La NATO aumenta le spese militari al 5% del PIL entro il 2035
Il summit dell'Aia segna una svolta storica per l'Alleanza Atlantica. Trump ottiene l'impegno finanziario e conferma la garanzia dell'articolo 5 dopo averla messa in dubbio in precedenza. Tensioni con la Spagna che rifiuta l'accordo.

Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissato: convincere i leader dell'Alleanza ad aumentare le spese per la difesa fino al 5% del PIL entro il 2035, ottenendo in cambio dal presidente Donald Trump la conferma della "ferma adesione alla difesa collettiva", come stabilito nella dichiarazione finale del summit tenutosi all'Aia.
La decisione rappresenta un incremento significativo rispetto all'attuale obiettivo del 2% del PIL, fissato nel 2014 dopo l'annessione russa della Crimea. Con il conflitto ucraino ormai entrato nel suo quarto anno e le previsioni che Putin potrebbe presto entrare in conflitto con i Paesi NATO, l'Alleanza torna dunque ai livelli di spesa della Guerra Fredda.
Durante il viaggio verso il summit, Trump si era espresso ambiguamente sull'assistenza militare agli alleati: "Dipende dalla vostra definizione. Esistono molte definizioni dell'articolo 5". Dopo l'incontro ha confermato: "La sostengo. Per questo sono qui".
Le nuove categorie di spesa
I Paesi membri hanno concordato di suddividere le spese militari in due categorie. La prima prevede almeno il 3,5% del PIL annuo "per coprire i bisogni difensivi fondamentali e raggiungere gli obiettivi NATO in termini di capacità militari". La seconda comprende fino all'1,5% del PIL destinato "alla protezione delle infrastrutture critiche, alla preparazione della popolazione e al rafforzamento della base industriale della difesa".
La dinamica delle spese sarà rivista nel 2029, come richiesto da alcuni Paesi che sostengono che le necessità potrebbero cambiare tra cinque anni, soprattutto nel caso in cui dovesse cambiare l'Amministrazione americana.
Secondo i dati del 2024, la Polonia ad oggi spende già il 4,12% del PIL per la difesa, l'Estonia il 3,43% e gli Stati Uniti il 3,38%. Fino a tempi recenti, otto Paesi NATO, inclusa l'Italia, non raggiungevano nemmeno l'obiettivo del 2%.
L'Ucraina sparisce dalla dichiarazione finale
Per ottenere l'aumento dei finanziamenti, la dichiarazione finale è stata ridotta drasticamente: da oltre 5.000 parole a sole 427. Non viene menzionata l'aggressione russa contro l'Ucraina, considerando la posizione più cauta dell'attuale Amministrazione americana, né la promessa di ammettere Kyiv nella NATO.
L'Alleanza continuerà comunque a fornire assistenza militare all'Ucraina, includendo le relative somme nel calcolo delle proprie spese per la difesa. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che "ora è il momento di costringere Putin a sedersi al tavolo per un cessate il fuoco incondizionato".
Lo scontro con la Spagna
La principale resistenza all'aumento delle spese militari è arrivata dalla Spagna. Il premier Pedro Sánchez ha dichiarato che Madrid aumenterà le spese solo fino al 2,1% del PIL, "né più né meno", rispettando gli obiettivi per armi e truppe ma non quelli di bilancio.
Trump ha reagito minacciando dazi maggiorati: "Stiamo negoziando con la Spagna un accordo commerciale. Li costringeremo a pagare il doppio. Sono davvero serio". Il presidente ha aggiunto di "amare la Spagna" ma ha sottolineato: "È l'unico Paese che si rifiuta di pagare".
Gli Stati Uniti hanno già introdotto dazi del 25% sulle automobili europee e del 50% su acciaio e alluminio. Il 9 luglio i dazi su quasi tutto l'export spagnolo verso gli USA saliranno al 50% se non si raggiungerà un accordo commerciale. Trump ha annunciato l'estensione dei dazi anche ai settori farmaceutico, semiconduttori e aerei commerciali.