La movimentata conferenza stampa di Trump

Il presidente eletto Donald Trump durante una conferenza stampa di un'ora a Mar-a-Lago ha fatto diverse dichiarazioni controverse sulla possibile espansione territoriale degli Stati Uniti.
Nel corso dell'incontro con la stampa, Trump ha rifiutato di escludere l'uso della forza militare per riprendere il controllo del Canale di Panama, restituito alla nazione centroamericana negli anni '90. Il presidente eletto ha inoltre dichiarato necessaria per la sicurezza nazionale l'acquisizione della Groenlandia, territorio attualmente sotto sovranità danese, minacciando di imporre "dazi molto elevati" alla Danimarca in caso di rifiuto.
Riguardo il Canada, Trump ha specificato che non ricorrerà alla forza militare, ma si è detto disposto a utilizzare "pressioni economiche" per una possibile unificazione, sostenendo che "eliminare la linea artificialmente tracciata sarebbe meglio per la sicurezza nazionale".
La conferenza è iniziata con l'annuncio di un investimento multimiliardario in datacenter in diversi stati americani da parte di DAMAC, società di Dubai partner commerciale della Trump Organization. Hussain Sajwani, presidente di DAMAC, era presente all'evento.
Sul fronte economico, Trump ha criticato l'amministrazione Biden per l'inflazione, nonostante questa sia attualmente al 2,7%, e ha promesso di revocare immediatamente il divieto di trivellazione offshore imposto dall'attuale presidente. Ha inoltre annunciato l'intenzione di accelerare le approvazioni lato ambiente per le aziende straniere che investono negli Stati Uniti.
Alle domande sugli eversivi del 6 gennaio, Trump ha evitato di rispondere direttamente alla domanda se intenda concedere la grazia a coloro che hanno aggredito gli agenti di polizia, spostando invece l'attenzione sulle critiche all'FBI.
Riguardo la politica estera, il presidente eletto ha dichiarato che "scoppierà l'inferno in Medio Oriente" se gli ostaggi detenuti da Hamas non saranno liberati entro il suo insediamento. Ha anche confermato l'intenzione di richiedere ai paesi membri della NATO di aumentare la loro spesa militare fino al 5% del PIL.