Tuttavia, i programmi di assistenza internazionale devono ancora ricevere i fondi perché il sistema di pagamento è stato messo offline sotto quelli che le fonti hanno detto essere ordini di Peter Marocco, direttore dell'Ufficio di Assistenza Estera dello Stato e vice amministratore designato presso USAID.

Particolarmente frustrante per gli elettori ispanici è il fatto che Rubio ha permesso che l'ordine di congelamento sospendesse i fondi destinati a diverse organizzazioni gestite da esuli cubani, venezuelani e nicaraguensi per sostenere il ripristino della democrazia in quei Paesi.

"La parola dittatore significa qualcosa per noi", ha detto un altro ex funzionario statunitense.

"È triste perché siamo nella stessa squadra, ma come può il Dipartimento di Stato cancellare quei contratti e Marco lasciare che ciò accada?"

Un'Amministrazione nel caos?

Il pasticcio venezuelano e altri incidenti – come le minacce di Trump di "riprendersi" il Canale di Panama poche ore dopo che Rubio aveva cercato di appianare le cose durante la sua visita in quel paese – derivano dall'apparente disordine dell'Amministrazione Trump e dal modo autoritario di fare di Trump.

"Nessuno sta coordinando o pensando alle conseguenze", ha dichiarato un ex funzionario statunitense.

"L’Amministrazione Biden è stata un completo disastro, ma nessuno si aspettava questo livello di disorganizzazione. Mi dispiace per Rubio. Può essere un buon Segretario di Stato. È molto intelligente, ma viene ostacolato."
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