La NASA limita l’accesso dei scienziati cinesi ai programmi spaziali

La decisione arriva in un contesto di crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, con entrambe le nazioni impegnate in una competizione per raggiungere la Luna. La NASA rafforza le restrizioni, limitando l’accesso fisico e informatico ai suoi progetti.

La NASA limita l’accesso dei scienziati cinesi ai programmi spaziali
Photo by Brian McGowan / Unsplash

La NASA, l’agenzia spaziale statunitense, ha annunciato nuove misure per limitare l’accesso dei scienziati cinesi ai suoi programmi spaziali, citando ragioni di sicurezza. La decisione, resa nota mercoledì 10 settembre 2025, si inserisce in un clima di tensioni crescenti tra Stati Uniti e Cina, in particolare dopo il ritorno al potere del presidente Donald Trump. Le due potenze stanno competendo apertamente per il dominio nello spazio, con l’obiettivo comune di inviare astronauti sulla Luna nei prossimi anni.

L’agenzia ha adottato misure interne per restringere l’accesso dei cittadini cinesi, anche quelli in possesso di un visto statunitense, alle sue strutture, attrezzature e reti informatiche. L’obiettivo è proteggere la sicurezza dei progetti spaziali americani. Questa mossa conferma un’indiscrezione riportata dall’agenzia di stampa Bloomberg, secondo cui, sebbene già in passato fossero in vigore restrizioni per i cittadini cinesi, alcuni scienziati con visto statunitense potevano partecipare a programmi della NASA come subappaltatori, studenti o partner universitari.

Le nuove limitazioni arrivano in un momento di grande rivalità tra Stati Uniti e Cina, non solo in ambito politico ed economico, ma anche nella corsa allo spazio. Entrambe le nazioni hanno ambizioni chiare per la Luna: gli Stati Uniti puntano a riportare astronauti sul suolo lunare entro la metà del 2027 attraverso il programma Artemis, mentre la Cina mira a raggiungere lo stesso obiettivo entro il 2030. Tuttavia, il programma Artemis ha subito diversi ritardi, e le recenti scelte di bilancio dell’amministrazione Trump potrebbero ulteriormente complicare i piani, alimentando il timore che la Cina possa precedere gli Stati Uniti in questa nuova “corsa alla Luna”.

Sean Duffy, amministratore ad interim della NASA, ha dichiarato mercoledì 10 settembre a un gruppo di giornalisti che gli Stati Uniti sono impegnati in una “seconda corsa allo spazio”, paragonabile a quella con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Duffy ha sottolineato con decisione: “I cinesi vogliono andare sulla Luna prima che ci torniamo noi. Questo non accadrà”. La competizione, dunque, non è solo tecnologica, ma anche simbolica: un eventuale successo cinese rappresenterebbe un duro colpo per il prestigio degli Stati Uniti, che nel 1969 furono i primi a sbarcare sulla Luna con la missione Apollo 11.

Le restrizioni imposte dalla NASA riflettono anche il clima di diffidenza tra le due superpotenze. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno accusato la Cina di spionaggio industriale e di tentativi di acquisire tecnologie sensibili, accuse che Pechino ha sempre respinto. In questo contesto, la decisione di limitare l’accesso dei scienziati cinesi ai programmi spaziali americani sembra essere una misura preventiva per proteggere informazioni e tecnologie strategiche.

Nonostante le restrizioni, la NASA continua a lavorare per mantenere la sua leadership nello spazio. Il programma Artemis, che rappresenta il fulcro degli sforzi americani per tornare sulla Luna, prevede non solo missioni umane, ma anche la costruzione di una stazione spaziale orbitante attorno al nostro satellite, chiamata Gateway. Tuttavia, i tagli al budget decisi dall’amministrazione Trump potrebbero rallentare questi progetti, aumentando la pressione sugli Stati Uniti per rispettare le scadenze.

La Cina, dal canto suo, ha fatto progressi significativi nel settore spaziale negli ultimi anni. Ha completato la sua stazione spaziale Tiangong, ha inviato sonde su Marte e sulla Luna e sta sviluppando tecnologie avanzate per missioni umane. La base di lancio di Xichang, nel sud-ovest della Cina, è diventata un simbolo delle ambizioni spaziali di Pechino, che non nasconde il desiderio di affermarsi come potenza leader nel settore.

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